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Nausicaa Della Valle Del Vento: Dalla Parte Dell’Ecosistema

“Nausicaa della Valle del vento” del 1984, è il primo film interamente scritto, sceneggiato e diretto da Hayao Miyazaki. La pellicola, quasi come un manifesto programmatico di poetica, racchiude in sé tutti i temi e i leitmotiv che ricorreranno nelle future opere ‘miyazakiane’; il rapporto dell’uomo con la natura, la critica al progresso scriteriato della scienza, il pacifismo, il convinto rifiuto del militarismo, la passione per il volo, la speranza nelle nuove generazioni e il ruolo centrale dei personaggi femminili.

Lupin IIIIl Castello di Cagliostro (1979), avrebbe dovuto essere un caso unico, una mera eccezione per Miyazaki, che pensava di non dover mai più dirigere altri film in futuro. Invece il successo critico e la crescente fama presso il pubblico, fece si che da tale seme, germogliasse uno degli artisti più amati al mondo. Hayao Miyazaki per produrre i suoi prossimi progetti, tenta di rivolgersi alla Animage, rivista giapponese il cui compito principale era quello di portare alla luce anime vecchi e nuovi alle contemporanee generazioni di spettatori. È proprio durante un’intervista per questa rivista che il regista incontrerà Toshio Suzuki, l’uomo con cui in futuro collaborerà assieme a Takahata e Tokuma per creare lo Studio Ghibli.

Quello che bisogna tenere a mente, è che in questo periodo Miyazaki non ha un soldo. Il successo di Lupin III – Castello di Cagliostro gli ha portato l’attenzione di critica e pubblico, ma non quella dei produttori. Allora Suzuki, capendo il potenziale del maestro, gli consiglia di rivolgersi alla Tokuma Shoten, casa editrice della Animage, per proporre loro delle idee per un possibile film d’animazione. Qui Miyazaki incontrerà anche l’ultimo membro fondatore dello Studio Ghibli, ovvero Yasuyoshi Tokuma, fondatore della stessa Tokuma Shoten. Alcuni progetti proposti dal cineasta, vennero però scartati in quanto considerati troppo distanti del pubblico giapponese, ma alla fine la società, diede a Miyazaki un’altra possibilità, ovvero quella di creare un manga che in caso di successo sarebbe potuto divenire un film d’animazione da far uscire al cinema.

 

Al regista venne concessa totale libertà creativa e da quel momento il maestro giapponese fu inondato da una marea di idee che lo portarono a realizzare non solo uno dei fumetti più importanti degli anni ‘80, ma anche uno dei film d’animazione più importanti del decennio: Nausicaa della Valle del Vento.

La storia come detto, é tratta dall’omonimo fumetto disegnato dallo stesso Miyazaki. Il manga nel 1984 era appena ad un volume e mezzo – su un totale che raggiungerà il numero di sette -, concludendosi tra varie vicissitudini e pause, solo nel 1994.
Il manga di Nausicaa, più che guardare ai canoni giapponesi, volgeva lo sguardo verso i canoni europei, con particolari influenze di fumettisti francesi come Hergé, autore delle Avventure di Tin Tin, e di Jean Giraud – meglio conosciuto con lo pseudonimo di Moebius –, creatore del Tenente Blueberry, Arzach, Garage Ermetico e tante altre opere di Alejandro Jodorowsky, con cui collaborò ai disegni. L’attenzione data da Miyazaki al movimento e alle continue variazioni nel ritmo e nel disegno, danno un respiro più cinematografico all’opera, che fino a quel momento raramente vista nel fumetto giapponese, fatta eccezione per Go Nagai, Tezuka e pochi altri.

Ma ciò che colpisce di quest’opera, assolutamente da leggere anche se non si è amanti dei fumetti, riguarda il mondo creato da Miyazaki stesso, che pur ispirandosi palesemente agli immaginari fantascientifici post-apocalittici di stampo steampunk, creati da opere letterarie come Dune, riuscì comunque a portare alla luce qualcosa di mai visto prima.

