Articolo pubblicato il 4 Aprile 2023 da Vittorio Pigini
Disponibile su Disney+ nella sezione Star dal 17 marzo 2023, “Lo strangolatore di Boston” è il nuovo film scritto e diretto da Matt Ruskin con protagonista Keira Knightley.
Il film del 2023 è un remake di quello del 1968 diretto da Richard Fleischer (premio Oscar al Miglior Documentario nel 1948), ma che riformula sotto luci diverse le dinamiche sui celebri omicidi che terrorizzarono la Boston degli anni ’60.
Di seguito la recensione di “Lo strangolatore di Boston”, il nuovo film di Matt Ruskin con Keira Knightley.

Lo strangolatore di Boston: la Trama del film con Keira Knightley
Come sopracitato, “Lo strangolatore di Boston” segue le indagini investigative portate avanti negli anni ’60 del capoluogo del Massachusetts, come già fece il precedente film del 1968.
Sebbene però quest’ultimo diretto da Richard Fleischer – peraltro girato mentre le vicende furono ancora in atto – decise di seguire le indagini dal punto di vista della polizia, attraverso il personaggio di John S. Bottomly (Henry Fonda), il nuovo film di Matt Ruskin nel suo remake cambia il punto di vista e segue la contemporaneità.
A cercare di venire a galla sulla verità dei fatti questa volta è la coppia di reporter del Record-American formata da Loretta McLaughlin e Jean Cole, con la prima decisamente più caparbia e volenterosa di risolvere il caso sugli omicidi dello “strangolatore”.
Per la città si aggira infatti un serial killer che sta continuando ad uccidere donne, inizialmente sempre con lo stesso modus operandi, per poi modificare le proprie azioni rendendo più intricato il caso, al quale le due reporter cercheranno di risolvere mettendo in gioco le loro stesse vite.
Recensione – Lo strangolatore di Boston: un remake giallo che si tinge di rosa
Sei anni dopo “Il coraggio di lottare” con Luke Forbes e Lakeith Stanfield, il regista e sceneggiatore Matt Ruskin torna in cabina di regia con un nuovo giallo-drammatico che attinge da fatti realmente accaduti. Prendendo le distanze dal precedente film del 1968, “Lo strangolatore di Boston” del 2023 infatti segue sì le vicende del celebre serial killer degli anni ’60 con un lato biografico – aggiungendo anche le immancabili documentazioni al termine della visione – ma stravolge sostanzialmente il punto di vista del film di Richard Fleischer virando dal poliziesco al film d’inchiesta.
“Lo strangolatore di Boston” è sicuramente figlio del nostro periodo di rivoluzione femminista nel cinema e del processo d’integrazione – ponendo come protagonista del racconto due donne reporter – ma il regista/sceneggiatore è abile nel modernizzare il racconto senza l’uso di inutili pietismi, retorica o cliché “rivoluzionari” spesso dannosi. Come detto “Lo strangolatore di Boston” del 2023 comunque non inventa la sua narrazione in favor di progresso, ma attinge ai fatti realmente accaduti delle reporter Loretta McLaughlin e Jean Cole che, mentre proseguono nella loro battaglia per la verità, cercano anche di sbracciare in un mondo ed in una città convintamente maschilista, che si indigna se queste giornaliste non scrivono di moda o gossip e pretendono di indagare al posto della machissima polizia.
In un caso rimasto tanto celebre e famoso quanto sostanzialmente irrisolto (o quasi), il regista ammucchia sul tavolo le carte dei processi, dei documenti e delle testimonianze per poi quasi ribaltarne il punto di vista. Oltre infatti a mutare nel protagonista/e femminile, Ruskin lascia da parte effettivamente anche il lato thriller del racconto: nessuna fascinazione del serial killer (mostrato raramente “all’opera”) e un’accennata “odissea investigativa”, nel voler sbattere dietro le sbarre a tutti i costi l’assassino. Più che sui coltelli, sulle pistole, sulle manette, il regista decide di concentrarsi maggiormente sulla penna e sulla carta, sulla testimonianza, sulla ricerca della verità, sul coraggio di denunciare ed arrivare alla giustizia in un sistema che scoraggerebbe a farlo.
“Lo strangolatore di Boston” del 2023 rimane sostanzialmente un film d’inchiesta, di denuncia, travestito da giallo-investigativo, ma tinto di rosa nell’ottica femminista, per un racconto degli anni ’60 ma terribilmente attuale, con la ricerca qui dell’assassino che potrebbe facilmente trasformarsi nei casi di violenza domestica o di simil-metoo.

Recensione – Lo strangolatore di Boston: un compitino sbavato che ringrazia Keira Knightley
L’ultimo film scritto e diretto da Matt Ruskin è dunque un film che si potrebbe definire “sempre necessario”, per la sua più che apprezzabile volontà di dare voce e mostrare su schermo le troppe donne rimaste nell’ombra, nell’indifferenza e nell’anonimato che quotidianamente hanno giocato e continuano a giocare un ruolo fondamentale nella nostra società.
Sebbene però le intenzioni siano indubbiamente lodevoli, la forma di “Lo strangolatore di Boston” non segue di pari passo la sostanza. La parte d’inchiesta e di denuncia sociale sostanzialmente funzionano a dovere, ma si parla comunque di un thriller che non riesce praticamente mai a graffiare con la tensione, la crudezza e la terrificante realtà di un omicida seriale.
Nell’arco delle quasi 2 ore di durata, il film di Ruskin decide troppo facilmente di concentrarsi sulla rivoluzione femminista, dimenticandosi la parte cinematografica di genere, abbozzando un’indagine rudimentalmente arricchita di plot-twist nella fin troppo didascalica soluzione finale, lasciando gli omicidi perennemente off-screen e perdendo l’occasione diverse volte di alzare il ritmo della tensione.
La messa in scena, come anche la narrazione effettivamente, è figlia sicuramente di “Zodiac” e del cinema di David Fincher, costruendo una fotografia ed una scenografia ingiallita per l’occasione – comunque di buonissima fattura – e addirittura “omaggiando” direttamente alcune sequenze del capolavoro del 2007, in particolare una concitante sequenza che vede protagonista Jake Gyllenhaal. La ricostruzione di una Boston degli anni ’60 sicuramente più convincente dal lato narrativo/concettuale rispetto a quello visivo – città che rimane altro protagonista quale effettivo custode di segreti – ed un comparto sonoro pressoché assente.
Per aiutare ad elevare il film ben sopra la sufficienza, “Lo strangolatore di Boston” del 2023 ringrazia sicuramente le prove del suo cast, in particolare quella della sua protagonista. Oltre alle aggiunte di Carrie Coon, Rory Cochrane e David Dastmalchian, a fare un ritorno sulle scene in grande stile è sicuramente Keira Knightley. L’attrice britannica, divenuta celebre specialmente per il ruolo di Elizabeth Swann nella saga cinematografica di successo “Pirati dei Caraibi”, vive ormai da anni un periodo artistico particolarmente complicato, vedendo sostanzialmente sfumare il grande successo ottenuto negli anni ‘2000 e registrando l’ultima apparizione di livello con la candidatura all’Oscar nel 2015 per il film “The Imitation Game”. La prova della Knightley è qui devota, concentrata, dura e allo stesso tempo fragile, riuscendo ad incarnare pienamente il personaggio interpretato in un film cucito sostanzialmente addosso a lei come un abito, anzi, la rilegatura di una rivista.