Recensione – I Leoni di Sicilia: all’origine del dramma storico di Paolo Genovese

La nuova serie di Paolo Genovese esplora l’ascesa e la ricchezza della famiglia Florio.
Recensione - I Leoni di Sicilia: all'origine del dramma storico di Paolo Genovese

Articolo pubblicato il 4 Gennaio 2024 da Emanuela Di Pinto

SCHEDA DELLA SERIE TV

Titolo della serie: I Leoni di Sicilia

Genere: storico, dramma

Anno: 2023
Durata: 45 – 60 minuti
Regia: Paolo Genovese
Sceneggiatura: Ludovica Rampoldi, Stefano Sardo
Cast: Michele Riondino, Miriam Leone, Vinicio Marchioni, Ester Pantano, Donatella Finocchiaro, Paolo Briguglia, Eduardo Scarpetta, Adele Cammarata, Claudia Pandolfi
Fotografia: Fabrizio Lucci
Colonna Sonora: Maurizio Filardo
Paese di produzione: Italia

Da qualche anno a questa parte la serialità italiana sembra stia tendendo sempre di più ad una nuova aria di internazionalità. Lo si vede dagli investimenti recentemente fatti da grandi piattaforme streaming su prodotti made in Italy con l’obiettivo di spingere ancor di più sulla produzione nostrana, cercando di rendere prodotti italiani più appetibili al mercato estero. Se La Legge di Lidia Poet è stato un tentativo (ben riuscito) di Netflix di puntare su una produzione italiana, Disney+ ci prova con I Leoni di Sicilia, adattamento cinematografico del caso letterario del 2019 di Stefania Auci, che ripercorre la scalata al successo nella Sicilia pre-Unità d’Italia della famiglia Florio, ricchi bottegai e mercanti calabresi emigrati a Palermo, capaci di costruire un impero commerciale in tutto il Regno delle due Sicilie. Presentata ufficialmente alla Festa del Cinema di Roma, la serie, diretta da Paolo Genovese, esplora un paese che non c’è più ma riproponendo quelle dinamiche che, per assurdo, ancora oggi si ripetono nel mondo dell’imprenditoria e del commercio. Ad aiutare il successo che I Leoni di Sicilia sta riscuotendo c’è anche un cast composto dai volti più noti ed amati del cinema italiano, capitanati da Michele Riondino e Miriam Leone, rispettivamente nei panni di Vincenzo Florio e Giulia Portalupi.

La trama de I Leoni di Sicilia, diretta da Paolo Genovese

La trama de I Leoni di Sicilia si sviluppa su tre direttrici che si intersecano tra loro. I primi due episodi, in un salto costante tra presente e passato, raccontano le origini della famiglia Florio composta dal patriarca Paolo, il fratello non sposato Ignazio, la moglie Giuseppina e il piccolo Vincenzo che decidono di trasferirsi dalla Calabria a Palermo, aprendo una Drogheria. Grazie ad un calo improvviso di cortice, i due fratelli riusciranno ad avviare i loro fiorenti affari diventando tra i commercianti più ricchi e in vista della città. Allo stesso tempo, però, non riusciranno mai a conquistarsi il rispetto di quella che è la “nobilità decaduta” palermiatana. Dopo la morte del padre e dello zio, gli affari finiranno nelle mani di un giovane Vincenzo che, a differenza dei suoi mentori, sembra essere molto più propenso al rinnovamento e all’investire in settori diversi tanto da diventare uno degli uomini più ricchi di Sicilia ma conservando sempre la sua ossessione nei confronti della propria ascesa sociale. Proprio nel momento in cui decide di accasarsi sposando una nobildonna capace di dargli un titolo e di “onorare” il nome dei Florio, Vincenzo si innamora di Giulia, una borghese milanese incredibilmente intelligente e colta che lo affascinerà con i suoi modi e la sua indole. Nonostante, inizialmente, si rifiuti di sposarla a causa della sua posizione sociale che non darebbe prestigio al suo nome, costruisce ugualmente una famiglia con la giovane contro la volontà della severa madre Giuseppina. Nella terza fase del racconto, l’attenzione della narrazione si sposta su Ignazio Jr, terzogenito ed unico figlio maschio di Vincenzo, che deve combattere contro i voleri paterni, le conseguenze delle scelte dei suoi genitori e la sua indole diversa da quella del padre.

