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I migliori film per imparare il francese

Un modo divertente per apprendere una nuova lingua è con il cinema. Seguono i migliori film per imparare il francese: quali sono?
Di seguito la classifica dei migliori film da vedere per imparare il francese

Può capitare che l’idea di dover iniziare ad apprendere per la prima volta una nuova lingua straniera possa essere alquanto scoraggiante. Nella realtà in cui viviamo, costantemente aggiornati sui prodotti streaming o in uscita nelle sale cinematografiche, un modo originale, stimolanete e che alleggerisca lo sforzo cognitivo dovuto allo studio delle regole grammaticali, è quello di accompagnare con il metodo pratico della visione di un film. Nel caso in cui la lingua straniera in questione è il francese, la scelta dei titoli sarà basata sicuramente tenendo in considerazione l’aspetto della pronuncia e di un uso del linguaggio che vada da quello semplice e comprensibile a un livello maggiore in cui siano presenti sfumature dialettali e di registro come quello dell’argot: ma quali sono i migliori film per imparare il francese?

Quali sono i migliori film per imparare il francese?

Prima di riportare la classifica dei migliori film per imparare il francese, occorre premettere che la scelta dei titoli è basata puramente su criteri soggettivi, ma che tiene comunque in considerazione la capacità di un determinato film di fornire gli strumenti necessari per permettere allo spettatore di imparare e comprendere correttamente una nuova lingua. Per queste ragioni, sono rimasti esclusi dalla seguente lista quei film in cui un particolare tratto legato prettamente all’aspetto linguistico potrebbe essere un ostacolo al normale processo di apprendimento della lingua straniera come il francese. Di seguito i migliori film per imparare il francese, spaziando tra la commedia, il drammatico, l’animazione per abbracciare i gusti del pubblico, in ordine crescente in base al loro livello di difficoltà linguistico.

Le Petit Prince (2015)

Basato sull’omonimo libro di Antoine de Saint-Exupéry, Le Petit Prince (Il piccolo principe) è un film d’animazione perfetto per chi vuole imparare il francese da zero o ha già un livello base della lingua, in quanto presenta strutture grammaticali molto comprensibili e lessico semplice. Come nel testo di origine infatti, la protagonista è una bambina che vive in un mondo di adulti dediti solo al lavoro e alla frenesia, dimenticandosi così delle cose che contano veramente quali l’amore e i sentimenti. L’incontro con un anziano aviatore, che le racconterà in flashback i ricordi e le avventure di un suo vecchio amico, il piccolo principe, ravviveranno l’immaginario e la speranza della bambina. Inoltre, il film d’animazione è ricco di immagini vivide e che rappresentano in modo fedele le parole del racconto, in modo da fissare nella mente dello spettatore ciò che sta ascoltando ed eventualmente le nuova parole imparate.

Les 400 coups (1958)

Tra i primi considerati pietre miliari per la corrente cinematografica francese della Nouvelle Vague, Les 400 coups (I 400 colpi) è un film del regista François Truffaut che segna l’inizio del sodalizio con l’attore feticcio Jean-Pierre Léaud nei panni del personaggio Antoine Doinel. Anche qui, si seguono le mille peripezie di un bambino, Antoine, il quale, per sfuggire da un mondo di adulti che gli impongono continuamente regole rigide ma che poi si rivelano degli inetti, ne combina di tutti i colori fino a scappare definitivamente. Essendo ambientato per la maggior parte del tempo tra le mura o nei dintori dell’edificio scolastico frequentato da Antoine, molte scene sono delle vere e proprie lezioni di e in francese delle materie previste in un grado di scuola come quello primario. Così facendo, la ripetizione di frasi comunemente usate per cortesia, o volte all’apprendimento didattico, rendono il film un buon prodotto per imparare la lingua francese dalle basi.

