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Recensione – Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, diretto da Alfonso Cuaron

Primo cambio dietro la macchina da presa per il proseguo della saga. Alfonso Cuaron dirige il terzo capitolo dopo i due di Chris Columbus. È davvero così terribile come lo descrivono i fan del libro?
La recensione di Harry Potter e il prigioniero di Azkaban

Distribuito nelle sale cinematografiche britanniche il 31 maggio 2004 mentre in quelle statunitensi e italiane il 4 giugno dello stesso anno. Tratto dall’omonimo romanzo di J.K. Rowling, diretto da Alfonso Cuaron, scritto da Steve Kloves, prodotto da David Heyman mentre la colonna sonora è composta dal Maestro John Williams. Il cast comprende: Daniel Radcliffe, Rupert Grint, Emma Watson, Gary Oldman, David Thewlis, Emma Thompson, Robbie Coltrane, Michael Gambon, Robert Hardy, Alan Rickman, Maggie Smith, Tom Felton, James Phelps, Oliver Phelps, Richard Griffiths, Fiona Shaw, David Bradley e Timothy Spall. Candidato a due premi Oscar, nelle categorie: miglior colonna sonora a migliori effetti visivi.

La trama di Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, diretto da Alfonso Cuaron

Dopo un’altra orribile estate trascorsa dagli zii Dursley, per Harry è quasi arrivato il momento di iniziare il terzo anno alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Tutto sembra tranquillo fino a quando non viene avvertito da Arthur Weasley che un pericoloso criminale e seguace di Voldemort, Sirius Black, è evaso da Azkaban, la prigione di massima sicurezza dei maghi. Così il preside della scuola Albus Silente mette sotto sorveglianza il castello, che viene circondato dai Dissennatori, creature terrificanti che fanno da guardia ad Azkaban e che si nutrono della felicità e dei bei ricordi delle persone. Inoltre, dal momento che Harry si ritrova più volte assalito da essi, il nuovo professore di Difesa contro le Arti Oscure, Remus Lupin, impartisce al giovane mago delle lezioni private su come affrontare queste creature, insegnandogli a usare l’Incanto Patronus, un potente incantesimo. Nel frattempo, Harry insieme ai suoi inseparabili amici, Ron e Hermione, comincia a fare delle scoperte agghiaccianti su Sirius Black: viene a sapere infatti che in realtà è il suo padrino e che fu lui a tradire i suoi genitori consegnandoli a Voldemort. Ma tra ippogrifi e lupi mannari, scoprirà che la verità è tutt’altro che scritta.

 

 

 

 

La recensione di Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, con Gary Oldman ed Emma Thompson

Una volta giunti all’età adulta ogni anno pare sempre uguale, il tempo scorre in maniera naturale e meccanica, una volta superata la fase di crescita si raggiunge una determinata stabilità, di conseguenza anche il modo di vedere ciò che sta intorno perde di meraviglia. I nostri protagonisti invece stanno attraversando la cruciale fase d’intermezzo: inizia un processo di metamorfosi in cui l’infanzia sta per essere messa alle spalle, avvicinandosi gradualmente ad una nuova condizione. Uno step importante che riguarda due aspetti fondamentali: il corpo e la mente; la parentesi fisica della pubertà è affiancata da una consapevolezza caratteriale impetuosa, spavalda, tanto che forse i Dursley ora si possono affrontare a viso aperto senza più timori reverenziali, così come nemmeno il professor Piton non pare più così minaccioso tanto da tenergli testa con quel pizzico d’insolenza tipico della preadolescenza, oppure si sfoga la rabbia accumulata con un pugno dritto sul naso a chi con la propria lingua ferisce più della spada.

 

 

Non tutte le mutazioni però possono essere ben accette: se molti non vedono l’ora che la natura faccia il suo corso, altri invece si ritrovano a dover subire delle condizioni “particolari”, che non permettono una vita normale o un’integrazione normale. È il caso di Remus Lupin, falcidiato, prima di tutto interiormente, dall’essere troppo diverso per condividere col resto del mondo i propri sentimenti o sognare progetti, una condizione di emarginato che mese dopo mese solidifica il rapporto con Harry, dato che proprio i suoi genitori hanno visto in lui qualcosa che gli altri non sono mai riusciti a vedere, ed Harry di riflesso, impara a conoscere quei genitori rimasti precocemente un vago ricordo.  La sequenza della trasformazione in lupo mannaro è un pezzo di bravura: sia visivamente che sensorialmente si riesce a percepire tutto il dolore provocato in lui, le ossa e la carne fanno rumore nel loro mutarsi, una resa macabra quasi fosse uscita da un racconto de Le Metamorfosi di Ovidio, con la resa grafica della creatura convincente, capace di superare la prova del tempo.

 

 

 

 

Le tematiche di Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, candidato a due premi Oscar

La trasformazione del corpo può anche essere utilizzata per nascondere quello che si è veramente. Peter Minus, infatti, ha bisogno di mantenere sembianze fittizie per tenere in piedi il castello di bugie messo in piedi da molti anni. Un rifugio per chi non sa affrontare la vita a viso aperto, agisce dietro le spalle, nell’ombra, dimostrandosi incapace di prendersi sulle spalle le conseguenze delle proprie azioni, recitando una parte che rappresenta a pieno la sua personalità, un’esistenza caratterizzata dalla farsa e dalla doppiezza. Una macchinazione che ha causato un errore giudiziario durato dodici anni, in cui un innocente ha visto negarsi la libertà e la reputazione nei confronti dell’opinione pubblica.

 

 

Una verità che andrebbe ha bisogno di essere ribaltata, tentativo che riesce solo in parte, ma comunque riesce ad essere significativo, visti i sentimenti di Harry mutati alla fine del racconto nei confronti del suo padrino. Infine, la lezione della materia magica per eccellenza riguarda una creatura fantastica mutaforma (il molliccio) capace di assumere sembianze diverse, in base a cosa fa paura a chi gli sta davanti. La paura, infatti, non solo si identifica in circostanze diverse da persona a persona, ma anche nel corso della vita di ognuno le paure tramutano, ciò che spaventava ieri non lo fa più oggi, lasciando spazio a qualcos’altro. Quello che non deve cambiare mai è la volontà di affrontarle.

Voto:
4/5
Andrea Barone
4.5/5
Andrea Boggione
4.5/5
Christian D'Avanzo
4/5
Gabriele Maccauro
3/5
Riccardo Marchese
3.5/5
Alessio Minorenti
3.5/5
Matteo Pelli
4/5
Paola Perri
4/5
Vittorio Pigini
4/5
Bruno Santini
3.5/5
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Genere:

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