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The Departed: Uno Scorsese da premio Oscar

È il 25 febbraio 2007, il 65enne Martin Scorsese, dopo ben 5 nomination per la regia e 2 per la sceneggiatura non andate a buon fine, sale finalmente sul palco del Kodak Theatre a ritirare il suo agognato Oscar alla regia. Uno dei più grandi registi del cinema contemporaneo, autore di capolavori come “Taxi Driver”, “Toro Scatenato” e “Quei Bravi Ragazzi”, non aveva certo bisogno di questo riconoscimento per affermare il suo valore ma la sua emozione con la statuetta in mano è più che evidente.

Di lì in poi seguirà nel chiacchiericcio la solita manfrina che si innesca appena un gigante del cinema da sempre ignorato riceve quel premio: “Gli hanno dato il contentino”, “ha vinto per il suo film peggiore”, etc… etc… ma sarà veramente così?

Il film in questione era “The Departed – Il bene e il male”, remake dell’asiatico “Infernal Affairs” diretto da Andrew Lau e Alan Mark. Scorsese riprende e rielabora la storia originale spostandola da Hong Kong a Boston e concentrandosi sulle indagini della polizia di stato per incastrare uno spietato boss criminale.

La storia è basata sull’intreccio tra le vite di due personaggi che si troveranno a dover svolgere lo stesso compito ma per le due fazioni contrapposte. Da un lato Billy Costigan (Leonardo Di Caprio), infiltrato della polizia nella banda di Frank Costello (Jack Nicholson), dall’altro Colin Sullivan (Matt Damon), talpa del Gangster all’interno delle forze dell’ordine. Il film segue il declino fisico e psicologico del primo alle prese con una vita sempre più difficile, costretto a commettere atti violenti con persone senza scrupoli, sotto il costante rischio di essere scoperto e eliminato mentre il secondo, di contro, gode di una carriera all’apparenza pulita e in continua ascesa. Ad unirli, a distanza, l’amore per la stessa donna, la dottoressa Madolyn Madden interpretata da Vera Farmiga. I due finiranno inevitabilmente per scontrarsi e darsi la caccia vicendevolmente, l’uno inconsapevole dell’identità dell’altro, fino ad un improvviso quanto inevitabile epilogo.

The departed è un film di inganni, sospetti e doppiogiochi, un film dove i cellulari hanno una funzione fondamentale (e dire che nel 2006 l’era degli smartphone non era ancora arrivata), unico metodo per restare in contatto, da infiltrati, con la propria vera identità, ma anche più grande punto debole per essere scoperti. Scorsese dirige un film a ritmo di tango, sulle note della splendida colonna sonora di Howard Shore a cui si affiancano famosi brani pop e rock, un duello a distanza tra due uomini tanto uguali quanti agli opposti. Fondamentale sarà anche il montaggio, non a caso premiato con l’Oscar, perfetto nel dare ritmo e dinamismo e nell’amalgamare le due storyline.

The departed e prima di tutto però un film di grandi interpretazioni. Leonardo Di Caprio, ormai lontano dallo stereotipo del belloccio grazie sopratutto ai suoi precedenti lavori con Scorsese, ci regala una delle migliori interpretazioni della sua fiorente carriera. Un protagonista cupo, malinconico e tormentato. Matt Damon di contro brilla con il suo sfrontato e sicuro di se Colin Sullivan. Intorno a loro degli attori a dir poco di primo livello in stato di grazia: un Jack Nicholson spietato e terrificante, in parte come non lo si era mai visto al cinema da anni; Un Martin Sheen, nei panni del capitano di polizia Oliver Queenan, caldo e rassicurante, una figura quasi paterna per Billy Costigan e un Mark Wahlberg con una prova attoriale che mai più saprà replicare su schermo. E poi ancora Alec Baldwin, la già citata Vera Farmiga, Ray Winstone e molti altri. Un ricchissimo cast al servizio di un regista che sa perfettamente come sfruttarlo.

Qualcuno potrà anche definirlo uno Scorsese minore e forse, di fronte a una tale carriera, potrà anche avere ragione, ma The Departed resta uno dei migliori thriller polizieschi degli anni 2000, un’opera che per essere apprezzata a pieno merita sicuramente più di una visione, ricca di sfaccettature e di sottotesti. Un film che ha meritato in pieno ogni suo riconoscimento e che ha il merito (e non la colpa) di aver regalato ad uno dei più grandi registi della storia del cinema quella statuetta d’oro tanto ambita.

– Carlo Iarossi