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Recensione – Reality: persi nel sogno di Matteo Garrone

Reality: la recensione del film di Matteo Garrone

SCHEDA DEL FILM

Titolo del film: Reality
Genere: Drammatico
Anno: 2012
Durata: 115 min
Regia: Matteo Garrone
Sceneggiatura: Matteo Garrone, Massimo Gaudioso, Maurizio Braucci, Ugo Chiti, Luciano Roviello
Cast: Aniello Arena, Nando Paone, Graziella Marina, Nello Iorio, Nunzia Schiano, Rosaria D’Urso
Fotografia: Marco Onorato
Montaggio: Marco Spolentini
Colonna Sonora: Alexandre Desplat
Paese di produzione: Italia

Matteo Garrone è celebre per il suo cinema profondamente realista e impiantato nella società italiana, rappresentata nella sua interezza e crudeltà. Con “Reality” il regista entra in un percorso dove i suoi protagonisti entrano in contatto con qualcosa che sembra trascendere qualsiasi dimensione umana, pur rimanendo sempre in un contesto realistico. Cosa vuol dire tutto ciò? Non resta che scoprirlo continuando la retrospettiva del regista.

La trama di Reality diretto da Matteo Garrone

La trama di “Reality” è riassunta in questo modo:

Luciano Ciotola, che vive a Napoli in un palazzo fatiscente con la moglie e i figli, partecipa alle selezioni de ‘Il Grande Fratello‘. L’uomo si convince di essere osservato dalla produzione della trasmissione televisiva e comincia ad avere i comportamenti più estremi allo scopo di fare una bella figura e guadagnarsi il ruolo tanto ambito.”

Reality di Matteo Garrone: la recensione

La recensione di Reality

Matteo Garrone decide di adottare uno stile molto diretto, affidandosi a delle inquadrature che assumono un tono documentaristico, dove la cinepresa rimane costantemente attaccata al volto del protagonista Luciano. L’autore insegue, in larga parte, ogni singolo movimento del personaggio, in modo che lo spettatore possa non soltanto percepire le vicende attraverso il punto di vista di quest’ultimo, ma soprattutto perché possa notare ogni piccolo dettaglio nel suo lento cambiamento. Il film punta molto sui dialoghi, ma Garrone riesce a dare grande espressività anche quando ci sono i personaggi semplicemente si osservano tra di loro: il silenzio comunicato nell’opera spesso riesce ad essere il cuore delle inquadrature, dove spesso è l’alienazione nello sguardo a parlare.

Lo stile documentaristico di Matteo Garrone viene completamente abbandonato solamente nelle rare volte in cui vengono messe in scena alcune rappresentazioni inerenti al mondo dello spettacolo: queste ultime vengono rappresentate attraverso dei lunghi piani sequenza per evidenziare la lunga lontananza tra il piano terreno dei ceti medi e quello astrale delle star, come se appartenessero ad un altro lato della terra apparentemente irrealizzabile tanto da sembrare dei veri e propri sogni. La stessa colonna di Alexandre Desplat richiama ad un’atmosfera che sembra un misto tra il suono di un carillion e la manifestazione di un circo, come se il film volesse già fare confondere l’atmosfera che non sa (volutamente) se essere una favola o semplicemente uno strano scherzo. Da lodare al massimo l’interpretazione di Aniello Arena, attraverso la quale si è rivelato una grande promessa del cinema italiano e che dovrebbe essere ancora di più considerato dagli altri cineasti rispetto a quante volte lo vediamo oggi sul grande schermo.

Fluttuare al di fuori della realtà

Il lungometraggio catapulta lo spettatore in un contesto semplice, in cui i personaggi vivono delle emozioni attraverso piccoli momenti quotidiani della loro vita, dove raramente accade qualcosa di straordinario per quanto la loro unione familiare sia evidente attraverso una grande forza e sincerità. Tale sincerità tuttavia è espressa anche nel contesto sociale, in cui i protagonisti sono umili ma allo stesso tempo costretti a truffare ed a commettere lavori abusivi pur di cercare di portare il pane a casa. Un contesto duro che per Luciano comincia a diventare sempre più stretto e sempre più difficile da accettare, specialmente quando il sogno di essere qualcun altro comincia a manifestarsi.

