Articolo pubblicato il 12 Aprile 2024 da Andrea Boggione
Dopo “Band of Brothers – Fratelli al Fronte” (2001) e “The Pacific” (2010), Steven Spielberg, Tom Hanks e Gary Goetzman tornano a collaborare per la produzione di “Masters of the Air”. Una miniserie targata Apple Studios, in collaborazione con Platone e Amblin Television, che racconta le storie del 100° Bomb Group, equipaggi di aviatori statunitensi della United States Army Air Forces. Nove episodi ideati da John Shiban (“X-Files”, 1995-2002 e “Breaking Bad”, 2009-2010) e John Orloff (“10.000 AC”, 2008 e “Il Regno di Ga’Hoole”, 2010), liberamente tratti da “Masters of the Air: How The Bomber Boys Broke Down the Nazi War Machine” (2007) di Donald Miller. Di seguito la trama ed una breve analisi della serie tv disponibile su Apple TV+.
La trama di “Masters of the Air”
Ambientata tra il 1943 ed il 1945, la miniserie Apple TV+ narra diverse storie sui membri degli equipaggi del 100° Bomb Group e delle pericolose missioni che intraprendono sorvolando l’Europa a bordo dei bombardieri strategici USAAF Boeing B-17 Flying Fortress, partendo dalla loro base in Inghilterra. L’obiettivo degli aviatori è distruggere i punti operativi e produttivi tedeschi, fino alle ultime missioni per rifornire le popolazioni liberate dall’occupazione, mentre vengono raccontate anche le avventure e disavventure di alcuni soldati, amicizie e relazioni che si sviluppano tra compagni di reggimento durante il grande conflitto mondiale.

La recensione di Masters of the Air, la miniserie Apple TV+
La miniserie “Masters of the Air” funge da complemento delle precedenti serie televisive “Band of Brothers – Fratelli al Fronte” e “The Pacific”, che raccontano rispettivamente la prima della Compagnia Easy del 2º Battaglione del 506º Reggimento di Fanteria Paracadutista e la seconda della 1° Divisione dei Marines impegnata nella guerra del Pacifico. Il focus di questa terza serie, invece, si sposta nuovamente in Europa, partendo dalla primavera del ’43 quando i protagonisti raggiungono la base in Inghilterra dove vengono formati quattro squadroni di B-17, le cosiddette “fortezze”, per poi concludersi nel ’45 quando l’esercito tedesco si arrende ed i gruppi di aviatori contribuiscono alla liberazione dei paesi occupati dai nazisti.
Fin dal principio la struttura della miniserie conserva in sé lo spirito delle produzioni televisive di un tempo, un impianto narrativo orizzontale, ma che allo stesso tempo tenta di sviluppare in ogni singolo episodio una nuova avventura, in questo caso differenti missioni che hanno il medesimo obiettivo. Risulta difficile per il pubblico empatizzare con un singolo protagonista, nonostante la presenza di alcuni nomi altisonanti all’interno del cast come Austin Butler, Callum Turner, Anthony Boyle, Barry Keoghan e Ncuti Gatwa. Il fulcro del racconto resta l’insieme ed i vari gruppi di soldati che affrontano coraggiosamente operazioni militari pericolosissime sorvolando il territorio nemico. Quello, però, che è davvero importante sono proprio le relazioni tra i differenti personaggi, le amicizie, i rapporti umani, le ansie, le paure, le emozioni che provano e mostrano il gran numero di protagonisti, senza dimenticare il grande contributo femminile da parte di quelle donne che hanno avuto un ruolo fondamentale durante il conflitto.
Tra gli aspetti più criticati negativamente di “Masters of the Air” ci sono gli effetti speciali, la cosiddetta cgi ritenuta di basso livello, in realtà, rispecchia uno standard ottimale ai fini della narrazione. In fin dei conti tutto ruota intorno al conflitto mondiale e le diverse sequenze aeree, scene molto credibili e spesso curate nei minimi dettagli dagli interni alle posizioni, ma anche il linguaggio e le movenze che assumono gli aviatori. L’unico elemento difettoso è la solita retorica dell’eccessiva esaltazione dell’eroe americano, la quale si riflette su un prodotto audiovisivo del di questo genere, diminuendo poco a poco quella credibilità ottenuta dallo show con le ottime interpretazioni ed il ritmo decisamente incalzante di ogni puntata, soprattutto delle prime due rilasciate contemporaneamente sul servizio streaming della Apple.

Una serie tv che omaggia il coraggio del 100° Bomb Group
“Masters of the Air” è una serie tv che omaggia il coraggio del 100° Bomb Group, di quei soldati che hanno combattuto e preso parte alla Seconda Guerra Mondiale, contribuendo alla sconfitta della Germania, liberando diversi paesi occupati. Alla base del racconto si sviluppa un gran senso di solidarietà, prima tra i personaggi e dopo, di conseguenza, nel pubblico, tra eroismo e fratellanza di un gruppo elevato di uomini al servizio del loro Paese. Il completamento di una trilogia sul conflitto dal punto di vista di chi ha vissuto in prima linea lo scontro mondiale, affrontando situazioni al limite: dal freddo e il gelo a quegli attimi di ansia e profondo silenzio che precedono ogni singola missione.
Nelle moltitudine di un vastissimo cast c’è chi raggiunge il proprio obiettivo, chi resta ferito, chi perde la vita, ma anche chi nel tentativo di portare a termine la missione finisce per essere catturato dal nemico. Quello che colpisce di più è l’aspetto psicologico dell’orrore della guerra perché tutti finiscono bene o male per pagarli prezzo, anche coloro che riescono a tornare a casa sani e salvi. Il risultato che ottiene la serie tv sul piccolo schermo è notevole, funziona e porta in scena una ricostruzione del conflitto bellico molto credibile, grazie a sequenze mozzafiato e restando di altissimo livello visivamente dall’inizio alla fine. “Masters of the Air” sembra aspirare a qualcosa che va oltre i confini del semplice show televisivo, nonostante uno sguardo nel passato, ma che allo stesso tempo punta al futuro.