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Challengers è un film ammaliante

Inizialmente sarebbe dovuto essere il film d’apertura di Venezia 80, poi si è parlato di una distribuzione direttamente su Amazon Prime Video, e invece ora Challengers è finalmente in sala. Ma com’è il nuovo film di Luca Guadagnino con Zendaya, Mike Faist e Josh O’Connor?
La trama e la recensione di Challengers

In seguito a questioni distributive travagliate, causate perlopiù dallo sciopero degli attori durante il periodo di Venezia 80, Challengers non è più stato il film d’apertura della Mostra Internazionale del Cinema, ma non è nemmeno finito direttamente in streaming su Amazon Prime Video come ipotizzato proprio nel luglio del 2023. Il nuovo film di Luca Guadagnino (Chiamami col tuo nome; Bones and All) è uscito nei cinema italiani il 24 aprile 2024, destando non poca curiosità dopo un’attesa prolungata. Ma di cosa parla e com’è effettivamente l’ultimo lavoro del cineasta italiano con protagonisti Zendaya, Mike Faist e Josh O’Connor? Di seguito la trama e la recensione di Challengers.

La trama di Challengers, film di Luca Guadagnino con Zendaya

Zendaya è una delle attrici più amate dal pubblico appartenente alla Generazione Z, anche perché ha già interpretato dei ruoli a loro modo memorabili durante il corso della sua carriera. Challengers, anche da questo punto di vista, è un film che ha suscitato enorme interesse; ma di cosa parla il nuovo lavoro di Luca Guadagnino? La trama di Challengers:

Tashi (Zendaya) è una campionessa di tennis che in seguito ad un grave infortunio al ginocchio è costretta ad abbondare il campo, così si dedicata alla carriera da allenatrice. Ciò che cerca di fare è di trasformare suo marito Art (Mike Faist) in uno dei tennisti più vincenti di sempre, ma dopo la sconfitta in un incontro importante, l’uomo si ritrova a gareggiare in un torneo di seconda fascia, il Challenger. Tra i suoi sfidanti c’è anche Patrick (Josh O’Connor), ex fidanzato di sua moglie e un tempo suo migliore amico. Il fato vuole che i due si sfidino in finale, ed ecco che il passato torna nel loro presente: gli scontri e la tensione salgono, ma in fondo tutto accade per una ragione, no?

La recensione di Challengers, un film in grado di trasportare chiunque nella sua intima e appassionata dimensione

Con Challengers Guadagnino aggiunge un altro tassello alla sua affascinante filmografia, restando fedele all’idea di cinema con la quale si è fatto conoscere dal pubblico e dalla critica internazionale. I corpi, gli sguardi, la repressione e la successiva esternalizzazione dei sentimenti, ma anche la caducità del tempo e le situazioni sfuggevoli alle quali inevitabilmente ci si imbatte nella vita, sono tutti elementi che da sempre hanno costellato i lungometraggi del cineasta italiano. Per ciò che concerne la forma, Challengers è stato configurato come un teen movie che fa però riferimento anche e soprattutto ad un pubblico adulto, quelle persone che hanno un certo vissuto alle spalle e si guardano indietro riflettendo su quanto sia andato veloce il tempo, e come alcune volte si sia affievolita la passione. Da questo punto di vista, si tratta di un’opera quasi di difficile collocazione, semplice ma complessa in un modo ossimorico, tanto ammaliante da riuscire a trasportare chiunque in questa sua dimensione unica (non univoca, anzi, è sfaccettata). È incredibile notare come in Challengers venga impiegata la macchina cinema per possedere direttamente il tempo, facendo partire diverse diramazioni dal presente, spostando la narrazione tramite l’espediente dei flashback, girovagando letteralmente tra le esperienze dei personaggi nel corso di diversi anni (13, 12), settimane, giorni e persino ore, tutto finalizzato a costruire tensione attorno alla partita finale del Challenger. Ovviamente, se si cattura il tempo non si possono che utilizzare anche i ralenti, i quali non risultano mai eccessivi, bensì speculativi.

Ciò che desta più fascino è la possibilità di osservare i cambiamenti, sia fisici che psicologici, prendendo anche atto dell’esistenza di determinati fattori immutabili e quindi immobili, come i sentimenti provati verso una persona (amore, amicizia), o semplicemente il proprio approccio ad uno sport, in questo caso il tennis (con arroganza o passione). I flashback servono a seminare nuove informazioni, le quali vengono poi raccolte in un altro punto del racconto, ma hanno anche il cruciale ruolo di rivelare dei retroscena, di cambiare prospettive e punti di vista, di mostrare tracce sottintese, irritazioni, ammiccamenti. Mike Faist e Josh O’Connor riescono perfettamente a trasmettere quanto descritto, e la loro graduale trasformazione non è soltanto nell’acconciatura, bensì nella proposta di sfumature sempre nuove; la bravura attoriale sta anche in questo, d’altronde. Discorso a parte per Zendaya, che per quanto stia portando avanti un filo conduttore nei suoi ruoli in carriera non riesce comunque ad esprimere alti livelli in termini di complessità, pur interpretando dei personaggi determinati e al contempo fragili. L’attrice molto spesso si perde in delle mimiche sopra le righe, oppure in un’inespressività molto poco consona al contesto, quasi esasperata, e anche in Challengers non riesce a raggiungere il livello dei suoi colleghi. Tuttavia, Guadagnino riesce a costruire attorno a lei una nuova aura, formata perlopiù da una sfrenata sensualità e da una serie di movimenti seducenti, a loro modo espressivi e finemente suggestivi. Il regista opta spesso per dei primi e dei primissimi piani, alla ricerca di quei dettagli che fanno la differenza nel suo sguardo, per cui in maniera intelligente ne trae comunque l’intensità emotiva a seconda degli eventi: rabbia, frustrazione, voglia di rivalsa, ma anche dolcezza e sensibilità. Insomma, meglio di così proprio non poteva fare Guadagnino, inconsapevole o consapevole che fosse dei limiti di Zendaya.

