Articolo pubblicato il 8 Giugno 2025 da Matteo Pelli
A differenza del cugino acquisito Alien, Predator è un franchise che non sempre è riuscito a spiccare al cinema, seppur il personaggio protagonista sia diventato, negli anni, uno dei più famosi del genere fantascientifico. Dopo anni di tentativi poco riusciti, ci dovette pensare il regista Dan Trachtenberg a tirare fuori il mostro dalla naftalina, proponendo al grande pubblico un nuovo film che catturò nuovamente l’interesse dell’opinione pubblica. Il successo di Prey (2022) fece sì che Disney, proprietaria di 20th Century Fox (ora Studios), desse massima fiducia a Trachtenberg, affidandogli le chiavi del regno Yautja per un rilancio a tutto tondo del cacciatore alieno, anche sul grande schermo. Ma prima dell’uscita di Predator: Badlands, prevista per novembre, un film segreto ed inedito era pronto a fare il suo debutto su Disney+.
Predator: Killer of Killers è un film antologico diviso in quattro tronconi ben precisi. Nel primo segmento, Lo Scudo, seguiamo le vicende di una guerriera vichinga pronta a tutto per vendicarsi ai danni di un signore della guerra norreno. La seconda porzione, intitolata La Spada, è ambientata durante il periodo storico del Giappone feudale: uno shinobi e un samurai incrociano la katana per un duello all’ultimo sangue, in una guerra fratricida. La terza parte, Il Proiettile, narra le vicende di un giovane meccanico di origini messicane che viene chiamato alle armi, come pilota dell’aeronautica, sullo sfondo della Seconda Guerra Mondiale. Queste tre storie, andranno a convergersi in un’unica, grande, lotta per la sopravvivenza.

Predator: Killer dei killer, chi uccide l’omicida?
Cos’hanno in comune una vichinga, uno shinobi e un pilota? Apparentemente nulla, se non fosse che tutti e tre condividono lo stesso destino: sono guerrieri. E chi meglio di un esperto cacciatore Yautja per braccare queste formidabili prede? Nulla di nuovo sotto al sole quindi, se non fosse che il film presenta delle novità che vanno a svecchiare il personaggio dello Yautja senza però snaturarlo. In primis, l’utilizzo di una narrazione antologica fa sì che ogni protagonista abbia il background necessario, con le vicende personali dei tre che vengono esplorate a dovere. Una scelta azzeccata che regala equilibrio al trio. In secundis, la lore degli Yautja viene esplorata ulteriormente in un terzo atto ricco di azione, con i Predators che prendono piede in modo sempre più preponderante. E in terza battuta, la novità più interessante di tutte: Killer of Killers è un film animato e, in quanto tale, può permettersi una violenza grafica senza compromessi.
Bisogna, tuttavia, scendere a patti con questo tipo di animazione. Sulla falsariga dei ben più famosi Spider-Verse di Sony e di Tartarughe Ninja: Caos Mutante, il sesto film del franchise di Predator presenta dei character design particolari e, perchè no, un po’ sopra le righe. Soprattutto per quanto riguarda la caratterizzazione fisica degli Yautja, mai così enormi e muscolosi. Una scelta stilistica ben precisa, che si permette di giocare con la fisicità del cacciatore alieno dandogli uno spessore estetico mai visto prima. Non è tutto oro quello che luccica però: sebbene in alcuni frangenti l’azione sia ben congegnata, con la sezione giapponese a farla da padrona sulle altre due, in altri momenti il film risulta troppo caotico e si fa fatica a capire quello che sta succedendo in scena. Forse una release cinematografica avrebbe giovato al senso estetico del film, fin troppo penalizzato dal piccolo schermo della tv.

Predator: Killer of Killers, un rilancio in grande stile
E’ palese che Dan Trachtenberg, forte della carta bianca concessa da Disney, stia tentando in tutti i modi di costruire un vero e proprio universo narrativo su Predator. La scrittura, seppur buona nell’impostazione iniziale, mostra il fianco a qualche difetto sparso qua e la. Inizialmente ci troviamo di fronte all’ennesima riproposizione del tema “cacciatore che viene cacciato”, un canovaccio vecchio come il mondo che viene puntualmente riproposto dal 1987 ad oggi. A farne le spese è il primo segmento, quello con protagonista la guerriera vichinga. Ma proprio quando Killer of Killers sembrerebbe avere il fiatone al grido di “già visto, già sentito”, ecco che Trachtenberg tira fuori il coniglio dal cilindro con un paio di momenti decisamente azzeccati, grazie ad un ritmo che si fa sempre più incalzante fino ad un finale decisamente inaspettato. Delle belle boccate d’aria fresca che fanno respirare un franchise che rischiava di soffocare su se stesso. Predator: Killer of Killers è, in linea di massima, un buon prodotto che può accontentare chiunque: sia i fans della prima ora, sia lo spettatore occasionale. Un film animato con un’identità ben precisa, fedele alla mitologia del personaggio e che diverte il giusto.