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Recensione – Hunger Games, diretto da Gary Ross, con Jennifer Lawrence e Donald Sutherland

La saga letteraria di Suzanne Collins trova la sua trasposizione cinematografica grazie al film diretto da Gary Ross. A dare il volto alla protagonista è Jennifer Lawrence, un inizio convincente?
La recensione di Hunger Games, con Jennifer Lawrence

SCHEDA DEL FILM

Titolo del film: Hunger Games (The Hunger Games)
Genere: fantascienza
Anno: 2012
Durata: 142 minuti
Regia: Gary Ross
Sceneggiatura: Gary Ross, Billy Ray
Cast: Jennifer Lawrence, Liam Hemsworth, Josh Hutcherson, Elizabeth Banks, Stanley Tucci, Woody Harrelson, Donald Sutherland, Lenny Kravitz, Isabelle Fuhrman, Wes Bentley, Willow Shields, Paula Malcomson, Raiko Bowman, Toby Jones, Kimiko Gelman, Nelson Ascencio, Brooke Bundy, Amandla Stenberg, Dayo Okeniyi, Leven Rambin, Jack Quaid, Alexander Ludwig
Fotografia: Tom Stern
Montaggio: Stephen Mirrione, Juliette Welfing
Colonna Sonora: James Newton Howard
Paese di produzione: Stati Uniti

Distribuito nelle sale cinematografiche statunitensi il 23 marzo 2012, col titolo originale The Hunger Games, mentre in quelle italiane il 1° maggio dello stesso anno. Tratto dall’omonimo romanzo di Suzanne Collins.

La trama di Hunger Games, diretto da Gary Ross

Di seguito la trama ufficiale di Hunger Games, diretto da Gary Ross:

 

In un futuro post apocalittico, la nazione di Panem è divisa in dodici distretti subordinati, al volere di Capitol City e del dispotico Presidente Snow. Anni prima, il popolo si ribellò all’oppressione ma le forze armate repressero i dissidenti, distruggendo il tredicesimo distretto. Da quel giorno, ogni anno, un ragazzo e una ragazza di ogni distretto partecipano agli Hunger Games, uno spettacolo crudele e disumano, atto a reprimere ogni desiderio di sommossa. Quando la mietitura del distretto 12 seleziona Primrose Everdeen, sua sorella maggiore Katniss si offre al suo posto come tributo. Insieme a Katniss viene estratto il figlio del panettiere, Peeta Mellark. I due sono affidati alle cure dell’ex campione Haymitch Abernathy, della stravagante Effie Trinket e dello stilista Cinna. Per prepararsi agli Hunger Games, i tributi devono affrontare un duro allenamento, al termine del quale otterranno un punteggio che gli permetterà di avere una serie di vantaggi. I giochi sono controllati da alcuni sponsor, che possono aiutare i partecipanti a seconda del gradimento del pubblico. Intanto Katniss diviene il simbolo della rivolta e Panem acclama la ragazza, ma il Presidente Snow, tuttavia, non può permettere che ciò accada.

 

 

La recensione di Hunger Games, con Donald Sutherland e Stanley Tucci

 

 

La recensione di Hunger Games, con Jennifer Lawrence e Donald Sutherland

“Il lupo perde il pelo ma non il vizio”, recita così uno dei modi di dire più comuni della cultura popolare italiana, perfetto nel descrivere la fallacità dell’essere umano e del suo imperterrito ripetere gli stessi errori. Uno di questi è senza dubbio l’incapacità di vivere in pace, di costruire una società equa, senza un organigramma piramidale in cui i molti sono sotto il controllo di pochi. Nella sostanza non cambia mai nemmeno il sistema con cui la classe dirigente tiene controllata la massa popolare, organizzando grandi eventi all’insegna dello spettacolo, in modo da tenere le menti impegnate, così da continuare, senza troppi ostacoli, ad esercitare il potere. Se negli Anfiteatri romani la consumazione dei ludi gladiatori, delle naumachie o degli scontri con le belve feroci, incarnavano il concetto di Panem et circenses, nella contemporaneità l’identico modo di pensare di allora è sopravvissuto riuscendo ad adattarsi alle nuove forme, con diverse estetiche, non cambiando il risultato finale.

