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Recensione – M3gan: il nuovo horror della Blumhouse

La recensione di M3gan, nuovo horror della Blumhouse in sala a partire dal 4 gennaio 2023

M3gan è un nuovo film horror del 2023, distribuito dalla Universal nelle sale cinematografiche italiane a partire da mercoledì 4 gennaio. La pellicola è stata prodotta dalla Blumhouse, che ormai sta diffondendo globalmente il suo marchio con il passare del tempo. James Wan figura tra i produttori, oltre ad essere co-autore del soggetto; ma il film è diretto da Gerard Johnstone, qui al suo secondo film dopo Housebound (2014). Di seguito la trama e la recensione di M3gan.

La trama di M3gan, il nuovo film horror della Blumhouse

Cady (Violet McGraw), una bambina di otto anni, resta orfana dopo che i genitori sono tragicamente morti in auto mentre erano in macchina con lei dopo essersi trovati davanti a una tormenta di neve; mentre loro hanno perso la vita, la piccola resta leggermente ferita ma sopravvive. Sua zia Gemma (Allison Williams) ne diventa la tutrice legale, e a causa delle difficoltà iniziali nel far combaciare il nuovo ruolo di mamma con il lavoro da programmatore per l’azienda di giocattoli, tenta in tutti i modi di distrarre Cady con qualche trovata improvvisata.

 

Proprio sua nipote le innesta un’idea secondo la quale i bambini potrebbero desiderare il giocattolo definitivo, senza richiederne altri, e ciò giustificherebbe anche l’alto prezzo di vendita. Ecco che Cady diventa una cavia per interagire con M3gan, la nuova creazione di Gemma: una bambola a grandezza naturale in grado di ascoltare, guardare e imparare e può essere, al tempo stesso, una severa insegnante ma anche una migliore amica.

 

Con il passare dei giorni tra la bambina e la bambola s’instaura un legame fortissimo; ormai è più di un giocattolo e fa parte della famiglia, quasi come se avesse un ruolo materno. M3gan è apparentemente innocua, ma si rivelerà presto un incubo: la bambola inizierà ad avere atteggiamenti ambigui che spiazzeranno Gemma. Ma quando capirà tutti i pericoli potenziali e concreti della sua invenzione, sarà troppo tardi?

La recensione di M3gan, una sottile rivisitazione di Chucky

Il nuovo film horror targato Blumhouse ha delle chiare intenzioni: proporre un cinema commerciale medio che possa entrare nell’immaginario collettivo al pari di pellicole come La bambola assassina e Venerdì 13, senza puntare troppo sull’originalità. Che M3gan sia una rivisitazione moderna e al femminile di Chucky è lampante, anche se si prende i suoi tempi puntando su una costruzione graduale del personaggio potenzialmente iconico. Gli anni passano, la tecnologia avanza, la società cambia; i produttori, tra i quali figura James Wan di cui si sente la mano, lo sanno e lo dimostrano attualizzando un impianto narrativo pienamente standardizzato. La prima metà del film si sposa più alle atmosfere sci-fi che horror, e come accadeva alla fine degli anni ’80 con il primo capitolo della creatura di Don Mancini, c’è prima una presentazione dello scenario dove si muoverà l’inquietante storia della bambola, con una seconda metà incentrata sull’esplosione orrorifica. Il cambio di registro procede con passi lunghi e ben distesi, forse fin troppo prevedibili, ma questo è un problema riscontrabile per chi è avvezzo nel genere o è abituato alla fruizione cinematografica. La formula ordinaria va comunque saputa gestire, pur procedendo con il pilota automatico; il character design della bambola è sfruttato bene dalla scelta delle inquadrature e dei suoni combinati. Gli sguardi profondi dei grandi occhioni blu riescono a creare un certo disagio in chi guarda.

