Cerca
Close this search box.

Recensione: Hunger Games – La ragazza di fuoco, diretto da Francis Lawrence con Jennifer Lawrence e Philip Seymour Hoffman

Il secondo film della saga vede un cambio alla regia: Francis Lawrence prende il testimone di Gary Ross. Una scelta azzeccata oppure una decisione discutibile?
La recensione di Hunger Games - La ragazza di fuoco, con Jennifer Lawrence

SCHEDA DEL FILM

Titolo del film: Hunger Games – La ragazza di fuoco (The Hunger Games: Catching Fire)
Genere: fantascienza
Anno: 2013
Durata: 146 minuti
Regia: Francis Lawrence
Sceneggiatura: Michael Arndt, Simon Beaufoy
Cast: Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson, Liam Hemsworth, Philip Seymour Hoffman, Woody Harrelson, Elizabeth Banks, Lenny Kravitz, Jeffrey Wright, Stanley Tucci, Donald Sutherland, Amanda Plummer, Lynn Cohen, Jena Malone
Fotografia: Jo Willems
Montaggio: Alan Edward Bell
Colonna Sonora: James Newton Howard
Paese di produzione: Stati Uniti

Distribuito nelle sale cinematografiche statunitensi il 22 novembre 2013 col titolo originale The Hunger Games: Catching Fire, mentre in quelle italiane il 27 novembre dello stesso anno. Tratto dall’omonimo romanzo di Suzanne Collins, candidato ai Golden Globe nella categoria: Miglior canzone originale; per Atlas, interpretata dal gruppo Coldplay.

La trama di Hunger Games – La ragazza di fuoco, diretto da Francis Lawrence

Di seguito la trama ufficiale di Hunger Games – La ragazza di fuoco, diretto da Francis Lawrence:

 

Katniss Everdeen e Peeta Mellark sono sopravvissuti agli “Hunger Games”. Fingendo di essere una coppia innamorata, infatti, sono riusciti ad attirarsi la benevolenza di Panem, costringendo gli Strateghi a nominare entrambi vincitori per non scontentare il pubblico. Come consuetudine, i vincitori del torneo iniziano un tour per festeggiare la vittoria: giunti nel distretto 11 i due ragazzi pronunciano un sentito discorso funebre per la piccola Rue e un uomo, in mezzo alla folla, risponde alle loro parole riproducendo il verso della ghiandaia imitatrice, ma a causa del significato che i ribelli danno a questo simbolo, l’uomo viene immediatamente giustiziato davanti agli occhi increduli di Katniss. Episodi simili si ripetono anche negli altri distretti, segno che il popolo di Panem ha eletto la propria giustiziera. Per accattivarsi l’opinione pubblica, i due ragazzi annunciano il loro imminente matrimonio, prima di far ritorno nel distretto. Qui, tuttavia, scoprono che i Pacificatori seminano terrore tra la popolazione e quando Katniss salva l’amico Gale, Snow pianifica di ucciderla. Per questo il malvagio despota indice un’edizione speciale degli “Hunger Games” con tutti i vincitori delle ultime venticinque edizioni. In quanto unica donna del suo distretto ad aver mai vinto, Katniss è destinata a tornare nell’arena e Peeta si offre volontario al posto di Haymitch per proteggerlo. I due tributi si preparano a dover affrontare nuovamente il massacro. Quando i giochi hanno inizio, Katniss capisce la natura dei sentimenti che la legano a Peeta, coi ribelli che intanto agiscono nell’ombra per salvarla.

 

 

La recensione di Hunger Games - La ragazza di fuoco, con Philip Seymour Hoffman e Jeffrey Wright

 

 

La recensione di Hunger Games – La ragazza di fuoco, con Jeffrey Wright e Donald Sutherland

Le persone comuni, perse nel guardare con occhi sognanti i loro idoli, da sempre vivono nella convinzione che il raggiungimento e il consolidamento della celebrità, oltre al naturale agio economico, garantisca uno spazio di libertà superiore alla norma, in cui ogni desiderio può essere soddisfatto. Ma i pochi “eletti” in grado di emergere dal mucchio e passare dall’altra parte della barricata, sperimentano sulla loro pelle una situazione assai diversa: la sopravvivenza dell’immagine pubblica a discapito della libertà stessa. Avere successo rende perennemente debitori verso coloro che permettono di raggiungerlo, con ciò si resta imprigionati nella gigantesca macchina del marketing, in cui tutto è in funzione del marchio capace di generare profitto, subendo dettami precisi sugli sviluppi della vita privata, in primis nelle relazioni sentimentali, studiati a tavolino per soddisfare la commercialità del divismo.