 

 

Gli estremi hanno sempre affascinato e continueranno ad affascinare, poiché stimolano l’attenzione, riescono a creare un rapporto simbiotico tra repulsione ed attrazione, facendo entrare in conflitto istintività e razionalità, senza più rendersi conto di come il divertimento vada a discapito della dignità etica e morale e del valore della vita. Ciò di cui ha bisogno la popolazione per mobilitarsi è un esempio da seguire: che sia positivo o negativo, la figura del singolo individuo, dotato di carisma e capacità di leadership, può essere in grado di guidare la moltitudine in un senso o nell’altro, smuovendo una situazione statica e stagnante, magari da molti anni. È quello che è pronta a diventare Katniss, elemento di disturbo del sistema, proponendosi come alternativa ad una semplice pedina, non accettando la crudeltà delle regole del gioco, esprimendo tutto il suo amore da sorella maggiore verso una bambina che tanto le ricorda la sua Primrose. Gesti d’amore che aprono gli occhi della gente sulla barbaria e sulla tirannia, che tramite i giochi costringe i cittadini ad annientarsi a vicenda senza una vera opportunità di scalata sociale e politica.

 

 

La recensione di Hunger Games, con Woody Harrelson ed Elisabeth Banks

 

 

Le tematiche di Hunger Games, con Woody Harrelson ed Elisabeth Banks

Protagonista interpretata da un’attrice di enorme talento, fin da subito in grado di mostrare le sue qualità recitative, sapendosi adattare a diverse circostanze grazie alla sua espressività e alla sua vocalità, accompagnata inoltre da un cast di tutto rispetto, in cui giganteggia Stanley Tucci per il suo modo di rappresentare un personaggio figlio della propaganda, adatto a rispecchiare la finzione delle istituzioni. Aspetto fondamentale è l’identità registica della pellicola: non c’è la volontà di manifestare magniloquenza, i campi lunghi ci sono quando necessario, ma la linea guida è garantire importanza ai personaggi senza che essi vengano fagocitati dall’ambientazione. La macchina a mano potenzia la drammaticità degli eventi raccontati, l’obiettivo è rinunciare alla sfarzosità tipica del kolossal, privilegiando la sensorialità, come in occasione della sequenza delle vespe: la messa in scena hitchcockiana, con soggettive e oggettive, i rumori sono ovattati e la messa a fuoco si altera in maniera progressiva. Si empatizzare appieno con le vittime designate alla partecipazione di una ricorrenza così disumana, lavorando con intelligenza e puntualità nell’utilizzo del sonoro, giocando anche con la sua assenza, allo scopo di intensificare il pathos delle sequenze più significative, ad esempio nel momento in cui la competizione ha inizio, una corsa della morte verso l’equipaggiamento, esasperato dal silenzio.

Il rapporto tra Katniss e Peeta: qual è il suo significato?

È necessario tornare sul discorso delle regole dello spettacolo focalizzandosi sul crescente rapporto tra Katniss e Peeta: le direttive che ricevono prima di partecipare sono chiare, bisogna piacere alla gente e poco importa come si raggiunge il risultato; entrambi si adattano alla situazione e per sopravvivere costruiscono un legame, efficace a tal punto da ribaltare e scombussolare i paini originali dell’organizzazione. La strategia di Peeta è evidente: puntare sul sentimento per ottenere il consenso dell’audience ed ottenere il favore degli sponsor; ciò sembra funzionare, infatti l’iniziativa trova l’appoggio del mentore Haymitch e Katniss pare non avere altra scelta che soprassedere.

 

Gli spettatori diegetici e gli spettatori aldilà della quarta parete si fondono insieme, entrambe le entità assistono alla nascita di un amore frutto di un copione improvvisato, ma talmente reso credibile da far sbiadire sempre di più la linea di confine tra realtà e finzione, la gara è visibile 24h da tutti i distretti e gli sfidanti ne sono consapevoli, il bacio appassionato e le dimostrazioni d’affetto sono a vantaggio delle telecamere piazzate in ogni dove, strategie disperate per portare a casa la pelle. Come nella vita di tutti i giorni, in fondo al pubblico non interessa venire a conoscenza dell’autenticità di quello che sta guardando, per qualche ora d’intrattenimento è disposta a cadere nell’illusione della veridicità del prodotto, che poi sia scritto e pilotato da qualcuno poco importa, l’importante è la credibilità. Il beneficio del dubbio però rimane: gli sguardi tra i due già al momento successivo del sorteggio non sono indifferenti, una tensione particolare si percepisce, il flashback del loro primo incontro è riproposto in diverse occasioni; è lecito chiedersi se per Peeta si tratti solo di strategia, oppure, mascherandosi nella tattica, in realtà cerchi davvero di avvicinarsi alla ragazza di cui forse è sempre stato innamorato.

Voto:
4/5
Andrea Boggione
3.5/5
Arianna Casaburi
3/5
Christian D'Avanzo
3.5/5
Emanuela Di Pinto
3/5
Matteo Farina
3.5/5
Gabriele Maccauro
3/5
Alessio Minorenti
3/5
Matteo Pelli
2.5/5
Vittorio Pigini
3.5/5
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Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
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Genere:

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