Nuovo appuntamento con l’approfondimento sulle piattaforme streaming, una rubrica che ha l’obiettivo di andare a consigliare, non recensire, 5 film a prescindere dal loro genere, dalla loro durata o dall’anno d’uscita con un nuovo articolo ogni settimana, ciascuno inerente una diversa piattaforma. Oggi è il turno di Netflix. Di seguito dunque, ecco i 5 titoli di marzo 2023.
Arrival – Denis Villeneuve (2016)
Presentato in anteprima alla 73esima Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica Di Venezia, Arrival è l’ennesimo grande film di uno dei registi più bravi ed influenti della sua generazione, ovvero Denis Villeneuve. Tra i suoi pregi c’è infatti l’aver sempre diretto film perfettamente riconoscibili ma che riescono a mediare perfettamente tra l’opera d’autore ed il Blockbuster ed Arrival non fa eccezione: il film infatti ha incassato più di 200 milioni di dollari nel mondo, a fronte di un budget di 47 milioni.
Un film di fantascienza cupo, con immagini che vanno via via quasi a scomparire, a nascondersi dietro la nebbia ed a questi enormi oggetti che arrivano sulla terra, lasciando il mondo tanto incuriosito quanto spaventato dall’ignoto, da ciò che non conosce ma che adesso è reale, concreto. Ciò che però lascia estasiati è il lavoro sul linguaggio che porta avanti il film, la comunicazione e l’incomunicabilità, il tentativo di relazionarsi con queste creature – degli eptapodi – che si esprimono tramite una sorta d’inchiostro interno con il quale non scrivono parole ma disegnano con un linguaggio, se vogliamo, più simile a quello per caratteri che troviamo in Asia. Uno dei migliori film di fantascienza degli ultimi anni.

E’ Stata La Mano Di Dio – Paolo Sorrentino (2021)
Anch’esso presentato in anteprima alla Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica Di Venezia, ma alla sua 78esima edizione – dove ha vinto il Gran Premio Della Giuria ed il Premio Marcello Mastroianni per l’interpretazione di Filippo Scotti – E’ Stata La Mano Di Dio è indubbiamente uno dei migliori film di Paolo Sorrentino. Un’opera intima e liberamente ispirata proprio all’adolescenza del regista italiano, che ci racconta in maniera meravigliosa non solo la città di Napoli ma anche i rapporti umani, la relazione tra Fabietto ed i suoi genitori, suo fratello, i suoi parenti e soprattutto sua zia Patrizia, ma anche il suo incontro con Antonio Capuano e la nascita del suo amore per il cinema. D’altronde, di cosa parla E’ Stata La Mano Di Dio se non dell’amore in tutte le sue sfaccettature, amore che passa da momenti felici alla perdita, al lutto come dolore immenso ma che, forse, serve anche da benzina per trovare la forza di combattere per ciò che più ci sta a cuore, nel caso di Fabietto il suo sogno di diventare un regista.
Tutto ciò, passando attraverso la figura di Diego Armando Maradona, il più grande calciatore della storia che a Napoli ha avuto e continua ad avere un ruolo quasi divino, un qualcosa che trascende e che nel film – tranne una piccola apparizione – è sempre fuori campo, vive attraverso le parole dei personaggi e le immagini del mondiale del 1986, che l’Argentina vinse anche grazie al suo gol di mano segnato all’Inghilterra: la mano di Dio, quella che ha portato la gioia di avere acquistato Maradona al dolore per la perdita dei suoi genitori e, in un certo senso, riprendendo anche le figure di San Gennaro e del Munaciello, giocando tra sacro e profano. Un capolavoro, un film fatto col cuore e che non potrà non conquistarvi.

Anima – Paul Thomas Anderson (2019)
Non si tratta di un film ma di un cortometraggio, eppure basterebbe un nome per capire che Anima è un’opera da non perdere: Paul Thomas Anderson. Anderson collabora qui con un altro autore d’importanza assoluta, ovvero Thom Yorke dei Radiohead, con cui egli aveva già collaborato in passato. In realtà, definire Anima un cortometraggio non è propriamente esatto, visto che l’opera appare a tratti come una vera e propria installazione da museo, come anche un videoclip. La vera risposta è che non c’è una risposta esatta, Paul Thomas Anderson gioca con i linguaggi ed elabora un prodotto che, al giorno d’oggi, è sempre più difficile trovare, che riesce a mettere in scena in soli 15 minuti un lavoro di coreografie, movimenti ma anche luci e regia pura e che, nella sua brevità, riesce a trovare ampio respiro e lo spazio di ragionare sulle immagini con una lucidità che spesso manca non solo nel cinema ma nell’audiovisivo in generale.

Il Processo Ai Chicago 7 – Aaron Sorkin (2020)
Dopo una carriera da grande sceneggiatore – per esempio di The Social Network che gli valse un Premio Oscar nel 2011 o di una delle più grandi serie tv di sempre, ovvero The West Wing – Aaron Sorkin decide di andare dietro la macchina da presa nel 2017 con Molly’s Game e nel 2020, per la sua seconda opera da regista, decide di ispirarsi alla vera storia dei Sette Di Chicago, un gruppo di attivisti contro la guerra in Vietnam ed accusati di aver cospirato per portare agli scontri avvenuti nel 1968 in occasione delle proteste al convegno del partito democratico. Il film ha ottenuto ben 6 candidature agli Oscar, senza però riuscire a conquistarne nessuna. Nonostante questo però, è stato un ottimo successo di critica e pubblico, con un grande lavoro attoriale corale e con una scrittura, se mai ci fossero stati dubbi, di altissimo livello. Sorkin però non è solo sceneggiatore e dimostra di avere le idee chiare su ciò che vuole e sa benissimo come dirigere e mettere in scena le sue idee. Uno dei migliori film del 2020, il tipo di film di cui hanno bisogno gli Stati Uniti e che potete trovare, per l’appunto, nel catalogo Netflix.

Chiamami Col Tuo Nome – Luca Guadagnino (2017)
Luca Guadagnino è un regista al quale moltissimi in Italia dovrebbero chiedere scusa. Ricordato ancora da molti come “il regista di Melissa P.“, il regista palermitano ha dimostrato negli anni di essere un regista di grande livello ed un uomo estremamente intelligente. Non deve sorprendere quindi il grande successo mondiale che ha ottenuto nel 2017 con Chiamami Col Tuo Nome, film presentato in anteprima al Sundance Film Festival, esso ha lanciato la carriera di Timothée Chalamet ed è arrivato fino agli Oscar, dove ha ottenuto 4 candidature ed ha vinto la statuetta per la Miglior Sceneggiatura Non Originale di James Ivory.
Una storia d’amore che racconta sì l’Italia che piace tanto vedere agli americani ma estremamente onesto, con una storia piccola ma universale ed una colonna sonora eccezionale che trova in Mystery Of Love e nel lavoro di Sufjan Stevens un valore aggiunto incredibile. Come detto però, Guadagnino non è uno sprovveduto ed il film ha anche una grande valenza tecnica, oltre ad una dolcezza e delicatezza rara, che su grande schermo pochi autori sanno portare come Luca Guadagnino. Chiaramente, il film ha lanciato anche la sua carriera ed egli lavora ormai quasi in pianta stabile negli Stati Uniti, dove ha realizzato Bones And All – la sua ultima opera, dove è tornato a collaborare con Chalamet insieme ad un’altra nuova stella del cinema americano e mondiale, ovvero Zendaya – e dove sta lavorando a tantissimi nuovi progetti come Challengers ed il remake di Scarface.
