Eric è una bellissima serie, ma forse la si esalta un po’ troppo

Ha fatto il suo esordio su Netflix a partire dal 30 maggio 2024 e ha conquistato immediatamente l’attenzione degli spettatori: ma Eric è davvero il capolavoro di cui si parla?
Eric è una bellissima serie, ma forse la si esalta un po' troppo (Recensione)

Articolo pubblicato il 31 Maggio 2024 da Bruno Santini

Ha fatto il suo esordio sulla piattaforma di streaming Netflix a partire dal 30 maggio 2024, in tutti i paesi in cui è attualmente attivo il servizio, e immediatamente ha conquistato una grandissima attenzione da parte degli spettatori, oltre che della critica: nulla di inaspettato, naturalmente, considerando che la serie Eric era già stata anticipata da una grandissima copertura mediatica in virtù del suo protagonista, Benedict Cumberbatch, oltre che a causa dei suoi elementi tematici. Ma qual è il risultato? Come ci si poteva aspettare si parla di una bellissima serie: ma forse non basta del tutto. Di seguito, si tenta di indicare di più nell’ambito della recensione di Eric, la nuova serie Netflix.

La trama di Eric: di che cosa parla la nuova serie Netflix con Benedict Cumberbatch?

Prima di procedere con la recensione di Eric, la nuova serie TV Netflix che vede Benedict Cumberbatch nei panni del protagonista, vale la pena indicare innanzitutto la trama di quest’ultima, che ruota intorno a misteriose scomparse che si verificano all’interno della città di New York nel 1985. Tra queste c’è quella di Edgar, il figlio di un creatore di marionette – Vincent – che si trova in un difficile rapporto con sua moglie Cassie e che viene sempre più allontanato da colleghi e amici a causa del suo comportamento. Per tentare di ritrovare suo figlio scomparso, Vincent dà vita a Eric, quella marionetta che era stata disegnata da suo figlio e che prende vita a metà tra coscienza dell’uomo e non solo. Intanto, il Detective Michael Ledroit – che dà vita alle indagini per ritrovate Edgar – dovrà lottare con il suo passato e contro l’omofobia e il razzismo della città, che vive un grande problema con i senzatetto.

La recensione di Eric: molto più che semplice true crime

Quello del true crime è un genere che ha avuto tantissima fortuna negli ultimi anni, nel campo cinematografico, televisivo e soprattutto documentaristico: Netflix, mettendosi sulla scia di una grande attenzione da parte del pubblico, ha tentato di captare l’interesse di un bacino di utenza sempre più vasto, spesso ibridando – al true crime – tantissimi altri generi e approcci tematici. Nel 2023, ad esempio, era stata la volta di Black Mirror 6, che aveva incluso un vero e proprio episodio di questo stampo, di fatto tradendo anche la stessa etichetta di una serie che ha avuto sempre più attinenze con il distopico, più che con la realtà del thriller e della criminologia. Si offre questa premessa, in sede di recensione di Eric, per comprendere anche quale sia il passo ulteriore che viene ottenuto da parte della serie con Benedict Cumberbatch protagonista: di scomparse, indagini e ritrovamenti si continua a parlare, pur con una cornice differente che dialoga con un’altra tipologia di spettatore e che permette di ottenere un prodotto molto più composito, rispetto ad un banale (ma comunque riuscito) racconto di scomparse e ritrovamenti.