 

La femminilità di M3gan è il vero pezzo forte, riuscendo a contraddistinguere il film dalla mediocrità contemporanea nel quale si riversa il cinema horror commerciale. Infatti, la bambola comincia con l’associarsi all’utente principale, che in questo caso è Cady, e più passa del tempo con lei più il legame si rafforza. C’è una lenta trasformazione dalla figura di migliore amica a quella materna, prendendo i fattori del ruolo e deformandoli in modo sinistro: l’ossessione e la dipendenza l’una dall’altra si palesa gradualmente, incutendo un certo timore per l’inevitabile violenza che verrà. Mentre Chucky incarna la mascolinità tossica, M3gan ne è anche sottilmente vittima nel momento in cui un ragazzino tenta di rapirla, stendendola a terra forzatamente e prendendola a schiaffi. La ribellione della bambola non tarda ad arriverà, e con buona dose di aggressività accompagnata da movenze angoscianti. D’altronde, come precedentemente spiegato, è il ruolo femminile declinato in una bambola robotica a rendere accattivante un film con meccanismi narrativi convenzionali: M3gan sostituisce Gemma, la mette in ombra in favore della sua egocentrica personalità al servizio di Cady. Da ciò ne consegue una deprivazione sensoriale assolutamente in voga con i tempi moderni: la bambina è assuefatta dal suo giocattolo fin troppo reale, ed è un chiaro rimando a come la digitalizzazione di oggi inneschi una serie di comportamenti nei più giovani, tra i quali è facile riscontrare l’alienazione e la scontrosità, talvolta fisica. Cady non riesce più ad elaborare il lutto, come se M3gan l’avesse di colpo bloccato inserendola in un mondo artificioso, fintamente perfetto. Inoltre, la corporalità è un aspetto trattato con garbo, facendo il verso anche al Terminator di Cameron per come la bambola gira il collo, e per come rappresenta un’estensione robotica di una mamma.

La recensione di M3gan, nuovo horror della Blumhouse in sala a partire dal 4 gennaio 2023

M3gan: pregi e difetti di un horror commerciale

M3gan è una proposta di horror medio che ha la possibilità di piacere al grande pubblico, come già dimostra la percentuale estremamente positiva su Rotten Tomatoes del 97%, ma ad essere decisivi saranno proprio gli incassi. Se Smile è stata una sorpresa al botteghino, il film della Blumhouse è studiato appositamente per generare chiacchiericcio e per immettere una nuova icona, e dunque potrebbe passare in testa e dar vita ad una vera e propria saga. Il finale lo suggerirebbe, ed è furbamente ambiguo per poter parare sia incassi sotto le aspettative, che per giustificare il proseguo eventualmente desiderato dal pubblico. Da un punto di vista produttivo e di realizzazione riesce a convincere, inquietando ed intrattenendo nei suoi circa 102 minuti di durata; a lasciare perplessi o quanto meno freddi è la mancanza di elementi davvero osé, in favore di uno standard impreziosito da elementi attuali.

 

Lecito aspettarsi dei passi in più, soprattutto sul lato horror, che resta invece leggermente velocizzato nella parte finale e senza particolari espedienti che non sappiano di già visto. Il percorso dell’invenzione pericolosa che si ribella all’uomo con la morale della deprivazione sensoriale è portato avanti con linearità, senza eccessi negativi o positivi che siano, e giusto con un paio di scene “da ricordare” per gli amanti del genere, tra cui il ballo della bambola nel corridoio. I personaggi macchiettistici, anche nella recitazione, dimostrano in tutto e per tutto i toni leggeri; il film giustamente non vuole prendersi sul serio, e non ne ha bisogno. Come per Chucky, anche le vittime di M3gan al primo capitolo sono da contare sulle dita di una mano, ad enunciarne la volontà di sfruttare l’ascesa progressiva della bambola per poi farne una saga di culto al pari dei titoli precedentemente citati.

Voto:
3/5
Andrea Barone
3.5/5
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