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Recensione – Cattiverie a domicilio: teatrale commedia britannica tra schiaffi e parolacce

Terzo film diretto dalla regista di Io prima di te, che si ispira ad una storia vera per narrare un racconto femminista che sferra i suoi schiaffi al cieco perbenismo.
Recensione film Cattiverie a domicilio di Thea Sharrock

Uscito nelle sale italiane dal 18 aprile, Cattiverie a domicilio è il nuovo film diretto da Thea Sharrock, per una commedia gialla britannica dal cast stellare.

La trama di Cattiverie a domicilio, il film di Thea Sharrock

Ispirato ad una storia vera, il film si ambienta nella cittadina inglese di Littlehampton nel 1922 e vede protagoniste due donne: Edith e Rose. La prima è di buona famiglia, cristiana, donna integra e grande esempio di rettitudine da seguire; la seconda è un’immigrata irlandese, volgare, dal carattere focoso e dal proverbiale dono di cacciarsi nei guai per via della sua natura libera ed anticonformista.

Un giorno a casa di Edith iniziano ad arrivare delle lettere anonime, ricche di odio ed insulti e la cittadina piomba nel caos. Sebbene ci siano solo prove circostanziali, la comunità è sicura della colpevolezza di Rose, la quale potrebbe perdere così l’affidamento della figlia.

Recensione film di Thea Sharrock Cattiverie a domicilio

La recensione di Cattiverie a domicilio: perbenismo e patriarcato presi a schiaffi

<<Una donna poliziotto? Oh guarda, un asino che vola.>>

Dopo Io prima di te del 2016 con Emilia Clarke e L’unico e insuperabile Ivan, Thea Sharrock torna dietro la macchina da presa per una commedia drammatica tinta di giallo e di rosa, caratterizzata da un vento femminista intento a prendere a schiaffi tanto l’ipocrisia del perbenismo quanto l’idiozia del sessismo. Lo fa attraverso un’ambientazione negli anni ’20, quando le cattiverie che oggi si troverebbero sui social vengono sostituite da taglienti lettere da spedire a casa della vittima.

Un’operazione sicuramente più dispendiosa ma, mentre oggi purtroppo le ondate di odio nel web sono all’ordine del giorno, l’arrivo di una lettera minatoria può arrivare a sconvolgere una cittadina, specialmente se ammantata da un’ipocrita protezione. Quest’ultima non è infatti “solo” l’imposta rettitudine sociale figlia di un conformismo dalle radici marce dell’istituzione religiosa, quando una semplice “parolaccia” fa scalpore mentre si accatastano gli scheletri nell’armadio, ma anche la fermezza gerarchica del dominio patriarcale.

In Cattiverie a domicilio, infatti, a fare rumore sono le volgari lettere recapitate alla vittima (?) Edith ma, ancor di più, la volontà della donna poliziotto Gladys Moss di venire a capo della faccenda. Attraverso dunque un intreccio giallo (più o meno riuscito) e puntando sulla sua vivace protagonista, il film di Sharrock si impone di smascherare appunto il veleno, l’ipocrisia e mancanza di lucidità da ambo le parti, per una narrazione sempre attuale nonostante il secolo di distanza ad oggi.

La recensione di Cattiverie a domicilio: grande teatro per una commedia ingessata

<<In prigione potrebbe trovare qualche spirito affine. Non assassini o violentatori. Penso più ad ubriachi ed invertiti magari. Vedo il lato positivo.>>

Nonostante caratteri e narrazione di Cattiverie a domicilio si presentino con una certa monodimensionalità, il suo registro si apre a più contesti d’intrattenimento: dal racconto giallo al plumbeo del drammatico, passando per il rosa della commedia e dei suoi protagonisti. Il primo è forse quello meno efficace, con uno sviluppo dell’intreccio alquanto prevedibile, lineare, ma mai errato od intrecciato su sé stesso. Si perde dunque molto dell’effetto sorpresa che, in qualche momento, il film sembrerebbe invece restituire, rendendo anche palesi le forze in gioco già nella prima parte della visione.

Non convincente al 100% nemmeno la parte della commedia, con qualche sorriso strappato qua e là non tanto per l’intelligente humor britannico (comunque presente) quanto per la volgarità e l’irriverenza dei suoi interpreti, i quali restano la vera gemma del film. Per una commedia drammatica squisitamente teatrale (tanto nella narrazione quanto nello spazio di scena), non poteva essere da meno l’incontro/scontro fra i personaggi interpretati da splendidi attori.

Se la donna poliziotto di Anjana Vasan è assolutamente convincente, a rapire la scena è lo scomodo ed a tratti inquietante “padre di famiglia” di un grande Timothy Spall (su tutti il Codaliscia della saga di Harry Potter). Poi ci sono loro, Olivia Colman e Jessie Buckley ancora insieme dopo La figlia oscura di Maggie Gyllenhaal. La prima, premio Oscar per La favorita, regala un’altra efficace interpretazione camaleontica, tanto pura ed angelica quanto dall’animo diabolico e con un pizzico di follia specialmente nella sua chiusura. L’altra, candidata Oscar proprio per La figlia oscura e protagonista di grandi film come Sto pensando di finirla qui e Men, è la vera protagonista del film: decisamente fragile dietro la sua maschera irrequieta e verso la quale il pubblico non può non fare il tifo.

Per il resto la regia di Thea Sharrock si “limita” in un certo modo a seguire appunto i suoi personaggi, con una già accennata costruzione teatrale della messa in scena (specialmente dal punto di vista scenografico) e con un montaggio che permette all’oliata narrazione di scorrere bene e con gusto.

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Recensione e locandina di Cattiverie a domicilio film
Cattiverie a domicilio
Cattiverie a domicilio

Con una commedia che strappa qualche sorriso, The Sharrock narra di un episodio ispirato ad una storia vera negli anni '20 del '900 per prendere di mira la gerarchia patriarcale ed il perbenismo culturale ancora radicato.

Voto del redattore:

6.5 / 10

Data di rilascio:

18/04/2024

Regia:

Thea Sharrock

Cast:

Olivia Colman, Jessie Buckley, Anjana Vasan, Timothy Spall

Genere:

commedia, giallo, drammatico, storico

PRO

Le necessarie tematiche di emancipazione femminile e libertà culturale vanno a segno
Convincente ed emozionante l’interpretazione dei protagonisti
Un racconto giallo prevedibile e scontato
Una certa monodimensionalità tematica che non graffia fino in fondo
La commedia strappa qualche sorriso ma non convince appieno