E a proposito delle scelte di come inquadrare, il cineasta qui appare davvero divertente, appassionato, spettacolizzante nei suoi esaltanti virtuosismi, tant’è che posiziona la macchina da presa a seconda del vigore di una scena, aumentando proporzionalmente la tensione o accentuando un temporaneo distacco. Ci sono soggettive che si potrebbero definire come “sportive”, ovvero riprese con una GoPro in spalla che immergono lo spettatore nel campo di tennis ancorando lo sguardo ai protagonisti, altre che sono impossibili in quanto diventano tutt’uno con la pallina; c’è una dinamicità ritmata nei raccordi al montaggio, quasi come se si fosse stabilito come legare le inquadrature soltanto dopo aver ascoltato la musica elettronica del duo composto da Trent Reznor e Atticus Ross. Insomma, più e più volte Guadagnino decide di posizionare la macchina da presa per cercare nuove prospettive, e in un’occasione riesce persino a riprodurre un campo e controcampo ‘tennistico’, permettendo di sbirciare ogni colpo di Tashi e Art, perdendo soltanto il millisecondo in cui la pallina attraversa la rete. E infatti sembra di essere diventati noi la rete, almeno per qualche attimo. Inoltre, è fin dal principio che ci viene segnalata un’informazione essenziale: Tashi è colei che detta le regole del gioco, almeno apparentemente, e durante il primo bacio i due ragazzi vengono letteralmente scavalcati dalla cinepresa con un virtuosismo, fermando l’obiettivo proprio sullo sguardo colmo di desiderio della giovane tennista.

Il tennis è una relazione

Per quanto riguarda la costruzione semantica del film, c’è da dire che in Challengers viene sin da subito messo in chiaro quanto lo sport e la vita procedano di pari passo, ragion per cui nei dialoghi risalta in più occasioni la frase “il tennis è una relazione”. E in effetti è vero, le emozioni corrono rapidamente e possono cambiare in maniera altrettanto netta, pertanto sul campo si riflettono umori, paure, angosce e persino le personalità dei personaggi. Ad esempio, quando si prova della rabbia la macchina da presa viene quasi colpita dalla pallina, i rumori (un plauso al suono) rimbombano ad ogni colpo, così come lo scambio di sguardi provoca un rallentamento del tempo e un aumento di intensità. Le coreografie messe in atto quando Tashi, Art e Patrick si parlano, si provocano, si seducono, hanno una vitalità tale da ricordare esattamente la frenesia di una partita di tennis, e non caso i dialoghi appaiono talvolta cinici, spietati: le parole vengono ribattute, ossia rispedite dall’altra parte del rettangolo di gioco. Le partite diventano un vero e proprio dialogo, una relazione per l’appunto, per cui il parallelismo viene costruito in maniera epidermica: tutto diventa sensoriale, e c’è grande alchimia tra i personaggi.

Sembra tutto così semplice nella vita, e si potrebbe ridurre tutto a “dover colpire una pallina con una racchetta”, eppure il tempismo, la casualità, i ribaltamenti e la passione sono fattori correlati e intricati; Challengers mostra concettualmente l’effetto farfalla senza spiegarlo, non si perde in alcun didascalismo, tantomeno in sterili lezioni di vita. I protagonisti ne sono così consapevoli che in molteplici occasioni arrivano a interrogarsi a riguardo, ossia se si sta parlando del tennis o di altro, lasciando incrociare quei binari illusoriamente paralleli che non possono però fare a meno di incrociarsi, nonché respingersi per poi ritrovarsi di nuovo. Il film di Luca Guadagnino ha una continua ambiguità sia nelle parole che nelle immagini, e in tal senso basterebbe pensare alla finezza dell’aggiungere la “S” nella pubblicità Game Changers con Art e Tashi, così come ci si dovrebbe lasciare andare nel ritmo vorticoso del racconto, il quale emula fedelmente l’impeto di una partita di tennis. Ciò che ne consegue è una rappresentazione umana realistica, dove nessuno è perfetto, nessuno è davvero un vincente, tantomeno uno sconfitto, bensì un individuo con le sue cicatrici fisiche e psicologiche.

4,3
Rated 4,3 out of 5
4,3 su 5 stelle (basato su 4 recensioni)
La recensione di Challengers, con Zendaya
Challengers
Challengers

La vita da sportivi e quella sentimentale si fondono in un unico infinito spazio. Tashi, Art e Patrick sono indissolubilmente legati, sia fuori che dentro il campo: ma la passione può avere dei limiti?

Voto del redattore:

8.5 / 10

Data di rilascio:

24/04/2024

Regia:

Luca Guadagnino

Cast:

Zendaya, Mike Faist, Josh O'Connor, Nada Despotovich, A.J. Lister, Connor Aulson, Christine Dye, Naheem Garcia, Jake Jensen, Kevin Collins

Genere:

Drammatico, sentimentale, sportivo

PRO

La regia di Guadagnino è dinamica, divertente e appassionante
L’alchimia tra i personaggi
La macchina cinema utilizzata per padroneggiare il tempo
La costruzione epidermica del parallelismo tra il tennis e la vita
Nessuno