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Recensione – Crocevia della Morte: i Fratelli Coen ed il gangster movie

Crocevia della Morte di Joel ed Ethan Coen

SCHEDA DEL FILM

Titolo del film: Crocevia della morte (Miller’s Crossing) 
Genere: Gangster, Thriller 
Anno: 1990
Durata: 115′
Regia: Joel ed Ethan Coen 
Sceneggiatura: Joel ed Ethan Coen 
Cast: Gabriel Byrne, Marcia Gay Harden, John Turturro, Jon Polito, Albert Finney, Steve Buscemi e Frances McDormand
Fotografia: Barry Sonnenfeld 
Montaggio: Michael R. Miller 
Colonna Sonora: Carter Burwell 
Paese di produzione: Stati Uniti d’America, Regno Unito

Nel 1990 i fratelli Joel ed Ethan Coen realizzano un nuovo film, questa volta proiettandosi in un ulteriore nuovo genere, rispetto ai precedenti noir e commedia, ovvero il gangster movie: “Crocevia della Morte”, in originale “Miller’s Crossing”, è il terzo lungometraggio firmato dai due cineasti statunitensi, liberamente ispirato o tratto dai romanzi “Piombo e Sangue” (1927) e “La Chiave di Vetro” (1930) entrambi dello scrittore ed investigatore Dashiell Hammett. Una storia di faide e scontri tra famiglie di gangster e criminali ambientata durante il proibizionismo. Di seguito un approfondimento della trama ed una breve analisi dell’opera dei Fratelli Coen. 

La trama di Crocevia della Morte, il terzo film dei Coen 

Verso il finire degli anni ’20, nella seconda parte dell’era del proibizionismo, due tra le più grandi organizzazioni malavitose entrano in guerra per via di Bernie Bernbaum (John Turturro), un allibratore ebreo. Leo O’Bannon (Albert Finney), il boss della mafia irlandese, decide di concedere a Bernie “protezione” visto che è fidanzato con sua sorella Verna Bernbaum (Marcia Gay Harden), ma a volerlo morto è il capo della controparte criminale italiana Johnny Caspar (Jon Polito). Pare, infatti, che l’apparentemente ingenuo Bernie faccia la cresta sui guadagni del grande circuito di scommesse, riguardante incontri truccati di pugilato organizzati proprio dal boss italo-americano. Come se non bastasse, la situazione si rivela ancor più complicata quando si scopre che Verna segretamente frequenta anche Tom Reagan (Gabriel Byrne), il fidato braccio destro di Leo. Una tresca, una serie di inganni e tradimenti che finiscono per provocare questo scontro tra bande criminali dal finale decisamente dal sapore amaro. 

Crocevia della Morte di Joel ed Ethan Coen

La recensione di “Crocevia della Morte” (1990) 

Crocevia della Morte” è, forse, una delle opere meno conosciute o popolari della filmografia di Joel ed Ethan Coen, ma anche se resta il loro terzo lungometraggio, si tratta senza ombra di dubbio di un primo piccolo capolavoro. Un gangster movie in piena regola che i due fratelli riscrivono, proprio come con il neo-noir “Blood Simple” (1984) e la commedia sgangherata “Arizona Junior” (1987), mescolandolo con diversi altri generi cinematografici, giocando su quelle sfumature che hanno reso famosi i successivi progetti della coppia di cineasti plasmando anche il loro inconfondibile stile. Il terzo film dei Fratelli Coen parte da un lavoro di scrittura parecchio complesso: sono diverse le trame e sotto trame che finiscono per confluire nello stesso arco narrativo. Un progetto che ha messo a dura prova Joel ed Ethan, tanto da potarli all’epoca a prendersi una pausa e, nel frattempo, completare il film che realizzeranno poi l’anno successivo “Barton Fink – E’ Successo a Hollywood” (1991). Tutto è partito dalla semplice raffigurazione di un cappello di colore nero che si posa sul terreno di una foresta, un’immagine che chiude la sequenza che mostra i titoli di testa e che, una volta finito di vedere il film, assume una parvenza di iconicità restando nell’immaginario collettivo dei più cinefili, oltre a rappresentare una vera e propria ossessione per il protagonista. Non mancano, come per i due film precedenti tanti omaggi da parte dei Coen ad altre opere cinematografiche e non che hanno in qualche modo trattato lo stesso genere di film: proprio come i già citati lavori di Dashiell Hammett, importanti sono i parallelismi con alcuni dei personaggi de “La Chiave di Vetro”, mentre la guerra o scontro tra malavitosi che funge da sfondo della storia appartiene, invece, all’altro romanzo “Piombo e Sangue”, anch’esso precedentemente citato. 

