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Perché la parodia al cinema è morta

La parodia è morta?

Da pochi giorni è tornato al cinema “Frankenstein Junior” (che si può ancora trovare in alcune sale grazie al successo che ha riscontrato la riedizione della pellicola), il film di Mel Brooks che ha creato una definizione completamente nuova di parodia cinematografica, tanto che ancora oggi è lo stile che viene in mente quando si pensa al modo migliore per poter immaginare un capolavoro del cinema ribaltato attraverso stilemi comici e demenziali. Eppure, con il passare degli anni, questo genere si è sempre più affievolito, fino a sparire del tutto dal grande schermo. Ma per quale motivo la parodia al cinema è morta?

Il successo di Scary Movie

Quando Mel Brooks ed il trio Zucker-Abrahams-Zucker hanno dettato le regole per il genere, sovvertendo gli stilemi di film acclamati dal grande pubblico ma creando allo stesso tempo delle storie che facessero appassionare gli spettatori ai personaggi, i quali mostravano i lati più impulsivi dell’essere umano con una satira pungente ed innovativa, lo spoof movie ha vissuto il suo periodo d’oro più grande.

Dopo il successo di “Hot Shots” nel 1991, il genere ha tuttavia cominciato a stancare il grande pubblico, con diversi film aventi per protagonista in larga parte Leslie Nielsen (dopo i grandi riscontri di “Una Pallottola Spuntata“) che hanno avuto flop sempre più grandi. Il motivo era abbastanza lampante: al di fuori degli autori che hanno fondato il genere, gli altri cineasti si sono limitati a copiare il loro stile utilizzando gag sempre uguali e concentrandosi su situazioni al limite dell’assurdo senza mai puntare al succo del percorso dei personaggi e della satira. La percezione di tutto ciò è diventato un percorso fatto con lo stampino sempre più vecchio… finché non è arrivato “Scary Movie” nel 2000.

Benché l’opera di Keenen Ivory Wayans fosse in larga parte la parodia di una comedy horror che era già parodistica di per sé (“Scream“), l’inserimento di scene particolarmente scorrette ed eccessive che puntavano a spogliare l’horror ridicolizzandolo totalmente è stato apprezzato dal pubblico. Tuttavia, la cosa ad aver colpito di più è stata quella di parodizzare più film diversi in un unico lungometraggio (benché la cosa fosse già stata anticipata da Mel Brooks in “Balle Spaziali“), specialmente con il secondo capitolo che rimandava contemporaneamente a film come “L’Esorcista”, “Poltergeist” e persino “Hannibal”.

Parodia: perché è morta

La discesa dei “Movie Movie”

Con il successo di “Scary Movie”, l’idea dello spoof movie si è evoluta in un sottogenere che in america è stato soprannominato “Movie Movie“. I produttori hanno infatti fiutato l’idea che finire ogni titolo di una parodia con la scritta “Movie” potesse portare a film che avevano l’obiettivo di prendere in giro non soltanto un’opera amata dal pubblico, ma un intero genere cinematografico, specialmente se in voga all’epoca. Tale iniziativa ha di per sé un potenziale molto accattivante e prosegue lenta con il suo percorso, lasciando territorio dominante soprattutto ai sequel diScary Movie” che ha trovato sempre più linfa grazie al ritorno di David Zucker. Il successo di “Johnny English” è stato invece un’eccezione, perché pur presentandosi come una parodia dei film di spionaggio, la struttura del film è retta soprattutto sulla performance di Rowan Atkinson piuttosto che sulla scelta dei film parodiati.

