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Recensione – Scott Pilgrim vs. the World: Edgar Wright ed il cinefumetto

Durante la lavorazione della nota “Trilogia del Cornetto”, grazie al successo ottenuto con i primi due capitoli della trilogia, nel 2009 Edgar Wright viene assunto per dirigere l’adattamento cinematografico di “Scott Pilgrim vs. The World”, la graphic novel firmata da Bryan Lee O’Malley. Un prodotto ad alto budget, il primo per il regista britannico, che ha stupito critica e pubblico,  nonostante un povero incasso che non ha permesso di rientrare nelle spese. Un flop che ha fatto clamore lo stesso a livello qualitativo e che, ancora oggi, spesso viene preso in esame a livello accademico. Di seguito la storia e l’analisi della versione cinematografica di Scott Pilgrim. 

La trama del quarto film di Edgar Wright 

Toronto, Scott (Michael Cera) è un ventiduenne che fa parte di una indie-band, i “Sex Bob-Omb”, in qualità di bassista. E’ un ragazzo disoccupato ed ha appena cominciato una nuova relazione con Knives (Ellen Wong), una studente delle superiori, nonostante la disapprovazione del suo coinquilino Wallace (Kieran Culkin), sua sorella Stacey (Anna Kendrick) e del resto della band. Un giorno, però, Scott incontra Ramona Flowers (Mary Elizabeth Winstead), una ragazza che lavora come corriere, e se ne innamora fin da subito follemente. Il suo obiettivo è di conquistarla, ma scopre che per ottenere il cuore e l’amore di Ramona deve prima sconfiggere i suoi diabolici sette ex fidanzati, pronti a far di tutto per lei, anche uccidere il neo pretendete. 

La recensione di “Scott Pilgrim vs. the World” (2010) 

Se il semi-sconosciuto esordio dietro la macchina da presa ed i successivi straordinari “Shaun of the Dead” (2004) e “Hot Fuzz” (2007) hanno cominciato a mostrare lo stile inconfondibile di Edgar Wright, è “Scott Pilgrim vs. the World” che ha portato il regista nativo di Poole a salire ancor di più di livello qualitativo e, in parte, di popolarità. La scelta di Wright fin da subito si è rivelata azzeccata: unire il suo incredibile sguardo e indubbie capacità alla potenza narrativa di O’Malley ha portato alla creazione di un’opera unica nel suo genere. Il mix perfetto che unisce dramma e comicità, azione e romanticismo si sposa alla perfezione sia su carta stampata sia su pellicola. Il cineasta inglese, fin dalla ri-scrittura della sceneggiatura, ha un compito arduo: da una parte deve accontentare i fan della graphic novel, dall’altra parte deve pur creare un qualcosa che possa ambire a coinvolgere anche il pubblico cosiddetto “generalista”, ovviamente senza snaturare le caratteristiche uniche del suo cinema. Un compito per nulla semplice, ma che Wright esegue quasi alla perfezione, dalla grande messa in scena alla qualità degli effetti visivi, passando per un cast corale che risulta perfetto in ogni singolo ruolo, senza dimenticare la componente musicale ed una straordinaria sceneggiatura che, ovviamente ripercorrendo quanto accaduto nei fumetti, riesce a concludersi con un ottimo finale per il medium cinematografico. 

 

A colpire il pubblico è senz’ombra di dubbio la componente grafica, un lavoro che porta chi guarda a percepire la sensazione di trovarsi di fronte alla lettura di un fumetto (processo ancora acerbo all’epoca che ha trovato il suo massimo splendore grazie ai due capitoli d’animazione “Spider-Man: Into the Spider-Verse”, 2018, e “Spider-Man: Across the Spider-Verse”, 2023). Il primo impatto lo ottiene la straordinaria sequenza dei titoli di testa creata da Richard Kenworthy, una scena composta da elementi grafici e la realizzazione del logo Universal a 8 bit. Una scelta che gioca sul frame-rate e che mostra l’enorme cura dei dettagli da parte del regista e dei suoi collaboratori. Tra l’altro l’inserimento di questa sequenza iniziale è stata un’idea di Quentin Tarantino, il quale, dopo aver assistito alla proiezione della prima parte del film, suggerì al suo amico Wright l’inserimento di questa scena iniziale così da permettere agli spettatori di ambientarsi subito ai toni e lo stile del film. Il risultato è una sequenza che, infatti, cattura fin da subito l’occhio e catapulta il pubblico all’interno di questa storia dalle sfumature agrodolci. 