 

Da un lato ci sono Joel ed Ethan Coen che come al solito si distribuisco tra i vari ruoli di registi, sceneggiatori e produttori, dall’altro lato, invece, tornano nuovamente alcuni dei loro fidati collaboratori: da Barry Sonnenfeld alla fotografia all’attrice Frances McDormand, qui presente solo in un piccolo cameo. Per la realizzazione del film i due fratelli si sono rivolti anche a parenti ed amici per dei ruoli minori, tra quelli degni di nota c’è sicuramente quello del loro grande amico e regista Sam Raimi, anche lui interprete di un cameo. Questa volta, però, a farla da padrone è un cast rinnovato e composto da grandi nomi: a partire dal protagonista Tom Reagan interpretato da un meraviglioso Gabriel Byrne, uno dei personaggi migliori che hanno preso vita sullo schermo grazie ai Coen, ma ci sono anche i due boss della malavita interpretati da Albert Finney e Jon Polito, senza dimenticare i due futuri attori feticci dei Coen John Turturro e Steve Buscemi che rivestono i panni rispettivamente di Bernie Bernbaum e Mink. A completare il cast ci sono Marcia Gay Harden, J.E. Freeman, Mike Starr e Olek Krupa. “Crocevia della Morte” è un film tecnicamente eccelso, riesce attraverso l’architettura di New Orleans, luogo in cui si sono svolte le riprese anche se la città in cui è ambientata la storia non viene mai specificata nel film, a raccontare l’epoca in sui si svolgono i fatti narrati. Ottimo il lavoro di scenografia e di costumi, per non parlare della solita splendida colonna sonora firmata niente poco di meno che dal solito e storico collaboratore del duo Carter Burwell. Il compositore statunitense ha preso spunto dalla famosa ballata popolare irlandese “Sarsfield’s Lamentation” (1691) che funge da motivo persistente lungo tutto l’arrangiamento, spaziando proprio come i Coen tra i generi musicali, sono infatti presenti anche sonorità jazz e classiche. 

 

Nonostante la bellezza e la grandiosità dell’opera grazie ad una messa in scena allo stesso tempo tagliente e leggera, come spesso è accaduto durante la carriera dei Coen, anche questa volta con il loro terzo film si parla di un gran fallimento al botteghino. A fronte di un budget stimato intorno ai 10-15 milioni di dollari, il film ha guadagnato solo 5 miseri milioni. Un problema in cui spesso hanno incappato i due cineasti, ma che non ha di certo tarpato le ali e il futuro brillante che da lì a poco aspettava questa grande coppia di autori. Un successo che probabilmente non è arrivato per l’ancora poca notorietà verso il grande pubblico di Joel ed Ethan, due registi cardine del cinema indecentemente, ma potrebbe essere anche dovuto dalla presenza sul grande schermo nello stesso anno di altri titoli dello stesso genere come “Il Padrino – Parte III” di Francis Ford Coppola e “Quei Bravi Ragazzi” di Martin Scorsese due film all’epoca decisamente più popolari e realizzati da altri due grandissimi maestri. Ad oggi, però, lo stesso film dei Coen è considerato tra i migliori film gangster degli anni ’90, un’altra piccola perla riscoperta fortunatamente con il passare del tempo. 

Crocevia della Morte di Joel ed Ethan Coen

I Fratelli Coen alle prese con il gangster movie

Nel giro di quattro anni i fratelli Joel ed Ethan Coen confezionano tre film ognuno migliore del precedente e con “Crocevia della Morte” raggiungono il loro primo apice di una carriera eccezionale. Un gangster movie in perfetto stile Coen, due autori che fin dal loro esordio dietro la macchina da presa conservano uno sguardo così particolare ed inimitabile. In tanti ci hanno provato successivamente, basti pensare a George Clooney e la sua carriera da regista composta da buoni film che tentano in parte di ricalcare quello stile inconfondibile dei due maestri. Anche questa volta il pubblico si trova di fronte ad un’opera apprezzata con il passare del tempo, che ha riscosso un discreto successo solo diversi anni dopo rispetto all’uscita sul grande schermo. Uno dei titoli più sottovalutati, ma che cela al suo interno una delle creazioni migliori scaturite dalle mani di due fratelli che hanno fatto la storia del Cinema, quello con la C maiuscola. “Crocevia della Morte” conserva in sé l’anima del film gangster, ma non mancano quelle immancabili sfumature che lo rendono un prodotto unico nel suo genere oltre che un cult, realizzato con una grandissima leggerezza, quella stessa leggerezza che finisce per dar vita a quella brezza che fa fluttuare l’iconico cappello nero tra le foglie e gli alberi della foresta. 

Voto:
4.5/5
Vittorio Pigini
4/5
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