Le fabuleux destin d’Amélie Poulain (2001)

Ambientato a Parigi, Le fabuleux destin d’Amélie Poulain (Il favoloso mondo di Amélie) di Jean-Pierre Jeunet è la storia di una ragazza ripercorsa dalla sua infanzia fino all’età adulta alla scoperta del suo mondo fantastico creato nella sua testa grazie alla fervida immaginazione. Con una pellicola sognante, dai colori di spiccata saturazione, accompagnata da una colonna sonora originale iconica composta dal musicista francese Yann Tiersen, il film guida lo spettatore attraverso le strade e i vicoli della ville lumière, per farne scoprire tutti i luoghi, i gusti e i sapori, i colori e gli odori in un’esperienza sinestetica. Il tutto, espresso da un linguaggio semplice, come quello della scena iniziale in cui elenca cosa le piace e cosa non, poiché vissuto tramite gli occhi della protagonista Amélie, una versione femminile di Peter Pan, una donna-bambina che vive ogni giorno come se fosse neo-nata, sempre spinta dalla curiosità e dalla meraviglia della vita.

Les triplettes de Belleville (2003)

Primo lungometraggio del regista Sylvain Chomet, Les triplettes de Belleville (Belleville) è una storia commovente che combina animazione e emozioni sullo sfondo di un tema alquanto peculiare per il sentimentalismo di cui si fa portavoce. Durante una gara ciclistica del Tour de France, il nipote di Madame Souza viene rapito e insieme al suo fedele cane Bruno e alle sorelle Belleville, un gruppo di ballerine e cantanti dei tempi di Fred Astaire vanno alla ricerca per salvarlo. Arricchito da musiche da cabaret e dalle sfumature jazz, il film si compone di dialoghi brevi, dalla comicità unica e da battute caustiche ed esilaranti, che rendono la visione più leggera e scorrevole per lo spettatore alle prime armi con il francese.

Le Hèrisson (2009)

Tratto dal romanzo del 2006 L’elegance du hérisson (L’eleganza del riccio) della scrittrice francese Muriel Barbery, Le Hérisson è un film diretto da Mona Achache in cui una brillante ragazzina di 11 anni, Paloma, vinta dalla noia che non rispecchia le sue aspettative e da un pessimismo esistenziale, progetta la sua morte nel giorno del suo prossimo compleanno. Nonostante la sua tenera età, la protagonista dimostra una proprietà di linguaggio molto forbito alimentato dalla sua passione per l’arte, la letteratura e la filosofia, che scopre di condividere con la portinaia del palazzo in cui vive, Madame Renée Michel. Così, sia linguisticamente che contenutisticamente parlando, il film presenta una difficoltà maggiore per lo spettatore che non ha già dimestichezza con la lingua francese, ma risulta perfetto per chi ha già delle ottime basi e vuole arricchire il lessico, o la sintassi.

J’ai perdu mon corps (2019)

Celebre per i suoi corti pregnanti e simbolici, nel suo primo lungometraggio J’ai perdu mon corps (Dov’è il mio corpo?) il regista Jérémy Clapin realizza una magnifica e sbalorditiva opera d’animazione in cui a essere protagonisti sono rispettivamente un ragazzo Naoufel, e una mano che fugge da un laboratorio e cerca di ritrovare e di tornare dal suo corpo d’origine. Il film si presenta così come un viaggio non solo letterale della mano nelle avventure che lo portano alla ricerca del suo corpo, ma anche un’esplorazione filosofica ed esistenziale di sé. Nonostante la scarsità dei dialoghi, complementati da una ricchezza di immagini e simbolismi, alcune parti potrebbero risultare difficili per lo spettatore, in quanto si tende ad alternare frasi correttamente elaborate e semplici, sporcate talvolta da espressioni idiomatiche, ad altre in cui si parla di temi più delicati e che quindi presentano un lessico di maggiore livello.

