SCHEDA DEL FILM
Titolo del film: Last Flag Flying
Genere: Drammatico, Commedia
Anno: 2017
Durata: 114′
Regia: Richard Linklater
Sceneggiatura: Richard Linklater, Darryl Ponicsan
Cast: Steve Carell, Bryan Cranston e Laurence Fishburne
Fotografia: Shane F. Kelly
Montaggio: Sandra Adair
Colonna Sonora: Graham Reynolds
Paese di produzione: Stati Uniti d’America
Presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma del 2017, ma senza trovare in seguito spazio nelle sale italiane, “Last Flag Flying” è un film co-sceneggiato e diretto da Richard Linklater con il trio Steve Carell, Bryan Cranston e Laurence Fishburne. Liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Darryl Ponicsan, co-sceneggiatore di questa trasposizione sul grande schermo, e sequel non ufficiale del film di Hal Ashby “L’Ultima Corvé” (1973), adattamento cinematografico del precedente romanzo omonimo scritto sempre dallo stesso autore. Di seguito la trama e la recensione del diciannovesimo film di Linklater.
La trama di Last Flag Flying, il diciannovesimo film di Linklater
2003. Tre veterani degli Stati Uniti d’America che hanno prestato servizio in Vietnam s’incontrano dopo diverso tempo. Larry ‘Doc’ Shepherd rintraccia i suoi due vecchi compagni di reggimento, Sal Nealon e Richard Mueller, nella speranza di convincerli ad accompagnarlo a recuperare il corpo di suo figlio Larry Jr., il quale ha perso la vita in Iraq, per donargli una degna sepoltura. Un viaggio che porta il trio a riflettere sul passato e sugli errori che hanno commesso mentre erano nell’esercito, dall’uso sconsiderato di stupefacenti alla tremenda assunzione in grande quantità di alcool che ha portato anche alla morte di uno dei loro compagni. Doc (Steve Carell), oltre ad aver perso suo figlio, è anche rimasto vedovo da poco e, per via di un carattere parecchio irriverente e senza peli sulla lingua, si ritrova allo sbando, non aiuta il fatto che all’epoca è stato anche congedato dal corpo dei Marines per cattiva condotta. Sal (Bryan Cranston), invece, è un uomo solitario che pare quasi allergico ad ogni tipo di amichevole compagnia ed ora gestisce quasi controvoglia un bar. Mentre Mueller (Laurence Fishburne) pare l’unico che è riuscito a riprendersi dopo gli anni passati in guerra, dopo una vita passata all’insegna del divertimento e della sregolatezza, ora è un pastore ed un uomo di chiesa. I momenti che passano insieme li portano spesso a scontrarsi, non condividono la stessa filosofia, ma non possono negare il legame che li unisce e che li porta col tempo a riaccendere una grande e vecchia amicizia.
La recensione di “Last Flag Flying” (2017)
“Last Flag Flying”, nonostante sia una trasposizione sul grande schermo, riesce attraverso un accurato lavoro di sceneggiatura e regia a raccontare una storia molto credibile, una serie di eventi che portano i protagonisti a riflettere su diversi temi, dal loro oscuro e brusco passato al futuro incerto che li aspetta. L’intero lungometraggio, nonostante una trama pressoché lineare, affronta lungo la narrazione una serie di alti e bassi, passando da un racconto più emotivo e strappalacrime alternato al classico dramma con elaborazione del lutto più tradizionale. Linklater dal canto suo si trova perfettamente a suo agio nel trasporre un prodotto del genere poiché, grazie alla sua incredibile e travolgente delicatezza, riesce spesso ad elaborare dei film confezionati ad hoc che trattano bene o male argomenti simili. Tante sono le tematiche che più di una volta il cineasta americano ha affrontato lungo la sua carriera dietro la macchina da presa ed, anche questa volta, la sfida in cui s’imbatte l’autore e realizzare una profonda riflessione, senza abbandonare anche solo per un momento la sua poetica. Una filmografia altalenante potrebbe inizialmente creare dei dubbi nei fortunati spettatori che hanno avuto modo di visionare la pellicola, almeno al di fuori dei confini italiani, ma il risultato finale è tutto fuorché banale o di semplice fattura. La più grande capacità di Linklater è quella di rendere accessibile ogni tipologia di racconto in cui si imbatte e che sceglie di realizzare sotto forma di film per il cinema, proprio come quello che firma nel 2017.
Partendo da un ritratto tragico e drammatico degli Stati Uniti, il regista racconta il rapporto tra il suo Paese e la guerra, quella tipologia di conflitto che finisce per portare solo morte e distruzione, sia fisica sia psicologica. Un trauma presente in ognuno dei protagonisti di questo adattamento cinematografico, tutti loro sono partiti in un modo e sono tornati in un altro, profondamente sconvolti e svuotati. Il risultato sono tre differenti visioni della vita da parte di personaggi dalle personalità e qualità differenti, ma che hanno affrontato la stessa tragedia. C’è chi si è lasciato totalmente andare, travolto dagli incubi del passato, e chi, invece, ha provato a rimettersi in gioco percorrendo un nuovo ed inesplorato percorso. Un evento inaspettato, però, finisce per riportarli uno di fronte all’altro, quasi come se il loro destino fosse segnato e questo nuovo incontro dovesse accadere per forza. Di conseguenza, per via del tempo che passano insieme i tre protagonisti, prende vita un duro quanto profondo confronto di ideologie che rispecchia le loro differenti caratteristiche. Gli attori regalano al pubblico tre magnifiche prove: Carell riveste i panni di Doc, il personaggio dall’animo più sensibile, segnato dal recente lutto, Fishburne interpreta, invece, il redento Mueller, l’unico che sembra tornato sulla retta via, mentre l’ultimo non per importanza è Cranston, attore tremendamente sottovalutato, ma che realizza la performance migliore con il suo Sal, un uomo che ha trovato la sua zona di comfort nella solitudine, ma che finisce attraverso il suo inaspettato umorismo a tirar su il morale di chi lo circonda.
Una drammatica riflessione sul lutto e l’amicizia
“Last Flag Flying” è una commovente e drammatica riflessione sul lutto e l’amicizia che Linklater sceglie di portare sullo schermo affrontando anche altre diverse tematiche. Non manca un’aspra critica alla guerra e le conseguenze che comporta un conflitto, senza nasconderne anche una più generale nei confronti del suo Paese, gli Stati Uniti, e la loro politica militare. Il regista riesce nell’interno di portar in scena un vero e proprio dramma che al suo interno mantiene anche qualche sfumatura della commedia grazie ad una vena umoristica mai sopra le righe. Tutto si muove lungo una linea sottile che unisce crudeltà, patriottismo, verità, bugie, famiglia, tempo e dolore. Un’opera non esente da difetti, più di una volta il ritmo risulta fin troppo compassato ed il commovente finale non restituisce una chiusura perfettamente degna del profondo messaggio di fondo, ma, grazie anche a delle ottime e coinvolgenti performance, il cineasta texano riesce a confezionare un prodotto di gradevole fattura che fa riflettere il pubblico. E’ un gran peccato che in Italia sia passato in rassegna solo attraverso un festival e non abbia trovato spazio anche nelle sale. Questo film “perduto” per il mercato italiano resta uno dei titoli più sconosciuti della filmografia di uno dei maestri del cinema moderno e contemporaneo tra i più sottovalutati.