 

 

Soffocata dalla propaganda che Capitol City ha intenzione di riversare su di lei, Katniss si trova di fronte ad un bivio: fuggire da tutto per vivere la sua vita all’insegna della normalità oppure prendersi sulle sue spalle il destino di un’intera nazione, incarnando su di sé la figura della liberatrice affidatale a furore di popolo. Scelta carica di responsabilità e sacrificio, a cui tutti i prescelti di queste storie sono chiamati a compiere, non senza dolore e sofferenza, poiché la predestinazione alla grande impresa comporta l’abbandono di ogni piacere personale e l’esposizione delle persone amate al pericolo mortale. Una prova resa ardua dell’intensificarsi del Male, soprattutto nel momento in cui si sente più minacciato, stringendo il pugno più forte di prima, in modo tale da vanificare qualsiasi velleità ribelle, ottenendo però ogni volta il risultato opposto, amplificando inesorabilmente la crisi del suo sistema, così da accelerare la sua fine.

 

 

La recensione di Hunger Games - La ragazza di fuoco, con Stanley Tucci e Woody Harrelson

 

 

I pregi e difetti di Hunger Games – La ragazza di fuoco, con Elisabeth Banks e Stanley Tucci

Il successo del primo capitolo ha sicuramente permesso di aumentare il budget a disposizione, la messa in scena, infatti; rimane curata e credibile, con effetti speciali e visivi in grado di mantenere una certa solidità. La spesa maggiore, di conseguenza, comporta allo stesso tempo una ricerca più netta di un incasso sicuro, riducendo al minimo i rischi: il cambio alla regia sembra vertere esattamente su tale rotta, affidandosi ad una direzione scolastica, limitata ad eseguire il compitino in maniera lineare, senza sbavature ma senza una concreta identità. L’esecuzione è da tipico mestierante, costante per tutta la durata, in cui vige l’assenza di spicco, ancorandosi a dei livelli standard, funzionali ad una maggiore spettacolarizzazione, soprattutto all’interno dell’arena. Non cambia la qualità delle interpretazioni, grazie alla riconferma di un cast di primordine, sia dai ritorni che dalle nuove entrate: la più significativa è sicuramente quella di Philip Seymour Hoffman, perfettamente calzante nel ruolo di un personaggio camaleontico ed impenetrabile. La sua espressività sinistra è funzionale per tenere alta l’asticella del dubbio, adatta alla circostanza di uomo impegnato a fare il doppio gioco, ad indossare una maschera, talmente aderente da farla sembrare un viso autentico.

 

I Distretti e le loro proteste, una sottotrama ingiustamente abbandonata

 

Lo svolgimento del tour per celebrare la vittoria permette di esplorare i territori di Panem, così da intravedere i restanti undici Distretti, rimasti fino a quel momento fuori scena. Il clima è fortemente mutato dopo la fine dei giochi precedenti, con le folle in fermento, finalmente consapevoli di poter destabilizzare lo status quo, grazie all’arrivo di una figura di riferimento adeguata a guidare una resistenza. Il malcontento è palpabile, ormai pare impossibile voltare pagina, le strategie del terrore sembrano non essere più efficaci, al contrario fortificano l’unità civile, avversa al dispotismo e alla dittatura. Peccato che da metà pellicola in poi non ci sia più alcun accenno in proposito, una volta cominciati gli “Hunger Games della memoria” tutto tace, improvvisamente pare che ogni scintilla di agitazione si sia spenta, come se la trasmissione dei giochi abbia acuito i sentimenti di rivolta popolare. Ripetendo sommariamente le stesse dinamiche del lungometraggio precedente, si concede spazio solamente alle prove crudeli e sanguinose a cui i tributi sono costretti a sottostare, non permettendo mai agli spettatori di mettere il naso fuori dall’arena, dimenticando così lo stato febbrile dell’ordine pubblico, incandescente fino a poche sequenze addietro. Una grave mancanza causata dall’intenzione di voler ripetere la formula del primo capitolo, lasciando morire una sottotrama altrettanto importante per l’accompagnamento verso l’atto conclusivo. I Distretti perdono colpevolmente d’importanza, dimenticati nel momento in cui, con le loro proteste, stavano riuscendo nell’impresa di far vacillare le fondamenta di una società costruita sulla disuguaglianza e sulla sottomissione.

Voto:
3/5
Andrea Barone
3.5/5
Andrea Boggione
2.5/5
Arianna Casaburi
3/5
Christian D'Avanzo
3.5/5
Emanuela Di Pinto
3/5
Matteo Farina
3.5/5
Alessio Minorenti
3.5/5
Vittorio Pigini
3/5
0,0
Rated 0,0 out of 5
0,0 su 5 stelle (basato su 0 recensioni)
Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
Cast:
Genere:

PRO