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Recensione – The Menu: una cena elegante, da morire

Presentato in anteprima all’ultima edizione della Festa del Cinema di Roma, dal 17 Novembre 2022 arriva nelle sale italiane il nuovo film di Mark Mylod intitolato “The Menu”: una dark comedy atipica che si muove tra diversi generi. Una potente riflessione sul potere parecchio esplicita che non fa prigionieri. Un gioco sadico ambientato tra le mura di un ristorante gestito da uno chef particolare, una sorta di entità che pare avere il controllo su tutto e tutti. Di seguito è presentata la recensione del film “The Menu“, di Mark Mylod con Ralph Fiennes e Anya Taylor-Joy.

La trama del thriller atipico The Menu 

Una serie di coppie e gruppi di amici o colleghi decidono di visitare, per motivi diversi, un esclusivo ristorante su un’isola remota dove l’acclamato chef Julian Slowik (Ralph Fiennes) ha dato vita ad un menu degustazione, realizzato mediante la tecnica della cucina molecolare, ricco di sorprese e pronto a stupire i suoi clienti. 

“Ciò che accade dentro questa sala è insignificante rispetto a ciò che accade all’esterno.”

La recensione di The Menu di Mark Mylod 

The Menu” non è un semplice film: quello che il regista e produttore televisivo britannico tenta di costruire è una vera e propria esperienza, una degustazione servita attraverso la storia di questo particolare chef. Mylod è un cineasta che nella sua ad oggi breve filmografia ha alternato un paio di film comici ed un’altra commedia dai tratti più vicini al thriller. Lungo la sua carriera si è spesso occupato della regia di diversi episodi di svariate serie tv. Questa volta, però, si trova di fronte ad un progetto che ha avuto una pre produzione travagliata partita nel 2019, passando anche nella blacklist delle sceneggiature, per poi riuscire finalmente nel 2022 a trovare definitivamente la luce. “The Menu”, rispetto ai lavori precedenti del regista, è un film molto più costruito sia dal lato tecnico, basti pensare alla presentazione delle varie portate oppure il mondo a se stante di questa particolare isola, sia dal punto di vista narrativo, dove tutto gira intorno alla scoperta di questo ristorante e di cosa si cela al suo interno. 

 

Gran parte del lavoro passa poi per mano degli attori: Nicholas Hoult, Hong Chau, John Leguizamo, Janet McTeer, Judith Light e Reed Birney sono solo alcuni dei componenti di un cast corale ben amalgamato. Tra tutti spiccano, però, i due veri protagonisti: il rinomato chef Slowik, interpretato da uno straordinario Ralph Fiennes, e la giovane Margot ovvero Anya Taylor-Joy, tra i quali prende vita una sorta di sfida. Un duo che a tratti sembra prendere il sopravvento, focalizzando l’attenzione del pubblico sul tentativo di scoprire chi avrà la meglio sull’altro. In realtà tutti i personaggi, chi più chi meno, si trovano di fronte ad una sfida personale. Quello che interessa allo spettatore, però, non è tanto il risultato finale, ma sicuramente il perché o come mai accadano e si arrivi a determinate dinamiche. Un tracollo annunciato che sembra non avere mai davvero una fine, anche perché a volte i personaggi, sono increduli e ingenui di fronte all’imminente pericolo. Ogni singola situazione che prende vita alla successiva portata di questo fatidico menu rappresenta una continua esasperazione di quanto visto in precedenza. Ogni piatto rappresenta qualcosa di ben definito per il vissuto dello chef che, come ogni artista, porta nella sua arte una parte di se stesso. Una ricerca elaborata di passare un messaggio all’interno di un mondo dove tutto è controllato alla perfezione. 

 

Il pubblico assiste quindi a questa rappresentazione, ma grazie all’ottimo lavoro dietro e davanti alla macchina da presa, oltre ad essere spettatore finisce per far parte dell’esperienza attivamente. Impossibile, quindi, non restare catturati da ogni presentazione e spiegazione delle varie portate scandite da un fragoroso battito di mani dello chef. Un personaggio all’interno del quale si cela una genuinità che per un motivo ben preciso non vuole mostrare, Slowik con la sua degustazione è deciso a far portare questo messaggio di forte critica sia verso gli oppressori sia verso gli oppressi, coloro in generale che “distruggono” l’arte culinaria e non solo. Alla fine di fronte a questo macabro spettacolo messo in piedi non resta che tentare di fuggire perché sembra impossibile affrontarlo ed uscirne indenni, quantomeno nello spirito. 

“Lei non dovrebbe essere qui.”

Preparazione scrupolosa, esecuzione impeccabile, ma il risultato? 

Insomma “The Menu” è una sorta di grande riflessione sulla società, puntando il dito verso quella borghesia di cui fanno parte, rappresentandone i classici stereotipi, i vari protagonisti del film. Una storia costruita scrupolosamente che tiene, dall’inizio alla fine, un buon ritmo grazie all’ottimo mix di momenti ricchi di tensione spesso smorzati ad un passo dall’obiettivo. Un sali scendi continuo su cui si basa essenzialmente un film che tenta di raccontare e di passare un messaggio giocando tra una portata e l’altra del menu, ma senza lasciare al pubblico, proprio come ai personaggi, l’opportunità di gustarsi ed assaporare il piatto e quello che offrono il regista e lo chef. Il risultato è un’opera a tratti molto interessante, con una spolverata di trovate tecniche e narrative molto convincenti, ma come spesso accade, manca quel pizzico di originalità in più che avrebbe saziato ancora di più un pubblico a cui rimane sicuramente ancora alla fine un po’ di fame. 

Voto:
4/5
Andrea Barone
1.5/5
Christian D'Avanzo
1.5/5
Alessandro Di Lonardo
3/5
Paolo Innocenti
1.5/5
Gabriele Maccauro
2.5/5
Alessio Minorenti
3/5
Vittorio Pigini
4/5
Giovanni Urgnani
1.5/5
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