Articolo pubblicato il 21 Aprile 2025 da Riccardo Marchese
A Thousand and one è il film d’esordio della statunitense A.V. Rockwell, presentato in anteprima mondiale al Sundance Film Festival 2023, dove ha vinto il gran premio della giuria e in anteprima italiana al Taormina Film Fest. È stato distribuito nelle sale italiane lo scorso 29 giugno da Lucky Red e Universal Italia.
La trama di A Thousand and One
Inez (Teyana Taylor) è una ragazza madre, orfana di entrambi i genitori, che viene rilasciata dal penitenziario di Rikers Island di New York, nel 1994. Si mette alla ricerca di suo figlio Terry (Aaron Kingsley Adetola a sei anni, Aven Courtney, tredicenne, e Josiah Cross diciassettenne), in affido. Rischiosamente sceglie di rapirlo per crescerlo in autonomia ad Harlem, il suo quartiere di origine, falsificando i documenti del bambino. Di carattere estremamente irascibile e impulsiva, con una fragilità importante dovuta alla mancanza delle figure genitoriali, Inez, mette la testa a posto e, con l’aiuto del suo compagno Lucky (Will Catlett), anche lui da poco in libertà, si adopererà in tutti i modi per rendere a Terry la vita più semplice, carcando di donargli amore e sostegno.

Recensione di A Thousand and One, un film di formazione nella Harlem di fine Novecento e primi anni Duemila
L’opera prima di A.V. Rockwell è un film di formazione, ambientato nel corso di due decenni in una New York in costante cambiamento: un posto in cui vivere che tutt’altro che favorevole alla sedentarietà, più un rifugio provvisorio che un nido famigliare in cui mettere radici; sono molte le case, stanze in affitto, appartamenti, che questa famiglia cambierà nel corso degli anni. Luoghi, scomodi, inospitali, troppo pieni o troppo vuoti, appartamenti in disfacimento che accoglieranno e sfratteranno i protagonisti. Le ellissi narrative sono seguite dalle dichiarazioni dei sindaci della grande mela Rudy Giuliani e Michael Bloomberg, sulle politiche di ordine pubblico e gentrificazione che influenzano direttamente la quotidianità della famiglia. Il motore della narrazione di A Thousand and one è, indubbiamente, il trauma abbandonico che ha subito Inez da bambina, e che innesca tutta una serie di scelte, anche se al di fuori della legalità, coerenti con i principi della stessa, e che sottolineano i malfunzionamenti di una società indifferente. Teyana Taylor incarna perfettamente una giovane donna ferita, spigolosa, ma allo stesso tempo desiderosa di dare a qualcuno ciò di cui lei è stata privata. Sin dall’inizio il suo modo di esprimersi davanti a Terry lascia stupiti: è scontrosa e scurrile e si esprime senza mezzi termini: “Il mio corpo era il parco giochi di mille negri prima del tuo arrivo”, confida al figlio ancora piccolo.
Nel momento in cui Lucky viene scarcerato e si trasferisce da Terry e Inez, assume il ruolo di padre, non senza qualche perplessità legittima: “Che ne sanno due delinquenti come si cresce una famiglia?”. Ed è qui che il film di Rockwell prende una strada non scontata; Lucky e Inez agiscono in maniera cauta e coscienziosa e quando ritroviamo Terry adolescente nel ghetto, è uno studente modello, i genitori cresciuti, non più due ragazzini allo sbando con un bambino rapito tra le mani. La regista cerca di valorizzare i corpi, le movenze e, soprattutto, le espressioni dei personaggi, in ricorrenti primissimi piani, spesso avvolti da una luce bianca. Nonostante A Thousand and one si ambienti nella periferia newyorchese, non c’è la volontà di indugiare su un quartiere troppo spesso raccontato come degradato e degradante. Al contrario c’è una ricerca delle particolarità scenografiche proprie della periferia (Spike Lee sotto questo aspetto ha fatto scuola). Inez è davvero ben caratterizzata, a partire dall’aspetto fisico, dal trucco e acconciatura, fino al vestiario, ai grandi orecchini che sfoggia nella prima parte.
Terry cambia di continuo, è impersonato da tre attori differenti, come il Chiron protagonista di Moonlight, opera Black Cinema cardine dello scorso decennio. Chi scrive lo ritrova, Moonlight, inevitabilmente, in A Thousand and one; ma, a differenza di Barry Jenkins, Rockwell sembra suggerire che anche senza morti violente, bullismo e omofobia, la crescita di un ragazzo che sembrava destinato a diventare adulto senza i genitori, risulta comunque una difficoltà enorme. E sul finale Terry e Inez si separano, costretti dalla legge e dal peso di una verità crudele, di quelle che fanno paura perché hanno il potere di smarrire un individuo e di fargli crollare il mondo addosso, smarrimento che arriva allo spettatore solo tramite un finale tronco, che sa di amaro in bocca. Tutto ciò è sicuramente ammirevole, specie in un’opera prima, eppure A Thousand and one, risulta a chi scrive, appesantito da una durata eccessiva e da una sensazione di già visto, e coinvolgente sino a un certo punto, una serie di difetti ricorrenti negli esordi. È acerbo, senz’altro, ma teniamo d’occhio A.V. Rockwell.