Recensione - I Leoni di Sicilia: all'origine del dramma storico di Paolo Genovese

La recensione de I Leoni di Sicilia, storia di una occasione sprecata

Il vero problema de I Leoni di Sicilia è il modo in cui, nonostante una resa scenica molto hollywoodiana, rimanga incredibilmente legato alle sue radici italiane. Se dal punto di vista narrativo questo può essere un punto a favore (anche nell’utilizzo del dialetto), il modo in cui racconta l’epopea dei Florio risulta essere antiquato e forse fin troppo tradizionale. La ripetitività con cui affronta certi argomenti (un esempio, l’ossessione di Vincenzo verso l’ascesa sociale), rende la narrazione stantia e fin troppo didascalica rispetto ai grandi temi di libertà, emancipazione e crescita personale che la serie vorrebbe raccontare. Il modo in cui Palermo viene raffigurata si limita a 4/5 ambienti esterni che appiattiscono molto anche il percorso visivo che I Leoni di Sicilia vorrebbe portare avanti. Sembrano quasi delle scenografie teatrali che che vengono “cambiate” di scena in scena, senza dare contesto e, soprattutto, interagendo pochissimo con i personaggi che si stanno muovendo sullo schermo. 

 

Dalla sua, però, I Leoni di Sicilia ha degli ottimi interpreti che riescono a restituire dei personaggi tridimensionali capaci di trasmettere il proprio tormento. Nonostante a tratti ricada nel melodramma, Michele Riondino distrugge e ricostruisce Vincenzo Florio, un uomo che vive del proprio lavoro e, soprattutto, diviso costantemente tra il suo amore per Giulia e le responsabilità etiche e morali che ha nei confronti del “buon nome” della sua famiglia. Un elemento che, nel corso della storia, si trasforma sempre di più in una ossessione senza freni. A suo sostegno c’è una bravissima Miriam Leone che restituisce potenza ed efficacia alla sua Donna Giulia, confermando quanto, in realtà, I Leoni di Sicilia sia una storia che racconta donne forti e che, in modo diverso, hanno deciso di reagire alle difficoltà della propria vita. Se da un lato abbiamo Giuseppina, che dopo la morte del marito Paolo e del cognato Ignazio, vero amore della sua vita, ha deciso di chiudersi in sé stessa e di imporsi una facciata severa e austera, dall’altra abbiamo Giulia, realmente intenzionata a combattere per ciò che ama.

I Leoni di Sicilia, un tentativo di svecchiamento non riuscito

Questo però, non giustifica il modo quasi superficiale in cui i personaggi vengono rappresentati all’interno della serie. Quella che Genovese porta avanti è una divisione netta tra “buoni” e “cattivi” (incarnati nella nobilità palermitana) che non propone un minimo di ambiguità. Nonostante le azioni efferate compiute da Vincenzo (paragonabile ad uno strozzino moderno), lo spettatore non mette in dubbio in alcun modo la sua figura di “eroe” della storia. La perfetta rievocazione storica e l’incredibile reparto costumi conferma uno dei più grandi difetti della serialità italiana: la poca importanza che si dà alle storie. 


Nonostante si cerchi di andare avanti, impiegando sempre più risorse produttive e tecniche, il modo di scrivere serie tv in Italia rimane sempre legato al mondo della fiction spingendo ad un melodramma che, molto spesso, risulta essere fuori luogo e stonato rispetto a ciò che si sta raccontando.  A questo si aggiunge una mancanza quasi totale di guizzi registici o qualsiasi tipo di accortezza che possa, in quale modo, svecchiare un modo di fare serie tv vecchio quasi 30 anni. Proprio come La Legge di Lidia Poet, I Leoni di Sicilia soffre della mancato coraggio di spingere il piede sull’acceleratore e andare oltre un semplice e stantio “rimodernamento” della forma (ugualmente non riuscito). Ciò che è un ottimo cast (Riondino, Leone, Scarpetta e Briguglia in primis) e uno dei primi veri tentativi di una produzione italiana di puntare alla realizzazione di un prodotto dal respiro più internazionale. L’augurio è che possa fare da apripista a tanti altre realtà produttive che, però, riescano a dare l’importanza necessaria anche al lato narrativo.

Voto:
3/5
Bruno Santini
2.5/5
0,0
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Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
Cast:
Genere:

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