Articolo pubblicato il 12 Luglio 2023 da Bruno Santini
Sette anni dopo l’uscita del primo (formidabile) film diretto da Ridley Scott, lo xenomorfo torna sul grande schermo con una vera e propria invasione di massa in uno dei fanta-action più iconici di tutti gli anni ’80. Ecco la recensione di Aliens – Scontro finale, film del 1986 diretto da James Cameron con Sigourney Weaver, Michael Biehn, Bill Paxton e Lance Henriksen.
La trama di Aliens – Scontro finale
Dopo essersi salvata dal massacro dello xenomorfo avvenuto a bordo della Nostromo, il tenente Ellen Ripley (Sigourney Weaver) viene ritrovata da una squadra di salvataggio in stato di ipersonno, condizione nella quale si trovava da ben cinquantasette anni. Dopo le prime cure mediche, Ripley è costretta a rendere conto della distruzione della Nostromo ad una commissione d’inchiesta della Weyland-Yutani, la compagnia per la quale lavora. La commissione, scettica sull’esistenza di un alieno a bordo dell’enorme nave cargo, ritiene Ripley responsabile degli avvenimenti: quest’ultima viene a scoprire che su LV-426, il pianeta su cui tutto era iniziato, esiste una colonia adibita alla terraformazione. Giorni dopo, il burocrate Carter Burke (Paul Reiser) contatta Ripley per avvisarla che i contatti con la colonia si sono interrotti, la compagnia vuole che l’ormai ex tenente torni su LV-426 insieme ad una squadra di marines per investigare sull’accaduto.

La recensione di Aliens – Scontro finale
“Questa volta è guerra”, la tagline del poster originale di Aliens è esplicativa tanto quanto il plurale usato nel titolo del film. Il sequel del film di Ridley Scott (da non confondere con l’apocrifo e non canonico Alien 2 – Sulla Terra di Sam Cromwell alias Ciro Ippolito), allarga la mitologia cominciata nel 1979 dal regista britannico espandendo il canovaccio narrativo creato dallo sceneggiatore Dan O’Bannon, pur rimanendo profondamente legato alle radici del capostipite della saga. James Cameron, regista scelto dalla 20th Century Fox dopo il successo planetario di Terminator (1984), regala alle masse un sequel differente dal primo capitolo, lasciando da parte l’orrore puro (comunque presente) per dare spazio all’action più sfrenato senza però dimenticarsi della classica tensione esponenziale che fece la fortuna del film di Scott.
Esattamente come nel primo film, gli xenomorfi vengono inizialmente mostrati col contagocce: Cameron, che firma anche la sceneggiatura, si concentra inizialmente sulle paranoie di una spaventata Ripley, incapace di elaborare un tormento lungo cinquantasette anni e pronta a tornare in azione solo per esorcizzare i propri demoni. Il focus successivamente si sposta sulla squadra di marines coloniali che vede tra le proprie fila caratteristi di tutto rispetto del calibro di Michael Biehn (subentrante a James Remar, ex Guerriero della Notte di Walter Hill, licenziato per problemi di tossicodipendenza) , Bill Paxton e il grande Lance Henriksen nel ruolo dell’androide Bishop. Forti, determinati, spacconi e dal grilletto facile, Cameron descrive gli USCM (United States Colonial Marines) come un branco di tori scatenati pronti a distruggere tutto quello che incontrano, pompati nella loro maschia virilità ma allo stesso tempo inadatti ad affrontare una minaccia aliena di quella proporzione. La forza di Aliens, infatti, sta tutta nel delineare il carattere dei protagonisti tanto nella loro possanza quanto nella loro fragilità, grazie ad uno script semplice ma non banale Cameron si conferma un grande scrittore di personaggi, mettendo sempre al centro della questione le personalità prima ancora del loro modus operandi.
L’arrivo su LV-426 e il conseguente inizio dell’incubo è la svolta narrativa che mette in risalto il vero leitmotiv del film. Il vecchio Jim mette alle corde i marines spacconi mostrandogli la vera natura della missione, in un turbinio di emozioni e di tensione sempre crescente. Il futuro regista di Titanic sa bene dove bisogna andare a parare: tramite una piccola citazione a Distretto 13 – Le brigate della morte del grande John Carpenter (con il quale Cameron ha collaborato per gli effetti speciali di 1997: Fuga da New York), si arriva direttamente al fulcro principale del film, un tema che era già stato accennato nella pellicola del ’79 ma che qui viene risaltato ai suoi massimi livelli: la maternità. Ripley, in un disperato tentativo di salvare la piccola Newt (Carrie Henn), si ritrova faccia a faccia con la matriarca aliena: una madre contro una madre per stabilire la sopravvivenza della specie a scapito dell’altra. Ripley, madre ritrovata, cerca di proteggere una trovatella in difficoltà a cui si è legata molto, la Regina dal canto suo si vuole vendicare dello sterminio del suo nido. Due punti di vista differenti ma che hanno lo stesso concetto alla base, Cameron porta in scena un duello fisico e psicologico in cui entrambe le parti in causa hanno ragione e torto allo stesso tempo, un’autentica guerra di nervi accomunata da una sola cosa: l’istinto materno.

Considerazioni finali e dove poter vedere Aliens – Scontro finale in streaming
Aliens – Scontro finale non è solamente un fanta-action muscolare figlio degli anni ’80, al contrario è un film che fa dell’intelligenza la sua arma vincente. James Cameron, qui alla sua opera seconda, confeziona una pellicola che rispetta i canoni tracciati da Ridley Scott sette anni prima potenziandone il concetto ed espandendone il culto in un prodotto che funziona sia come sequel che come film a se stante. Più alieni, più azione, più personaggi, Cameron getta carne sul fuoco senza però bruciarla anzi riuscendo nell’ardua impresa di impiattare una gustosissima grigliata: Aliens – Scontro finale (disponibile su Disney+) è il frutto di una mente geniale, un folle tentativo di cambiare marcia ampliando la narrativa del capostipite di Scott alzando contemporaneamente l’asticella dell’action, in uno dei sequel più belli ed innovativi della storia del cinema.