Les visiteurs (1993)

Se siete appassionati di storia o di cinema fantastico ambientato in un’epoca lontana dai giorni nostri, Les visiteurs (I visitatori) di Jean-Marie Poiré è il film che fa al caso vostro. Si tratta di una commedia in cui lo spettatore si ritrova catapultato come in una macchina del tempo insieme al cavaliere medievale e al suo fedele servo da uno stregone nei tempi moderni. Mentre cercano faticosamente di tornare indietro alla loro epoca di origine, i due personaggi sono costretti ad affrontare le complessità e i paradossi del nostro mondo moderno. Alternando continuamente espressioni arcaiche del XII secolo e un linguaggio più colloquiale contemporaneo, il film richiede per questo motivo uno sforzo cognitivo maggiore dallo spettatore per il passaggio tra i due registri, che non è cosa scontata da tutti.

Intouchables (2011)

Con un gioco di parole, quella del film Intouchables (Quasi Amici) è il racconto toccante in cui si sviluppano parallelamente le storie di due personaggi apparentemente diversi sotto molti aspetti, come quello sociale fra tutti, Philippe, un uomo ricco rimasto invalido dopo un incidente in paracadute alla ricerca di un assistente che possa aiutarlo nella sua vita quotidiana e Driss, un ragazzo disoccupato che deve trovare un lavoro per mantenere la sua famiglia in stato di povertà. Appianando le loro superficiali incompatibilità, i due scoprono di essere invece incredibilmente simili e insieme creano un legame affettivo unico e intoccabile. Da un lato il francese corretto della cité parlato da Philippe con cui si può consolidare le strutture grammaticali della lingua o arricchire il proprio bagaglio lessicale con nuove parole, e l’argot di Driss che viene dalla banlieu di Parigi fatto di espressioni colloquiali e da un registro molto informale e ricco di gros-mots, le cosiddette parolacce, il film rappresenta la soluzione perfetta per chi possiede già un buon livello della lingua ed è familiare sia con il registro alto che basso del francese.

Persepolis (2007)

Tratto dall’omonima graphic novel della fumettista iraniana naturalizzata francese Marjane Satrapi, Persepolis è un film d’animazione diretto da Vincent Parionnaud insieme alla stessa autrice, in cui vengono rappresentati eventi ispirati ai ricordi della sua infanzia in Iran dagli anni ’70 sotto il regime teocratico dell’Islam e la fallimentare Rivoluzione, fino ad arrivare al racconto della sua vita dal momento della sua fuga a Parigi per scappare dalle ingiustizie e dalla violenza del totalitarismo. Nonostante l’aspetto dell’animazione possa richiamare un pubblico anche di età inferiore, in realtà Persepolis, sia per le tematiche trattate sia per il linguaggio utilizzato, risulta abbastanza complesso. Infatti nel film sono presenti espressioni e parole tratte dall’argot, come per esempio la tecnica del verlan, ossia di invertire le sillabe di una parola francese in gesto di appartenenza al medesimo gruppo sociale e per farsi comprendere solo da chi si vuole.

La Haine (1995)

Girato completamente in bianco e nero, La Haine (L’odio) è un film di Mathieu Kassovitz in cui si esplorano le origini e gli sviluppi della violenza scaturita dalla criminalità che vive tra le mura dei palazzi della banlieu parigina. Il gruppo di amici formato da Vinz, Hubert e Saïd, vagabondano per la periferia in cerca di notizie del loro compagno che è stato ricoverato in gravi condizioni in ospedale, dopo essere stato ferito dalla polizia durante una delle rivolte nel loro quartiere. Divenuto celebre per la scena allo specchio interpretata da Vincent Cassel, o per la frase tratta dal racconto dell’uomo che si getta da un palazzo e a ogni piano si ripete jusqu’ici tout va bien (fino a qui tutto bene), l’intera pellicola è raccontata tramite l’uso di un francese integralmente informale, per una coerenza linguistica-sociale dei suoi protagonisti, composto da espressioni idiomatiche, argot e infine l’immancabile verlan usato nelle periferie e tra i giovani.