Articolo pubblicato il 2 Agosto 2024 da Bruno Santini
Film del 1980 scritto e diretto da Pedro Almodovar, Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio rappresenta un ideale esordio per il regista, sceneggiatore, produttore cinematografico, scrittore e musicista spagnolo, benché quest’ultimo avesse già realizzato, nel 1978, Folle… folle… fólleme Tim! Con questo film, in effetti, c’è un primo vero approccio al mercato cinematografico per Pedro Almodovar che, inizialmente, aveva concepito questo film come fotoromanzo hardcore, prima di trasformarlo in pellicola (girato in 16mm) sotto consiglio di Carmen Maura. Ma come va valutato e, soprattutto, inquadrato nella carriera del regista iberico? Di seguito, la trama e la recensione di Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio.
La trama di Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio
Prima di procedere con la recensione di Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio, vale la pena sottolineare innanzitutto quale sia la trama dell’esordio di Pedro Almodovar. Si racconta – nel contesto di una Madrid post-franchista che inizia a conoscere la libertà sessuale e la disinibizione – di Pepi, una donna che coltiva piantine di marijuana sul suo balcone ma che viene scoperta dal maschilista e prepotente dirimpettaio, poliziotto; offrendosi di essere sodomizzata per evitare l’arresto, la donna viene violentata dal poliziotto e dà il via alla sua vendetta, dapprima organizzando un pestaggio che si rivela essere fallimentare (a essere picchiato è il gemello di lui), poi punendo fisicamente sua moglie che, però, si rivela essere una masochista. Da questo momento in poi, inizia la sequela di storie che sono legati ai personaggi delle tre donne che danno il titolo al film.
La recensione di Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio: un camp molto acerbo e anti-estabilishement
È raro che un esordio riesca a portare con sé, accanto all’universo tematico che rappresenterà la storia e la carriera di un regista, anche una certa perfezione formale, soprattutto quando i limiti risultano essere strutturali o dettati da quelle “esagerazioni” ideologiche e artistiche che appartengono ad un pensiero ancora spurio, benché potenzialmente interessante, che ha bisogno di essere perfezionato negli anni a venire. È sulla base di queste valutazioni che si può offrire una chiave di lettura, a proposito della recensione di Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio: nel suo desiderio di realizzare un’opera che rifletta il clima ideologica della Spagna post-franchista, Pedro Almodovar muove i suoi passi da un camp che accomuna il suo film ad opere come Le Margheritine o The Working Girls, nei quali le donne sono protagoniste di pellicole fatte di movimento, kitsch, figure saturate su uno sfondo patinato e, soprattutto, sfrenatezza sessuale, dialoghi improvvisati ed eccessi.
Le differenze con le altre due pellicole si avvertono soprattutto nel trattamento della materia strutturale: finanziato con i risparmi della troupe (alcuni addetti ai lavori parteciparono gratuitamente alla realizzazione del film), Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio ha visto anche un contributo di Pepón Coromina – pari a 3 milioni di pesetas – per portare a termine il lungometraggio che, però, non può fare a meno di sottolineare quanto povero sia dal punto di vista tecnico, eccedendo in molti punti nella sua artigianalità. Il discorso portato avanti da Pedro Almodovar è molto interessante, soprattutto per quelli che saranno alcuni tratti caratteristici della sua carriera: a partire dal doppio – che però lascia spazio a ben poche metafore, con l’idea del gemello – fino al discorso sessuale; in questo caso, più che parlare di orientamento sessuale o di omosessualità, benché questa venga mostrata in più punti all’interno del film, il desiderio del regista spagnolo è di eccedere nel discorso della sfrenatezza e del disinibito, tratteggiando personaggi che siano (in ognuna delle loro caratteristiche) repressi e intenti a dare libero sfogo alle loro focose passioni; si va, così, dal desiderio di sodomia alla violenza gratuita che passa attraverso il pissing di inizio film, una delle scene più forti della pellicola, passando per il masochismo di Luci che diventa il motore dell’azione delle tre protagoniste. Il tutto avviene in un movimento vorticoso e concentrico, che non risparmia alcun personaggio e che ben presto, però, cede alla confusione e al decentramento – soprattutto a causa di una sceneggiatura piuttosto lacunosa, che non riesce a ben definire la scrittura di personaggi e situazioni, quasi volontariamente abbandonati a se stessi -, fino al ritorno alla quiete finale che vede Luci abbandonare le sue amiche, per il desiderio di vivere finalmente con un marito violento.
Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio è un film evidentemente anti-estabilishement, che vuole rappresentare un paese sgangherato dal punto di vista ideologico e che, attraverso colori sgargianti e réclame pubblicitarie futuristiche (probabilmente l’elemento più intelligente di tutto il film) fa emergere un certo sentimento di repressione popolare e ideologica di una Spagna umanamente e socialmente martoriata. Purtroppo, più che di emersione, guardando al risultato del film, forse è però più consono parlare di rigurgito: eppure, i tratti caratteristici della carriera di Almodovar sono tutti presenti, per un esordio non certamente riuscito, eppure interessante.