Quando prima si parlava di alienazione nello sguardo, ci si riferiva ai momenti in cui Luciano osserva in lontananza, con profonda invidia, le condizioni di star che sono riuscite a diventare famose e a fare dell’esibizione un lavoro che li mette al centro dell’attenzione pagandoli a peso d’oro. Luciano osserva da lontano conscio di non poter afferrare nulla, ma desideroso di ottenere quella condizione straordinaria. L’individuo ritratto da Garrone percepisce la sua vecchia routine come qualcosa di dimenticabile, attaccata ad un contesto sociale che si vuole cancellare dalla propria esistenza, perché è brutto essere percepiti come esseri umani che vengono costantemente ignorati dal mondo in cui si vive. Per questo l’idea di poter entrare a fare parte del Grande Fratello viene rappresentata come una fonte di speranza per poter aspirare ad una soddisfazione migliore non solo agli occhi della gente, ma anche per sé stessi. Non è un caso che i primi provini assumono l’aura di un trionfo della speranza.

Reality di Matteo Garrone è un capolavoro

Tuttavia Matteo Garrone mostra il sogno, ma poi quest’ultimo entra a contatto con la dura realtà, nel momento in cui la delusione di non essere presi comincia ad essere sempre più percepibile. L’occhio del Grande Fratello entra nella mente di Luciano ed è interessante come il film mostri che quest’ultimo si senta osservato da milioni di telecamere, come se ci fossero dei giudici a spiarlo dai vicoli e dalle finestre per vedere se Luciano è degno di essere uno dei nuovi protagonisti del programma, tanto da influenzare i suoi comportamenti pur di fare buone impressioni per quelli che sembrano dei fantasmi. La paranoia di Luciano è un modo per mostrare come oggi la gente si senta costantemente in dovere di dover dimostrare qualcosa, perché i media odierni, in cui gli individui “normali” diventano immediatamente protagonisti del mondo dello spettacolo anche senza che sia richiesto, influiscono sempre di più sulle nostre vite ed i cittadini sono ormai delle marionette di sé stessi.

Ma pur riflettendo su come ormai la società si sia trasformata in una realtà dove tutti hanno la possibilità di essere al centro di tutto, ciò non vuol dire che la fama sia una pretesa, una fase della vita che debba per forza essere raggiunta a tutti i costi. Garrone evidenzia la tragicità di un uomo che cerca in tutti i modi di ottenere la parte nel Grande Fratello, rimanendo sempre più convinto che presto ci sarà qualcuno pronto a portarlo via da quel mondo di “normalità”. Il simbolo chiave è il momento in cui la star Enzo si esibisce in discoteca appeso ad un filo: Luciano, dal basso, tenta continuamente di parlare con lui, ma la folla gli impedisce di poter accedere al dialogo. Enzo è così vicino a Luciano fisicamente, ma le loro condizioni sono così radicalmente lontane che la vicinanza di quel mondo è solo un’illusione continua che può non essere mai soddisfatta. Nel mondo ci sono stelle e Luciano, sfortunatamente, non è una di queste.

E da qui che Garrone mostra come la realtà ed il reality si siano fuse nel peggiore dei modi: la ricerca continua dello scappare dal proprio ceto acceca i volti degli italiani che non vogliono più vivere le loro vite per inseguire un’altra terra, un altro mondo lontano che continuerà a guardare loro con costante silenzio e costante disprezzo. Tutti quanti noi possiamo essere Luciano, non aprendo mai gli occhi e pensare solamente al sogno perdendo contatti con tutte le altre persone intorno a noi, trasformando ogni passione in un’ossessione. “Reality” è un racconto in cui la manifestazione del sogno è mostrata come una lenta morte nell’anima, creando uno dei film più intelligenti nel riuscire a rappresentare il continuo distacco tra il ceto medio ed il mondo dello spettacolo, dove i sogni diventano una realtà irraggiungibile.

Voto:
4.5/5
Gabriele Maccauro
4.5/5
Riccardo Marchese
4.5/5
0,0
Rated 0,0 out of 5
0,0 su 5 stelle (basato su 0 recensioni)
Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
Cast:
Genere:

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