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Recensione: Il Colibrì – il nuovo film di Francesca Archibugi.

Recensione del film Il Colibrì di Francesca Archibugi, trama e cast del film

Francesca Archibugi, dopo aver cosceneggiato “Siccità” di Paolo Virzì, è tornata dietro la macchina da presa per dirigere “Il Colibrì“: trasposizione cinematografica del romanzo omonimo di Sandro Veronesi.

Nel cast, oltre ad un bravissimo e trasformista Pierfrancesco Favino, avremmo trovato: Kasia Smutniak, Benedetta Porcaroli, Fotinì Peluso, Nanni Moretti, Alessandro Tedeschi, Laura Morante, Bérénice Bejo, Sergio Albelli, oltre al gradito ritorno di Massimo Ceccherini, messo troppo da parte dal cinema italiano negli ultimi anni.

La trama di “Il Colibrì” di Francesca Archibugi.

Nel film si racconta la storia di Marco Carrera – un Favino che interpreta uno stimato dottore toscano, lavorando perfettamente sul fiorentino – che proprio come un colibrì sta fermo su se stesso, forse per paura di agire,  mentre tutto intorno a lui scorre, si muove e muta.

Si vorrebbe raccontare il disagio dell’esistenzialismo umano, soffermandoci su un personaggio che vive dolori continui, costringendosi a vivere una vita che non sente come propria, ma incapace di dire basta, sopprimendo ogni emozione.

Uno spunto potenzialmente interessante non trova però la forza di essere esaustivo, in quanto si fa fatica ad entrare nel profondo del personaggio, a meno che ciò non voglia dire reiterare dinamiche e situazioni già viste e comprese dal pubblico, per tutto l’arco della pellicola.

I comprimari vengono talvolta messi troppo da parte, come se fosse difficile gestirli tutti, e rendendo l’idea che siano più comparse che altro. 

La cronologia frammentata, di cui si abusa sempre più senza motivo nel cinema italiano, disorienta gli spettatori, risultando poco efficace ai fini della trama e sorretta da un montaggio di Esmeralda Calabria che abusando della discrepanza temporale ci trascina in un continuo “ping-pong” tra passato, presente e futuro poco comprensibile.

“Il Colibrì” di Francesca Archibugi è ben scritto e diretto?

Si fa fatica a gestire tutti i protagonisti, così come a inquadrare il nocciolo del problema senza che, costantemente, si sbatta in faccia al pubblico quanto Marco Carrera sia sfortunato, incapace di ribellarsi, e propenso a crogiolarsi nel lusso della sua vita borghese.

Le uniche due scelte che farà nella vita non suscitano l’effetto sperato, in quanto la prima è implausibile sotto qualsiasi punto di vista, e si svolge in un momento del film in cui sembra che ci si voglia distaccare da ciò che si è visto fino ad un attimo prima, abbracciando un surreale non richiesto, e la seconda – forzatamente drammatica – vorrebbe far piangere a tutti i costi, quando però si abusa di un espediente già utilizzato ben due volte nel secondo atto. 

Tirando le somme possiamo dire che questo film non sia riuscito, e che si salvi solo la splendida interpretazione di un Favino perfetto nel ruolo, incapace di deludere.

Dispiace per l’Archibugi che ha scritto e diretto film decisamente migliori.

“Il Colibrì” è un bel film?

Non si esce dalla sala annoiati, ma senz’altro con la sensazione di aver visto un film che, se fosse stato scritto meglio, avrebbe potuto scandagliare e sviscerare l’animo umano, tra tormenti, gioie represse, e passioni, senza cadere nella monotonia e nella ridondanza.

Peccato per un cinema italiano che sa dare molto di più.

 

Voto:
2.5/5
Andrea Barone
0/5
Andrea Boggione
0/5
Christian D'Avanzo
0/5
Alessandro di Leonardo
0/5
Vittorio Pigini
0/5
Carmine Marzano
0/5
Alessio Minorenti
0/5
Paola Perri
0/5
Giovanni Urgnani
0/5
0,0
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