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Recensione – A Fistful of Fingers: il debutto alla regia di Edgar Wright

Nel 1995 un giovane regista britannico, Edgar Howard Wright classe ’74 nativo di Poole nei pressi di Bournemouth, debutta dietro la macchina da presa con il suo primo lungometraggio “A Fistful of Fingers”, una sorta di parodia dello spaghetti-western. Dopo una serie di cortometraggi indipendenti, il cineasta inglese arriva sul grande schermo con un progetto che pone le basi del suo cinema, nonostante una distribuzione molto limitata. Di seguito la trama e la recensione del primo film di Edgar Wright. 

La trama dell’esordio alla regia di Edgar Wright

Un cowboy o pistolero (Graham Low) e alla ricerca dello spietato fuorilegge Calamity Keith (Mark Sheffield), il quale ha causato la morte del suo cavallo. Una storia che, in realtà, si basa su una sfilza di sketch comici che riprendono in maniera parodistica i grandi capolavori del western, dal classico al già citato spaghetti-western.

La recensione di “A Fistful of Fingers” (1995) 

Il giovanissimo, all’epoca, Wright sceglie di esordire con il suo primo lungometraggio realizzando una grande e divertente satira. Un progetto che definire low budget è poco, la scelta di utilizzare i suoi amici, pochissime location ed una storia non semplice, ma di più, dimostra il peso specifico del film. Nonostante una serie di deficit, però, il regista britannico prenda la decisione di non prendersi sul serio e realizza un’opera prima di tutto rispetto. Un’ora e mezza tra una sparatoria ed una cavalcata, dialoghi ricchi di dark humor, riferimenti ai vari da “Per un Pugno di Dollari” a “Butch Cassidy”, che scorre senza troppi intoppi.

Un potpourri di trovate e scelte di messa in scena brillanti, per la giovane età dell’autore, che riescono a divertire il pubblico. Una caratteristica che quindi fin dagli esordi è tipica del cinema di Edgar Wright, un regista capace negli anni di costruirsi una carriera ed una filmografia incredibile che spazia dalla commedia all’horror, senza dimenticare il grottesco ed il poliziesco. Il suo più grande pregio resta quello di spaziare e giocare con i generi, ma dando vita ad opere uniche e riconducibili solo ed unicamente al suo personalissimo stile. Tra parodie, come questo suo esordio, successivamente gialli e mistery, fino ad arrivare al vero e proprio thriller. Una filmografia esigua che, nonostante pochi titoli in elenco, resta probabilmente una delle più continuative e di qualità, soprattutto tra gli autori suoi coetanei.

 

Questo primo film, poco amato dal suo creatore, resta un esordio che mostra il puro talento di un futuro autore. Ci sono slapstick, umorismo, un comparto tecnico ed effetti speciali molto artigianali (basti pensare al cavallo Easy) che funzionano, ma a dare quel tocco in più a questo western è senz’altro la grandissima tecnica dietro la macchina da presa di Edgar Wright, senza dimenticare anche una parte realizzata con la tecnica dell’animazione, oltre ad un montaggio che dimostra le idee ben chiare rispetto al progetto di grande natura amatoriale. Un primo tassello importante per la futura carriera di un, allora, ancora acerbo regista pronto a stupire il pubblico con le sue incredibili storie ricche di influenze diverse: dai grandi classici al cinema più moderno, restando tutti e sette, ad oggi, titoli estremamente attuali. 

Un debutto di tutto rispetto  

A Fistful of Fingers” è una splendida opera prima che non fa altro che proporre per la prima volta, in maniera ancora un po’ grezza, l’incredibile talento di un futuro autore cinematografico. Edgar Wright esordisce al cinema con un film contenente i canoni del suo personale sguardo e punto di vista sul mondo della settima arte. Un grande omaggio, in particolare al filone western, che dimostra il grande amore per il cinema da parte di Edgar Wright. Un debutto che, oltre a forgiare il suo stile, ha portato il regista britannico a girare una serie televisiva dove ha conosciuto l’attore Simon Pegg, il protagonista della famosa e successiva Three Flavours Cornetto o Trilogia del Cornetto (“Shaun of the Dead”, “Hot Fuzz” e “The World’s End”). 

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