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Recensione – Expats 1×04: Terraferma

Dopo The Farewell, Lulu Wang torna dietro la macchina da presa con Expats, serie tv disponibile su Amazon Prime Video. Arrivati al quarto episodio, merita la visione?
Nicole Kidman in Expats, serie di Amazon Prime Video diretta da Lulu Wang

È disponibile su Amazon Prime Video il quarto episodio di Expats, la serie tv che vede Lulu Wang (The Farewell) alla regia e Nicole Kidman come protagonista; ogni venerdì la serie, che non è altro che l’adattamento del romanzo The Expatriates di Janice Y. K. Lee, si aggiorna attraverso nuove puntate. In attesa di scoprire lo sviluppo della serie nelle prossime settimane, segue dunque la recensione di Mid-Levels, il quarto episodio di Expats.

La trama di Expats, la nuova serie tv di Amazon Prime Video

Prima di passare alla recensione del suo quarto episodio, è bene spiegare brevemente qual è la trama di Expats, la serie tv di Lulu Wang presente nel catalogo di Amazon Prime Video. Ambientata nella Hong Kong del 2014, Expats ha come protagoniste tre donne: Margaret (Nicole Kidman) è una donna americana e benestante che ha dovuto lasciare il suo lavoro e trasferirsi per seguire suo marito Clarke (Brian Tee), finendo così per dover badare costantemente ai suoi tre figli. Hilary (Sarayu Blue) è la cognata di Margaret ed anche lei si è trasferita – in questo caso dall’India – per seguire il marito David (Jack Huston) che, dopo anni senza averne sentito il bisogno, desidera adesso avere un figlio, ma il concepimento risulta piuttosto complicato. Infine Mercy (Ji-young Yoo), giovane ragazza che viene dalla Corea, che ha girato molti paesi e realtà ma che fatica ancora a trovare il proprio posto nel mondo. Ben presto però, un lutto porterà i loro destini ad intrecciarsi.

Sarayu Blue nel quarto episodio di Expats, serie tv di Lulu Wang

La recensione del quarto episodio di Expats, diretta da Lulu Wang

Giro di boa per Expats. Nelle scorse settimane abbiamo parlato della prima metà di questa nuova serie tv targata Amazon Prime Video, tessendone le lodi e sottolineando quanto sia una boccata d’aria fresca in un mercato – quello televisivo – che spesso e volentieri lascia a desiderare. Lodi che con questo quarto episodio vanno rinnovate e che anzi, sottolineano ancora una volta l’enorme salto in avanti di Lulu Wang. La regista cinese naturalizza statunitense è infatti tornata dopo 5 anni da The Farewell e lo ha fatto acquisendo una consapevolezza nei propri mezzi ed una maturità davvero eccezionale e ciò diventa sempre più evidente con il progredire della serie.

Con Terraferma infatti, Expats fa un ulteriore passo in avanti: l’opera si attesta in primis come una delle migliori sceneggiature televisive degli ultimi anni e conferma come il formato seriale che rende di più – salvo rare eccezioni – è proprio quello della miniserie, con 6 episodi dove nulla è fuori posto, tutto è soppesato nel migliore dei modi, senza il rischio di realizzare episodi filler o di allungare il brodo e la narrazione non può che giovarne, con un maggior respiro che si riesce a percepire in ogni inquadratura o linea di dialogo. In questo senso, questa quarta puntata è la migliore vista fino a questo momento.

Sì perché questo episodio avrebbe potuto tranquillamente intitolarsi In Gabbia: Margaret resta chiusa in ospedale col marito, Hillary in ascensore con la madre e Mercy in casa con David. Tutte loro vivono una crisi e la scomparsa di Gus non è stata altro che la goccia che ha fatto traboccare il vaso ed è proprio ora che tutti i loro demoni escono fuori e le tre donne si trovano, sole, ad affrontarli. Generazioni a confronto, l’incomunicabilità e la sensazione generale di sentirsi in trappola all’interno di una città enorme e densa come Hong Kong. Nonostante il livello recitativo sia altissimo, a prendersi la scena è nuovamente Sarayu Blue, che ci regala un’altra strepitosa performance per quello che è probabilmente il personaggio più sfaccettato ed interessante dell’intera serie.

A due episodi dalla fine sono tanti i punti interrogativi, ma Expats è già adesso uno dei migliori prodotti del 2024, un’opera uscita in sordina ma che merita di raggiungere il pubblico generalista non tanto per una questione di numeri ma proprio perché adatta a tutti. Attraverso il razzismo e l’incapacità di rapportarsi con gli altri, Lulu Wang riesce invece a raccontare una storia universale, sincera, reale. Lasciarsi scappare una serie come questa sembra dunque autolesionismo e l’auspicio è che sempre più persone possano (ri)scoprirla.

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