Una scia oscura e buia tuttavia è arrivata tuttavia quando, nel 2007, ad Hollywood un duo di registi che merita un discorso a parte, ovvero Jason Friedberg e Aaron Seltzer, ha deciso di realizzare “Epic Movie“. L’opera si è presentata come parodia dei blockbuster moderni, facendo il verso a numerose saghe come “Pirati Dei Caraibi”, “Harry Potter”, “Le Cronache Di Narnia”, “X-Men” e chi più ne ha più ne metta. Il problema del film è che quello di essere un ammasso di personaggi iconici parodiati che si incontrano tra di loro senza una trama, senza un filo conduttore e senza alcun contesto. Inoltre la principale finezza delle gag è quella di immaginare tali personaggi in situazioni umilanti e volgari: basta infatti pensare con quale materia marrone è stato sostituito il cioccolato della fabbrica di Willie Wonka e si può capire che a confronto i cinepanettoni degli ultimi dieci anni appaiono film per bambini per famiglie diretti da Enzo d’Alò.

Il film ha ricevuto un’accoglienza disastrosa da parte della critica ed è considerato da molti come uno dei peggiori lungometraggi mai creati nella storia del cinema. Tuttavia, nonostante ciò, è diventato un grande successo al botteghino, incassando 80 milioni su un budget di 20. Il pubblico infatti è rimasto molto attratto al pensiero di vedere così tanti loro beniamini uniti in un’unica opera sotto un tetto comico, nonostante quest’ultimo non presentasse alcun costrutto. Ovviamente, lanciata da questa esplosione, la coppia ha realizzato i suoi successivi lavori con questa idea: stessa “struttura” ma aumento del numero di film parodiati e persino l’inserimento di personaggi pubblici realmente esistenti. Adesso è lo stile del duo ad essere la parte parodistica sulla cresta dell’onda.

La parodia è morta

Dopo il buon riscontro di “3ciento: Chi La Dura La Vince“, la strategia di inserire tanti personaggi senza nessuna idea di base è stata però scoperta dal grande pubblico in fretta, tanto che il terzo tentativo intitolato “Disaster Movie” (recepito dalla critica in maniera forse ancora peggiore di “Epic Movie”) ha visto le sale disertate. Al quarto film, intitolato “Mordimi“, i registi decidono allora di puntare ad una sola opera (“Twilight”) nella campagna marketing, seguendo la storia del film originale parodiato. La cosa ha attratto di nuovo le persone generando un nuovo successo, ma la comicità delle battute è rimasta al livello dei film successivi nonostante un costrutto finalmente presente. Sicuri del successo riscontrato, il duo ha puntato di nuovo ad una saga amata con “Angry Games: La Ragazza Dell’Uccello Di Fuoco“, ma le persone non accettano più le furbate di queste operazioni ed il film non è riuscito ad entrare nemmeno nel budget nonostante quest’ultimo non arrivasse ai 5 milioni, creando una discesa incredibile, cosa che non sarà diversa nemmeno con il loro ultimo film “Superfast & Superfurious“.

La morte della parodia

L’idea dell’accumulo invasivo a discapito di ogni narrazione e di ogni caratterizzazione ha portato il pubblico ad evitare il genere parodistico, convinto che sul grande schermo ormai non si avesse più nulla da raccontare e che la parodia fosse solo un pretesto per mostrare una visione degli stessi personaggi senza alcuna anima. L’unica eccezione generata in questi ultimi dieci anni sono l’ottimo andamento del dittico “Ghost Movie” e di “Cinquanta Sbavature di Nero“, salvati principalmente dai budget sempre bassi, perché per il resto i produttori oggi non si dimostrano interessati a puntare davvero su questo genere.

Tuttavia, nonostante il disinnamoramento del pubblico, sul web si possono trovare un sacco di cortometraggi che parodizzano i più grandi successi della cultura pop odierna, con diversi di questi che brillano di comicità genuina ed appassionante (si pensi, molto banalmente, agli Smosh per esempio). Se quindi internet è diventato ormai il luogo in cui la parodia è ancora viva, niente impedisce che prima o poi questa esplosione possa essere generata anche al cinema, nonostante al momento il ritorno di questo genere appare imprevedibile.