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Bones And All: le paure della nostra carne solitaria

Luca Guadagnino ritorna in concorso al Festival di Venezia con la sua ultima opera “Bones And All”, un road movie drammatico in tinte horror che parla di Maren Yearly, una ragazza cannibale che vagabonda per ritrovare la madre che l’ha abbandonata quando era molto piccola. Durante il viaggio, Maren incontra Lee, un ragazzo che ha i suoi stessi impulsi cannibali con cui creerà un legame sentimentale molto forte, proseguendo il viaggio nella speranza che la loro natura controversa non sia scoperta da altre persone.

Guadagnino riprende con libertà la simbologia lanciata da Tobe Hooper in “Non Aprite Quella Porta”, dove il cannibalismo è simbolo della disperazione delle zone americane dove le minoranze hanno profonde difficoltà economiche e sono costrette a “cacciare” per andare avanti. Certo, nel film di Hooper il cannibalismo era la soluzione estrema alla mancanza di viveri che poi si trasformava in abitudini intrinsechi nella natura umana, mentre invece la scelta di Guadagnino è puramente simbolica.

Nella narrazione il cannibalismo infatti non è visto come una scelta o una costrizione dovuta alla mancanza di cibo, ma è un istinto umano che è impossibile da reprimere e senza il quale l’organismo non riesce ad andare avanti. L’altra faccia della simbologia è infatti la rappresentazione di giovani individui che si sentono smarriti e che devono cercare di dare sfogo ai loro impulsi, come se fosse una visione distorta di tutte le minoranze che si sentono sole al mondo per una loro diversità (non a caso nel film c’è anche una scena omosessuale che si fonde col cannibalismo)… e la cosa scioccante è che Guadagnino ci riesce.

Nonostante la natura crudele del cannibalismo, l’autore riesce a mettere in evidenza tutte le paure e tutte le fragilità di Maren e Lee, i quali entrambi si sentono fortemente abbandonati da persone che non riescono a provare ad aiutarli o a comprenderli, trasformando così il viaggio nella ricerca della loro identità. Tale ricerca viene aiutata dal continuo sostegno che i personaggi si danno a vicenda, tra sfoghi ed azioni controverse, evidenziando che, nonostante la continua paura di essere dei mostri, ogni peso può essere più leggero se c’è comprensione e ascolto tra loro.

Dall’altro lato, la crudele e controversa natura del cannibalismo ritorna a prendere il lato politico della povertà delle zone americane negli anni 70 (ricordiamo che è il primo film del regista girato negli USA) attraverso la tragedia delle persone che cadono vittima della fame dei due ragazzi: la disperazione del bisogno di cibo, in questo caso la fame di carne umana, induce ad una caccia che fagocita le altre persone, perché la povertà tenta all’inganno ed alla violenza affinché noi, in quanto animali, possiamo sopravvivere nella giungla urbana.

“Bones And All” di Luca Guadagnino è un’opera che riesce ad essere controversa ma incredibilmente tenera, mostrando tutti i nostri disagi e tutte le nostre paure tramite le pulsazioni dei nostri corpi, attraverso stimoli nascosti nella nostra carne in cui viene descritta tutta la natura che rappresenta non solo noi stessi, ma anche la società. Il tutto non solo attraverso la conferma del grande talento di Timothee Chalamet e di Mark Rylance, ma anche attraverso la scoperta di una Taylor Russell ai massimi livelli, la quale dimostra di essere ormai pronta per reggere ruoli molto complessi proprio come quello di Maren che metterà a dura prova non solo il vostro stomaco ma anche il vostro cuore.

Voto:
4/5
Andrea Boggione
4.5/5
Christian D'Avanzo
3.5/5
Alessandro Di Lonardo
4/5
Gabriele Maccauro
3.5/5
Alessio Minorenti
3/5
Paola Perri
2.5/5
Vittorio Pigini
3.5/5
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