Il tutto avviene per mezzo delle marionette, il senso del lavoro – e della vita – di Vincent, un uomo che si trova in grave difficoltà personale e professionale, che tende a riportare nell’alcolismo e nella sua vita domestica ogni negatività e che finisce per allontanare suo figlio Edgar che, a seguito dell’ennesimo litigio, scompare. Eric diventa immediatamente una serie che funziona attraverso il suo mosaico da ricostruire: si citano elementi che verranno ripresi successivamente, immagini che stuzzichino l’attenzione dello spettatore, indizi che possono essere collegati in una forma di ideale mosaico e che permettono – a chi osserva – di compartecipare nella natura delle indagini. Ciò che maggiormente sorprende, però, in Eric è la caratterizzazione degli spazi e dei personaggi: di sicuro, ciò che spicca maggiormente è il ruolo che viene affidato a Benedict Cumberbatch, nella sua trasandatezza e nella sua ossessione per il dettaglio, attraverso quelli che sono veri e propri marchi di fabbrica nella resa di un uomo “lucidamente folle”, che l’attore sa ben interpretare. E ancora, la città di New York vive come vero e proprio personaggio, nel suo dialogo costante con gli interpreti di Eric e nella sequela di fatti e accadimenti che muovono la narrazione: ci troviamo nel 1985 e siamo nel bel mezzo di un problema di gestione dei senzatetto, che allo stesso tempo chiama in causa temi di razzismo, pulizia della città e omofobia.

Grazie ad una regia dinamica, da parte di una promossa Lucy Forbes, ben presto il racconto assume i connotati del climax ascendente vero e proprio: l’azione viene condensata fino a punti di rottura – che si tratti delle urla di Vincent verso la marionetta Eric o degli scontri tra i vari personaggi -, la verticalità tra New York e i suoi bassifondi funziona e la serie riesce a intrattenere fino in fondo, nonostante alcuni momenti in cui, specie nei montaggi alternati, tende a perdere di mordente e di focalizzazione rispetto alle vicende. Purtroppo, però, la serie tenta di strafare e straborda di elementi che contrastano la sua impostazione principale: diventa ben presto chiaro, e del resto viene anche esplicitato nelle scelte dell’ultimo episodio, come quello di Vincent, Eric ed Edgar sia soltanto l’espediente per tratteggiare una condizione molto più grande rispetto a quella delle singole vite raffrontate, ma ciò non giustifica l’enorme quantità di sotto-trame presenti all’interno della serie, che tendono a distrarre lo spettatore e ad appesantire la narrazione, talvolta quasi condotta forzatamente verso la formula dei 50 minuti di media per episodio.

La stessa marionetta di Eric, che sembra non essere sfruttata al massimo soprattutto nella parte centrale della serie e che vive a metà tra l’immedesimazione della coscienza di Vincent e il mezzo per riportare a casa Edgar, sembra essere tutt’altro che originale; quanto al finale della serie, invece, non si può fare a meno di notare come il ritmo tenda a velocizzarsi improvvisamente, quasi in preda alla fretta, giungendo verso un’idea di risoluzione per tutte le parti in causa, condotta anche troppo fantasiosamente. In ogni caso, quello di Eric è un approccio giusto (addirittura necessario, per il pubblico generalista) da parte di Netflix che dimostra, ancora una volta, di conoscere il suo target e di saper sfruttare – anche bene – le tendenze, con risultati godibili. Che non si urli al capolavoro, però, poiché questa serie è ben lontana dall’esserlo.

0,0
0,0 out of 5 stars (based on 0 reviews)
Eric
Eric

Eric è la nuova serie TV Netflix che racconta di misteriose scomparse di bambini, attraverso il ruolo da protagonista di Benedict Cumberbatch.

Voto del redattore:

7 / 10

Data di rilascio:

30/05/2024

Regia:

Lucy Forbes

Cast:

Benedict Cumberbatch, Gaby Hoffman, McKinley Belcher III, Dan Fogler, Clarke Peters, Ivan Morris Howe, Phoebe Nicholls, Bamar Kane

Genere:

Thriller, drammatico

PRO

Le interpretazioni degli attori, su tutti Benedict Cumberbatch e Gaby Hoffman
La caratterizzazione della città di New York
La regia dinamica della serie
Il dialogo con lo spettatore attraverso gli indizi
L’idea del pupazzo di Eric poco originale e mal sfruttata
Troppe sotto-trame che tendono a far perdere il senso del racconto
Il finale cede troppo alla fantasia