 

Un altro aspetto più che rilevante è la scelta del cast: partendo dalla scelta di Michael Cera nei panni del protagonista, un attore che incarna alla perfezione la fisionomia ed il modus operandi di Scott Pilgrim, sia nelle parti più intense e drammatiche sia in quelle di estrema violenza ed azione. Anche se in questo film non tornano i collaboratori storici del regista, Edgar Wright riesce nell’impresa di lavorare questa volta anche con personalità più conosciute: da Chris Evans, attore già parecchio popolare che solamente l’anno successivo ha rivestito per la prima volta i panni di Captain America, a Brandon Routh, il Superman di Bryan Singer, due attori di grosso calibro che per l’occasione interpretano rispettivamente Lucas Lee e Todd Ingram, due dei sette malvagi ex di Ramona. Quest’ultima, invece, è interpretata da un’ottima Mary Elizabeth Winstead, mentre i restanti diabolici ex fidanzati sono Satya Bhabha, Shota e Keita Saito, Mae Whitman e Jason Schwartzman. Inoltre fanno parte del casta anche Kieran Culkin, Alison Pill, Aubrey Plaza, Mark Webber, Brie Larson e Anna Kendrick. 

 

Scott Pilgrim vs. the World”, proprio grazie a tutti questi aspetti, nonostante nasca da un’opera fumettistica, trova un’originalità inaspettata. Sicuramente gran parte del merito va dato a Edgar Wright, il quale per la realizzazione del film è stato influenzato da altre opere cinematografiche e, tra quelle citate più volte dal regista inglese, ci sono il “Diabolik” (1968) di Mario Bava, “Lungo la Valle delle Bambole” (1970) di Russ Meyer, “Il Fantasma del Palcoscenico” (1974) di Brian De Palma e “Dig” (2004) di Ondi Timoner. Ad influenzare maggiormente la versione cinematografica resta, però, la controparte fumettistica: Bryan Lee O’Malley, il già citato autore della graphic novel, ha lavorato a stretto contatto con Wright, ritoccando la sceneggiatura e scrivendo con il regista un finale auto-conclusivo ed originale poiché, all’epoca dell’uscita del film, non erano ancora stati pubblicati gli ultimi volumi del fumetto. Quest’ultimo oltre ad essere la colonna portante del film ha influenzato anche la fase di riprese e le rispettive ambientazioni. Attenersi ai veri luoghi di Toronto descritti nell’opera letteraria ha permesso di emulare ancora di più lo stile di O’Malley e rispettare quell’identità dei posti descritti tra le pagine del fumetto. Infine, si amalgama al tutto una perfetta colonna sonora che mescola brani diversi mantenendo lo stile unico del film, senza dimenticare una moltitudine indefinita di cameo ed easter egg. 

Edgar Wright ed il cinefumetto 

Scott Pilgrim vs. the World” rappresenta quindi per Edgar Wright il primo passo nel mondo del cinefumetto, il primo ed unico in realtà, anche se già nel 2006 era stato assunto per dirigere “Ant-Man”, un film che ha avuto una gestione complicata che ha portato il cineasta britannico ad abbandonare il progetto per divergenze creative nel 2014. Se ad oggi il film del 2010 resta l’unico adattamento cinematografico di un fumetto da parte di Wright il pubblico resta comunque pienamente soddisfatto, lo dimostrano i diversi riconoscimenti ottenuti dopo l’uscita in sala ed in home video della pellicola. Un film unico e folle con un ritmo sfrenato, ricco di spunti grafici che utilizzano le onomatopee come parte integrante degli incredibili combattimenti tra i personaggi, ma soprattutto di un montaggio colorato ed energico che spesso Edgar Wright utilizza nei suoi film. Un punto di svolta per la sua carriera, nonostante il flop al botteghino che, però, non ha segnato una carriera, ma solo rallentato l’ascesa di un autore che con i progetti successivi non ha fatto altro che confermare il suo incredibile ed unico talento. 

Voto:
4.5/5
Andrea Barone
4/5
Christian D'Avanzo
3.5/5
Alessio Minorenti
4.5/5
Matteo Pelli
4/5
Vittorio Pigini
4.5/5
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Regia:
Cast:
Genere:

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