Articolo pubblicato il 29 Giugno 2023 da Bruno Santini
“La Casa” di Sam Raimi è uno dei più grandi cult della storia dell’horror che ha dato vita ad una delle saghe più particolari che siano state create. Il suo proseguimento è stato affermato con l’uscita di “La Casa 2” avvenuta nel 1987, in cui Sam Raimi approfitta della sua quantità maggiore di mezzi per dare nuova freschezza allo stesso soggetto partorito durante la stesura del primo capitolo, ma con ambizioni ancora più grandi. L’autore tuttavia avrà sfruttato la cosa per essere ancora più creativo, oppure si è limitato a realizzare quello che su internet è definito un “more of the same“? Cerchiamo di scoprirlo approfittando dell’uscita del nuovo film nelle sale che è intitolato “La Casa: Il Risveglio Del Male“!
La trama di La Casa 2
Ash Williams e la sua fidanzata Linda vanno in una casa che si trova nei boschi per passare una vacanza tranquilla, finché Ash non trova delle registrazioni di uno studioso che afferma di aver trovato il Necronomicon, ovvero il libro dei morti. Dopo tale scoperta, una creatura si risveglia possedendo ed uccidendo la ragazza di Ash, il quale dovrà passare l’intera notte a sopravvivere cercando di fuggire da quel posto senza uscita, mentre la figlia del ricercatore si sta, allo stesso tempo, recando nella stessa casa di Ash non sapendo delle forze oscure che troverà.
La recensione di La Casa 2
Diversamente dal primo film, stavolta l’autore ha a disposizione un budget molto consistente e lo utilizza per uno straordinario sfoggio di scenografie ed effetti speciali che trasformano non solo i corpi, ma anche l’ambiente circostante, con qualsiasi cosa che rischia di prendere vita. Il dinamismo della macchina da presa di Raimi, il quale decide di non dare quasi mai respiro ai tormenti di Ash, con degli zoom che sembrano quasi “picchiare” ogni singolo elemento presente in scena. Gli oggetti che prendono vita a causa degli spiriti che si fanno beffe del protagonista deformano tutte le scenografie, con le pareti che sembrano quasi esplodere dalle risate di scherno, avvolgendo anche il protagonista che quasi si abbandona a questa follia.

Le influenze dell’espressionismo tedesco, in cui tutto sembra un sogno che rimodella la realtà, tra lampade che ridono e mani che si muovono da sole, sono estremamente evidenti. La possessione dei corpi con la carne rimodellata nel primo film viene quasi derisa, per passare a movenze da cartoon dei Looney Tunes (che vedranno l’esplosione definitiva nel terzo capitolo) le quali però, allo stesso tempo, riescono a non perdere alcuna inquietudine. Deliziose sono le influenze che Sam Raimi non smette di omaggiare, come la comparsa di un albero mutante una volta che una delle vittime scappa nei boschi, richiamando sì al primo film, ma anche alla celebre scena della foresta in “Biancaneve ed I Sette Nani“, riprendendo il concetto della deformità delle immagini creati da suggestioni indistinguibili dalla realtà.
Il doppio male in La Casa 2
Ma sperimentazioni come una mano che assume una forza di volontà separata dal corpo non sono semplicemente finé a se stesse: il tema del doppio tanto caro all’autore è prepoderante ancora una volta. L’appena citata scena della mano è per esempio la trasposizione del concetto in cui il male può nascere da un pezzo di noi stessi ed è molto difficile separare i due elementi. La stessa interpretazione di Bruce Campbell nel ruolo di Ash è estremamente funzionante nel concetto, con il suo volto espressivo che è una vera e propria faccia di gomma, alterata da quella continua follia in cui completo abbandono sembra quasi la soluzione. Tagliarsi la mano per impedire che questa continui a fare del male è un modo per proteggersi o è un abbraccio totale al male che aiuta invece la presa in giro degli spiriti della morte?

L’ambiguità tra bene e male creata dall’autore prosegue infatti per tutto il tempo, dove ninna nanne un tempo create per rassicurare diventano invece oggetto di tentazione o di distrazione, dove la mancanza di credere alle cose più scontate diventa invece più folle degli eventi assurdi che succedono nella notte ed in cui non si distingue più l’affetto per i cari dalla stupidità causata dalla mancanza di rassegnazione. Il tutto con il regista che, nella trasformazione di Ash, decide di dare vita ad un eroe che, con il suo fucile, ha la stessa fermezza di un cowboy tradizionale ma che, con la sua motosega, fa sua quella sofferenza subita e la trasforma in un’arma di distruzione. Forse l’unico vero difetto del secondo capitolo della saga è l’eccessivo attaccamento al primo film quando non può fare a meno di ricreare le stesse situazioni che bastavano già nel riassunto, ma ciò non toglie che il lungometraggio sia uno degli esperimenti più folli e creativi che un autore avrebbe mai potuto dare, mischiando divertimento ed inquietudine in un modo che continua a rimanere un’unicità di Sam Raimi.