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Recensione – Halloween Ends: la paura persuade

Halloween Ends, la recensione del capitolo finale della trilogia con Michael Myers

Halloween Ends è l’ultimo film della trilogia diretta e co-sceneggiata da David Gordon Green. Questi sequel diretti del primo Halloween di John Carpenter erano cominciati nel 2018 con un primo capitolo incerto e colmo di forzature, invece l’anno scorso Halloween Kills è riuscito ad alzare l’asticella; Michael Myers è entrato di prepotenza nell’immaginario collettivo e, forte di ottimi incassi al botteghino, ritorna al cinema per chiudere i giochi. Per capire com’è andata la conclusione della trilogia, ecco la recensione di Halloween Ends diretto da David Gordon Green

Halloween Ends, la trama del capitolo finale

La notte del 31 ottobre a cui assistiamo nel film precedente − Halloween Kills − ci lasciava con il fiato sospeso per come Michael Myers si propaga male assoluto a seguito del massacro. Dopo aver ucciso la figlia di Laurie sparisce; per quattro anni nessuno lo vedrà o ascolterà il suo respiro, eppure la sua sinistra presenza in qualche modo ha segnato i cittadini di Haddonfield.


Nonostante un lasso temporale notevole, la paura persuade, l’ombra della morte si cela tra le strade pronta a colpire in qualsiasi momento e nessuno sa quando. Laurie Strode è decisa a scrivere un libro che possa aiutare la gente a liberarsi dalla paura, nel frattempo compra casa per vivere con sua nipote Allyson dopo i lutti familiari subito da entrambe. Basandosi sul leggero tono da teen romance che il film di Carpenter presentava in certe scene, David Gordon Green lascia spazio ai rapporti umani e soprattutto alla volontà di Allyson nell’avere una vita normale, interessandosi ad un ragazzo: Corey Cunningham


Dopo un prologo che riprende tematicamente il leitmotiv del film precedente in cui Corey si dimostra fortemente influenzato dal male portato da Michael Myers, ci sarà modo di soffermarsi sul come gli abitanti di Haddonfield hanno reagito alla paura data da quella violenta notte di Halloween. 

Halloween Ends, la recensione del capitolo finale

La recensione di Halloween Ends, l’ombra di Michael Myers

Con Halloween Ends come da titolo c’è la chiusura di un percorso tracciato negli anni, realizzato con intelligenza da David Gordon Green − migliorato registicamente di film in film − e chi ha lavorato con lui. Per fortuna in questa occasione non si è lasciato il progetto affogare nella banalità pur essendo sicuri degli di incassi, come successo ad altre saghe (un saluto a Jurassic World), ma c’è stata prudenza nel toccare un cult del passato senza snaturarlo e nel contempo perspicacia per renderlo attuale. Lo spettatore è invitato a riflettere sulle conseguenze della paura chiedendosi: “Cosa succede quando il male viene covato ed esteso per tanto tempo?”. La risposta non è poi così scontata in Halloween Ends, ed il lungo lasso temporale viene così giustificato. Violenza e terrore dominano le strade di Haddonfield dopo 4 anni dal massacro per mano di Michael Myers, che nel frattempo – citando It di Stephen King – si nasconde nell’ombra osservando il suo capolavoro compiersi. La paura non è più legata solo alla sua figura, ma si è diffusa tra la popolazione continuando a mietere vittime e umanizzando ciò che si pensava essere trascendente in quanto male puro. 

 

Nella prima parte del film quasi passa di mente di star guardando uno slasher, siccome è la psicologia dei personaggi ad avere centralità. Cory viene presentato in un incipit inaspettatamente macabro, e pian piano diventa vittima della società che presto farà nascere in lui un risentimento tale da trasformarlo. Allyson se ne innamora fin dal primo sguardo; in lei si genera un forte senso di protezione nei confronti di Cory. Laurie è altruisticamente intenta a scrivere il suo libro sancendo un definitivo passo in avanti per la liberazione dal male, eppure qualcosa in Cory la disturba. Myers viene solo citato nei dialoghi, ma per buona parte di Halloween Ends non lo si vede. Ad aleggiare per tutto l’arco narrativo è un senso di stanchezza dato da una Laurie stremata, dai cittadini provati da ciò che è stato e perché no, anche dall’ingenuo desiderio di Allyson nel riprendere una vita normale. Come nel film precedente, profetico e allegorico per quello che poi succederà in America con l’assalto al Campidoglio, l’ignoranza e l’arroganza degli esseri umani produce paura, violenza. In Halloween Ends si sceglie di rappresentare questi elementi attraverso il bullismo e la relativa chiusura verso il prossimo. Da una morte accidentale si scaturiscono dei meccanismi da cui è impossibile tornare indietro, incrementando odio, vendetta e non curanza: il vero male della società.  

Halloween Ends, la recensione del capitolo finale

Halloween Ends, le considerazioni finali

L’operazione è riuscita: lo spettatore alla fine di Halloween Ends ripenserà agli eventi senza potersi dire indifferente. Il leitmotiv della paura è legato ai personaggi generando contraddizioni ed implicazioni pericolose; la morale vacilla più e più volte durante la visioni. Difficile giudicare, difficile sentenziare: Cory è vittima e allo stesso tempo carnefice, ma quanta colpa è dell’individuo e quanta della comunità? La paura che ha per Michael Myers spinge i suoi istinti primordiali a fargli commettere gesti bruschi. Le persone che lo circondano lo indeboliscono fisicamente e moralmente: una madre ossessiva, dei bulletti che lo pestano più volte, gli sguardi d’odio della gente nei suoi confronti. In fin dei conti, e a differenza di Michael, il mostro viene creato e agisce secondo una volontà ben precisa che corrisponde alla vendetta. Chi guarda è indotto a voler vedere sistemati certi personaggi dal killer, ma così facendo non si entrerebbe in un loop di rancore e morte?

 

La persuasione della paura colpisce anche Allyson, innamorata di Cory e di conseguenza vittima del fascino del male. Un paradosso se si pensa ad Halloween Kills; ma nel capitolo finale la propagazione della paura consiste proprio in questo ambiguo meccanismo. E non a caso gli omicidi tra Kills ed Ends vengono registicamente spettacolarizzati da David Gordon Green, accompagnati tra l’altro da un arrangiamento pop della colonna sonora di Carpenter. Le immagini del male che si compie devono essere persuasive, affascinanti; ma nello stesso tempo si riflette su cosa è giusto e cosa è sbagliato, giocando con il labile confine qui messo in scena. Il tanto atteso scontro finale tra Michael e Laurie dà consapevolezza: il male ha diverse forme, ma bisogna liberarsene per non sentirsi oppressi da quel pesante fiato sul collo presente nelle inquadrature finali del primo Halloween del 1978. 

 

Persino le citazioni al film originale strappano un sorriso. Se solo le saghe venissero tutte riproposte così..

Voto:
3.5/5
Andrea Barone
4/5
Paolo Innocenti
2.5/5
Alessio Minorenti
0/5
Paola Perri
0/5
0,0
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