Cerca
Close this search box.

Recensione – Fast Food Nation: un ambizioso film d’inchiesta

Fast Food Nation di Richard Linklater

SCHEDA DEL FILM

Titolo del film: Fast Food Nation 
Genere: Drammatico
Anno: 2006 
Durata: 114′
Regia: Richard Linklater 
Sceneggiatura: Richard Linklater, Eric Schlosser 
Cast: Greg Kinnear, Ashley Johnson, Wilmer Valderrama, Ethan Hawke, Bruce Willis, Kris Kristofferson, Patricia Arquette, Bobby Cannavale, Avril Lavigne e Paul Dano 
Fotografia: Lee Daniel
Montaggio: Sandra Adair 
Colonna Sonora: Friends of Dean Martinez 
Paese di produzione: Stati Uniti d’America

Fast Food Nation” è un film del 2006 co-scritto e diretto da Richard Linklater, basato sul saggio best-seller omonimo del giornalista Eric Schlosser. Un film inchiesta sulla cultura dei classici e famosi fast food, dalla nascita delle prime catene di montaggio ai problemi di produzione che spesso questi franchise incontrano sul loro percorso. Un altro tassello della filmografia dell’autore texano, anch’esso, proprio come il titolo precedente “A Scanner Darkly” (2006), presentato in anteprima mondiale al Festival di Cannes. Di seguito la trama e la recensione del tredicesimo film di Linklater. 

La trama di Fast Food Nation, il tredicesimo film di Linklater

Don Anderson (Greg Kinnear) è un direttore marketing di una catena di fast food, la Mickey’s Food Restaurants, che decide di visitare uno degli stabilimenti di macellazione ed il principale fornitore di carne del franchise. L’obiettivo è capire se l’impianto segue le direttive e le norme di sicurezza stabilite dalla legge, poiché alcune inchieste hanno evidenziato la presenza di materia fecale nella carne del noto fast food. Durante il tour organizzato, però, a Don vengono mostrate solamente le aree di lavoro incontaminate e quindi perfettamente efficienti e regolari, ma, una volta incontrato anche l’allevatore Rudy Martin (Kris Kristofferson) da cui proviene il bestiame pronto al macello, l’impiegato della Mickey’s scopre che molte delle normative previste vengono puntualmente ignorate a causa dell’eccessiva velocità richiesta negli stabilimenti, per portare a termine il lavoro il prima possibile. Nel frattempo, il film segue anche diverse altre vicende legate indissolubilmente al franchise protagonista: dai semplici commessi del fast food, passando per la storia di alcuni immigrati clandestini, fino ad un gruppo di giovani attivisti. 

Fast Food Nation di Richard Linklater

La recensione di “Fast Food Nation” (2006) 

Fast Food Nation” è una trasposizione cinematografica di un saggio giornalistico che Linklater sceglie di romanzare e portare sul grande schermo. La decisione di virare sul film di finzione, piuttosto che imbattersi in un classico documentario, pare inizialmente un’idea più che avvincente. Diverse storie che si intersecano con un gran numero di personaggi variegati che hanno, in un modo o nell’altro, un certo tipo di legame con la catena di fast food. Il cast è, infatti, abbastanza numeroso e può vantare attori come: i precedentemente citati Greg Kinnear e Kris Kristofferson, Wilmer Valderrama, Ashley Johnson, Patricia Arquette, Bobby Cannavale, ma anche l’attore feticcio dell’autore Ethan Hawke, Bruce Willis, Avril Lavigne e Paul Dano. Attori che regalano al pubblico delle ottime interpretazioni, le quali, però, non bastano a confezionare un prodotto di buon livello. Linklater appare fin dai primi minuti del film ingabbiato all’interno di un progetto quasi fine a sé stesso, un’opera dalle indubbie qualità morali, ma che non riesce a dare il giusto spazio ad un cineasta che avrebbe potuto rendere la storia ancor più accattivante, più tagliente, realizzando una vera e propria inchiesta molto più strutturata. La pellicola, invece, finisce per perdersi tra i meandri delle diverse e troppe linee narrative, senza approfondire i tanti e troppi personaggi che finiscono per essere spesso trascurati. Una serie di caratteristiche che l’autore statunitense di solito riesce ad esaltare particolarmente nei suoi film. 

 

Nonostante la presentazione in concorso al Festival di Cannes del 2006, il tredicesimo film di Richard Linklater ha ricevuto diverse critiche parecchio contrastanti, le quali sottolineano alcuni dei problemi evidenziati in precedenza oppure pongono l’attenzione su altri fattori determinati per la riuscita o meno dell’opera: la critica alla base dell’intero racconto che il regista ha deciso di metter in scena è molto più profonda di quanto si possa imaginare, ma questo dettaglio finisce per essere celato al pubblico perché si perde in un confusionaria narrazione. Non si tratta, in realtà, di una semplice critica al mondo dei fast food, ma bensì all’umanità in generale, un dramma ricco di sofferenza e violenza, come si può effettivamente notare nelle sequenze realizzate all’interno di un vero mattatoio. Il film nel suo ricercare una vera e propria provocazione alla fine rimane un debole ritratto di un gruppo di personaggi, scritti in maniera anche un po’ approssimativa, persi e alla ricerca di sé stessi, rinchiusi dentro una banale grande predica. Sicuramente non era l’intento finale di Linklater, un autore di solito molto originale sia dal punto di vista tecnico sia da quello più artistico quando si imbatte in determinati progetti, ma questa volta della sua poetica e della sua filosofia rimane ben poco, nonostante una piccola quanto insignificante vittoria legata ad un pubblico che post-visione, almeno per poco, non sceglierà di nutrirsi in un fast food. 

Fast Food Nation di Richard Linklater

L’ambizioso film d’inchiesta di Richard Linklater

Insomma, “Fast Food Nation” è un’opera ambiziosa, un film d’inchiesta che attraverso il mondo del cinema cerca di lanciare un messaggio ben preciso rivolto alle varie multinazionali e alla società contemporanea. Un’operazione diversa dal famoso film sperimentale “Super Size Me” di Morgan Spurlock, documentario che affronta temi differenti legati più all’obesità ed alle conseguenze dell’eccessivo consumo di cibo da fast food. In “Fast Food Nation” non mancano sprazzi del talento indiscusso di Linklater, ma il film di denuncia non riesce a fare quel passo in più e liberare quello spirito che lo stesso regista fin dal 1988 ha portato sul grande schermo. Un film che si perde in diversi monologhi e dialoghi, apparendo fin troppo statico e poco fluido negli scambi tra i numerosi personaggi che popolano questo drammatico quanto inquietate racconto. 

Voto:
2.5/5
Gabriele Maccauro
3/5
0,0
Rated 0,0 out of 5
0,0 su 5 stelle (basato su 0 recensioni)
Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
Cast:
Genere:

PRO