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#40TFF Recensione – Rodeo: un western urbano

Rodeo” è il titolo dell’opera prima della regista francese Lola Quivoron, presentata in anteprima al Certain Regard dell’ultima edizione di Cannes e che fa parte dei film in concorso al Torino Film Festival, è la versione più elaborata e completa del cortometraggio “Au Loin, Baltimore” del 2016. Ecco la trama e la recensione completa del film. 

La trama del film Rodeo in concorso al TFF

Julia (Julie Ledru), una ragazza molto sicura di se e con una grande passione per le moto, decide di unirsi ad un gruppo di motociclisti che organizzano “rodei urbani” clandestini per mettere in mostra i propri mezzi sgargianti e fiammanti con spettacolari acrobazie. Proprio durante questi raduni, la ragazza finisce per entrare a far parte di una gang criminale e si adegua velocemente allo spirito del gruppo. Una serie di scelte rischiose finiscono per minare la sua stessa passione, il posto che si è guadagnato all’interno della comunità e la sua vita. 

“Cosa fate qui? Aggiustate le moto e poi cambiate il numero di serie?”

La recensione dell’esplosivo Rodeo 

Dopo una serie di cortometraggi e un documentario, Lola Quivoron esordisce con il suo primo lungometraggio di finzione e realizza un’opera dai toni forti e carichi di testosterone. La storia di una comunità di motociclisti raccontata attraverso il percorso di una giovane ragazza con una grande passione estranea alla sua famiglia, ma che ne trova una in un gruppo di criminali. Julie Ledru, la giovane protagonista, risulta perfetta: uno sguardo magnetico che cattura e che viene messo più volte in risalto da una messa in scena grezza quanto efficace. Il suo personaggio vive per il suo grande amore per i motori, in particolare delle moto, le quali però è costretta a rubare per poter entrare a far parte di una comunità nella speranza di trovare una famiglia, persone con cui condividere la propria passione. Nasce quindi un film che si muove su due piani: c’è un aspetto più legato alla realtà ovvero il percorso che affronta la protagonista, ma allo stesso tempo è presente anche un viaggio più onirico. 

 

Inoltre, proprio come avviene nell’opera vincitrice della Palma d’Oro nel 2021Titane” di Julia Ducournau, anche qui viene trasposto sullo schermo il forte rapporto e legame tra essere umano e macchina, ma in forma sicuramente meno prepotente e invasiva. L’unico aspetto che ne risente è a tratti il ritmo: il film parte in maniera rapida ed esplosiva, rallenta vistosamente nel pieno della narrazione, per poi confezionare un finale carico di tensione ed emozioni. Un film che conserva quello spirito ribelle e di sperimentazione di quel cinema francese degli anni ’80 e ’90, post-nouvelle vague, che comprende autori del libro di Carax, Kassovitz e Assayas. 

 

In più il film esalta la figura femminile, in questo caso all’interno di un ambiente che spesso mostra le donne come semplici “accompagnatrici” e non al volante di bolidi fiammanti, solitamente raffigurate invece sedute sul sedile posteriore. Ecco che prende vita questo grande desiderio di realizzare il proprio sogno, raggiungere i propri obiettivi con il massimo sforzo. Un lavoro ottenuto grazie ad un lavoro meticoloso della regista che ha frequentato il vero gruppo di motociclisti, la Dirty Rider Crew, partendo, come raccontano i suoi lavori precedenti, da uno sguardo più documentaristico. Quello che ottiene è un film che modella una sua epica e che la stessa Quivoron descrive come opera “sur-naturalista”, un mix tra surrealismo e naturalismo. 

“Cosa significa il tatuaggio?” - “Sono affari miei.”

Un’opera prima animalesca

Rodeo” si presenta come uno dei titoli più esplosivi tra quelli presenti in concorso al 40° TFF e tra i più quotati per la vittoria della manifestazione. Un viaggio interiore alla ricerca di una propria libertà da parte di una protagonista determinata e tenace quanto imprudente nelle scelte che prende lungo il suo percorso. Tra rapine e l’organizzazione di colpi, Julia si imbatte in un mondo che cerca di fare suo a tutti i costi. Una lotta tra i rombi dei motori e gli scarichi delle moto, una storia che gioca su un equilibrio apparentemente instabile, ma perfettamente controllato tra il realismo e la spettacolarizzazione. Una ricerca assidua di estetica, ossessioni e pulsioni, il risultato: un affresco di sensazioni di un irruenza disarmante, un’opera prima animalesca capace di catturare lo sguardo dello spettatore catapultandolo tra le sgommate e le acrobazie dei rodei clandestini. Un western urbano che vive di istinti ed esalta tutta la forza ed esplosività di un racconto che parla di giovani alla ricerca della propria identità. Temi e sensazioni ricorrenti tra i titoli della competizione ufficiale del capoluogo piemontese. Passioni e suggestioni che si fondono completamente dando vita ad un’opera imperfetta, ma clamorosamente potente e dinamica, tanto da dividere il giudizio di critica e pubblico. 

Voto:
4/5
Gabriele Maccauro
3.5/5
0,0
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Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
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