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Recensione – Me and Orson Welles: Linklater e l’amore per il teatro

Me and Orson Welles di Richard Linklater

SCHEDA DEL FILM

Titolo del film: Me and Orson Welles 
Genere: Drammatico, Commedia 
Anno: 2009
Durata: 114′ 
Regia: Richard Linklater 
Sceneggiatura: Holly Gent Palmo e Vincent Palmo Jr. 
Cast: Zac Efron, Christian McKay, Claire Danes e Ben Chaplin 
Fotografia: Dick Pope 
Montaggio: Sandra Adair 
Colonna Sonora: Michael J. McEvoy 
Paese di produzione: Stati Uniti d’America, Regno Unito 

Tratto dall’omonimo romanzo di Robert Kaplow, “Me and Orson Welles” è un film del 2009 diretto dal cineasta statunitense Richard Linklater. Un’altra opera parecchio opaca per un regista abile nel trasporre sul grande schermo delle ottime commedie dalla sfumature romantiche, ma in ogni caso resta una lucida rappresentazione del mondo teatrale attraverso una figura realmente esistita come quella di Orson Welles: all’epoca ancora alle prese con il teatro, ma che da lì a poco riscriverà la storia del cinema. Di seguito la trama e l’analisi del quattordicesimo film di Linklater. 

La trama di Me and Orson Welles, il quattordicesimo film di Linklater 

New York, 1937. Un giovane studente, Richard Samuels (Zac Efron), incontra casualmente Orson Welles (Christian McKay), uno dei più grandi cineasti di tutti i tempi che all’epoca realizzava ancora opere teatrali. Il regista, inaspettatamente folgorato da questo incontro con il ragazzo, decide di offrirgli un piccolo ruolo in “Julius Caesar” di William Shakespeare, la sua prossima produzione teatrale. Rimasto affascinato dall’autore, Richard attraverso una nuova amicizia finisce per crescere ed imparare tante e diverse cose sulla vita ed anche sull’amore. 

Me and Orson Welles di Richard Linklater

La recensione di “Me and Orson Welles” (2009) 

Richard Linklater con “Me and Orson Welles” traspone sul grande schermo l’ennesimo romanzo omonimo, un’operazione che lungo la sua carriera l’autore americano ha trattato diverse volte, spesso non riuscendo a raggiungere il risultato sperato. Se da un punto di vista artistico il regista texano è sempre riuscito a dire la sua, portando in scena un tocco incredibilmente unico, da un lato più tecnico più di una volta non è riuscito a dare vita ad un prodotto di buon livello: da “Newton Boys” (1998) al precedente “Fast Food Nation” (2006), quando Linklater ha deciso di realizzare un gran numero di adattamenti cinematografici è spesso incappato in storie deboli e, qualche volta, completamente in contrapposizione con la sua particolare filosofia. Sfortunatamente anche con questo nuovo lungometraggio il risultato non è da meno: ovviamente non manca il suo tocco, soprattutto nella direzione degli attori, ottima la gestione di tutto il cast, e nella messa in scena, decisamente inferiore a molti lavori precedenti, ma che riesce a mostrare una buona raffigurazione del dietro le quinte di un’opera teatrale. 

 

La storia ed i vari intrecci che si vengono a creare tra i vari personaggi rappresentano uno dei punti deboli di questo scialbo adattamento, ma tra gli aspetti più positivi non possono che esserci gli attori ed il cast in generale: la scelta di Zac Efron, reduce dall’enorme successo della trilogia targata Disney ChannelHigh School Musical”, nei panni del protagonista risulta funzionale al ruolo del personaggio nella storia, mentre Christian McKay, che riveste i panni di Orson Welles, realizza un ritratto incredibile del famoso cineasta, tanto da guadagnarsi una gran numero di riconoscimenti e interpretando più di una volta il suo personaggio anche in successive rappresentazioni teatrali. Il resto del cast è composto da Claire Danes, Ben Chaplin, Zoe Kazan, Eddie Marsan, Kelly Reilly, James Tupper e Leo Bill. 

 

Me and Orson Welles” è il quarto progetto dove Linklater non si occupa della scrittura della sceneggiatura, il regista ha spesso collaborato direttamente con gli autori originali del romanzo o dell’opera/testo teatrale da cui poi ha tratto il rispettivo adattamento. Nonostante questo dettaglio ha più di una volta elaborato attraverso la messa in scena un prodotto di ottimo livello, ma con il film del 2009 si percepisce, proprio come accaduto in altri progetti come “SubUrbia” (1996) o “Bad News Bears” (2005), che questa volta il regista si è posto unicamente al servizio del film, senza imporre il proprio pensiero e stile. Inutile sottolineare che anche questa nuova trasposizione va ad aumentare l’elenco delle grandi delusioni al botteghino della carriera del cineasta statunitense, a fronte di un budget di circa 25 milioni il film non riesce a portare nelle casse della produzione più di 2,5 milioni di dollari. Una spesa all’epoca abbastanza corposa che non ha portato a risultati considerevoli, inoltre, non sono mancati problemi anche legati ai diritti distributivi della pellicola, nonostante un lato tecnico piuttosto ricercato e curato quasi nei minimi dettagli: le riprese, infatti, sono state effettuate tra gli Stati Uniti ed il Regno Unito utilizzando come location principale il Gaiety Theatre, situato sull’Isola di Mann e molto simile allo storico Mercury Theatre dove è andato in scena il vero “Julius Caesar” di William Shakespeare. 

Me and Orson Welles di Richard Linklater

Linklater e l’amore per il teatro 

Me and Orson Welles” resta a tutti gli effetti un’ottima rappresentazione del mondo teatrale, del suo dietro le quinte, delle storie e delle relazioni che si sviluppano al suo interno. Un altro lungometraggio che pare avere davvero poco a che fare con il resto della filmografia del cineasta statunitense, un titolo che come molti altri si discosta dall’incredibile qualità di altri titoli di Linklater. Non basta portare in scena una raffigurazione particolarmente fedele della messa in scena di un’opera teatrale, la storia risulta inutilmente intricata quando si concentra inutilmente sulla sotto-trama sentimentale. Un elemento, quello legato al romanticismo che l’autore ha sempre proposto con una chiave di lettura originale, basti pensare alla potenza e bellezza della trilogia Before, ma questa volta gli intrecci amorosi risultano banali e scontati. 

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