Articolo pubblicato il 26 Dicembre 2023 da Bruno Santini
Accolto, prima ancora che fosse distribuito sulla piattaforma di streaming Netflix, da non poche polemiche relative soprattutto a temi trattati, Armageddon è il nuovo speciale di Ricky Gervais distribuito, in occasione della giornata di Natale, in tutti i paesi in cui è presente il servizio. Lo spettacolo di stand-up comedy di Ricky Gervais arriva a un anno di distanza dallo speciale Super-Nature, diventato lo show di stand-up più visto di sempre sulla piattaforma: ma quale sarà stato il risultato? Di seguito, la recensione di Ricky Gervais: Armageddon.
La trama di Ricky Gervais: Armageddon e i temi trattati nello spettacolo di stand-up comedy
A un anno di distanza dal suo ultimo speciale su Netflix, Ricky Gervais torna con il nuovo speciale Armageddon, in cui affronta il tema della fine del mondo di cui parla attraverso alcune delle realtà che più definiscono la nostra quotidianità. Da un lato la pandemia, le difficoltà climatiche, i disastri ecologici e tutte le conseguenze della scellerata azione da parte dell’uomo; dall’altro la cultura woke e le sue derivazioni, che sono affrontate nell’accezione di una lingua che cambia nelle sue definizioni, nel senso delle offese e delle parole che vengono pronunciate, con un’evidente differenza rispetto al passato. Il tutto, naturalmente, con il caratteristico atteggiamento da parte dello stand-up comedian, soprattutto per quanto riguarda la provocazione su alcuni temi e la volontà di riflettere a proposito del suo lavoro.
La recensione di Armageddon: un Ricky Gervais sotto tono, ma comunque geniale
La stand-up comedy è uno dei generi che ha maggiormente riflettuto, nel corso dei decenni, a proposito della forza della parola e dell’importanza di un termine pronunciato, soprattutto dati gli effetti che si osservano nel sociale. Ricky Gervais, che aveva già ragionato a proposito del lavoro del comico, torna ad affrontare determinati temi in occasione di Armageddon, il suo nuovo spettacolo in cui la contemporaneità viene condensata – in un’unica forma prevalentemente dialettica – attraverso uno spettacolo che fa sì che lo stand-up comedian torni al suo antico mestiere: contrastare quell’intrinseca forza che provoca il cambiamento dei registri linguistici, sdoganando il potere negativo di un termine e affermando l’estrema importanza della provocazione.
Il Ricky Gervais di Armageddon non è certamente il più ispirato e cinico che sia mai stato osservato nel contesto di uno spettacolo di stand-up comedy: da un lato, è l’obiettivo del suo speciale, che sembra essere quasi meta-referenziale nella sua forma – anche rinunciando, ma non del tutto, ad alcuni eccessi che sono tipici della comicità minima di Ricky Gervais – e nelle sue espressioni; dall’altro, è l’effetto di un processo di maturità da parte del comico che si mostra come ormai arrivato in tutto e per tutto, quasi restituendo l’idea di un potenziale che non può più essere raggiunto e che può soltanto essere ripresentato attraverso delle formule alternative, per certi versi sperimentali, rispetto alla soglia già stabilita. La genialità certamente non manca: lo stand-up comedian dimostra la solita padronanza del palcoscenico attraverso degli intermezzi esemplari, in cui non si nasconde dal pronunciare nomi (Gary Lineker, Michael Jackson, Kanye West, James Corden) e in cui la caratterizzazione dell’irrealtà prende piede con estremo strapotere, soprattutto nei momenti più eccessivi – e mimici, come quello della masturbazione reiterata per qualche minuto – dello spettacolo.
L’obiettivo del comico è riflettere, attraverso un intervento circolare nella sua forma e nella sua presentazione tematica, sul senso del cambiamento di quella terminologia e di quelle abitudini che appartengono al nostro tempo e che tendono ad offrire una connotazione fin troppo superficiale, quasi per effetto di un procedere da un estremo all’altro che appiattisce ogni possibilità critica. È per questo motivo che, nel corso del suo spettacolo, Ricky Gervais si affida prevalentemente a quello che è il caposaldo dei temi, la pedofilia, che generalmente tende ad unire ogni colore politico e ogni definizione morale, giungendo fino al ragionamento – per mezzo del sito Doesthedogdie – relativo alla volontà di attualizzare e contestualizzare prodotti e disquisizioni morali che appartengono al passato o ad un determinato contesto storico-sociale a noi lontano. Indipendentemente da quando il ragionamento di Ricky Gervais possa essere condivisibile, è indubbio che faccia parte di una condotta di mestiere, certamente non nuova nel campo della stand-up comedy, che tende non solo a proteggere se stessa, ma anche a salvaguardare i temi che la alimentano e la rendono viva. Nella sua proposta, Armageddon è un prodotto che allora mostra un Ricky Gervais sempre in grado di portare a casa il risultato, pur nonostante una troppo reiterata meta-ironia che tende a spiegare, quasi didascalicamente, come funziona il lavoro di un comico.