La storia è ambientata 1000 anni dopo il crollo della civiltà pre-industriale, lasciandosi dietro una terra devastata da un olocausto nucleare; un deserto arido ed inospitale dominato da una giungla tossica esalante venefici miasmi in continua espansione. La civiltà degli uomini, regredita a uno stadio medievale, occupa sparute oasi di natura fertile, fra cui la “valle del vento”, un piccolo e pacifico regno guidato dalla giovane principessa Nausicaa. La ragazza, convinta protettrice di ogni forma di vita e caparbia ricercatrice, è molto vicina a trovare una soluzione per “guarire” la foresta fungina e di conseguenza l’intero ecosistema. Ma il suo regno rimarrà intrappolato nello scacchiere di due grandi potenze belligeranti sconsideratamente pronte a scatenare un’altra catastrofe, e Nausicaä dovrà fare appello a tutto il suo coraggio e alla sua forza d’animo quando il destino del suo popolo si compirà con l’avverarsi di un’antica profezia.

Nausicaa è uno dei personaggi più amati nel mondo degli anime e manga. La sua genesi passa attraverso il lavoro del character designer Kazuo Komatsubara e ovviamente l’inesauribile vena creativa di Miyazaki, che si ispirò a due differenti fonti letterarie: da un lato l’omonimo personaggio dell’Odissea, regina di straordinaria bellezza che amava le arti e la natura; dall’altro un personaggio della letteratura giapponese del tardo periodo Heian (XII sec.) in un capitolo del racconto “Tsutsumi Chunagon Monogatari” (La principessa che amava gli insetti).


Fra le precedenti incarnazioni di Nausicaa possiamo riconoscere senz’altro Clarisse, la gentile principessa del film Lupin IIIIl Castello di Cagliostro, e Lana, l’eroina psichica forte e risoluta in Conan – Il Ragazzo del Futuro (1978). Ma l’importanza storica di Nausicaa consiste nella sua totale rivoluzione rispetto ai canoni del genere fantasy: Miyazaki, ribaltando gli stilemi dei film costruiti su protagonisti maschili, considera più adatto e realistico un personaggio femminile.
Nausicaa è una principessa sui generis, una guerriera al servizio della vita. Un’eroina gentile e illuminata che sfodera una grinta inarrestabile, la moderna amazzone alla guida del suo “mehve” volante, pronta a donare tutta se stessa, in nome della natura, per la salvezza dell’intero pianeta, intento a risolvere in ogni tempo i problemi con la logica semplicistica della guerra, invece di unirsi in una “social catena”, per affrontare i pericoli incombenti, che minacciano di estinguere definitivamente l’umanità. La sequenza finale conferisce alla ragazza, l’immagine di icona angelica, anticipata dagli splendidi titoli di testa raffigurati tramite un arazzo, simbolo profetico di speranza. Ma il ruolo messianico e il lieto fine miracoloso, presente nel lungometraggio, sebbene di forte impatto emotivo-visivo, non avrebbero soddisfatto pienamente l’autore, che impiegò altri dieci anni nella riscrittura di tutta la storia adattandola al manga omonimo, che si concluse nel 1994 in modo molto più amaro e pessimistico. Si può tranquillamente affermare, come “La Principessa Mononoke” (1997), per molti versi è una sorta di rifacimento “spirituale” ed “adulto” di Nausicaa, aggiornato al nuovo problematico pensiero del suo autore.

Il lungometraggio, si segnala per meriti soprattutto visivi, infatti ciò che desta quasi istantaneamente l’attenzione del cinefilo più attento è l’armonia tra personaggi e ambiente, che gli animatori ed i disegnatori sono riusciti a creare attraverso sovrapposizioni raffinate e altri trucchi nati con l’intento di ingannare l’occhio dello spettatore. Basti pensare a tutti quanti i piccoli segni e oggetti piazzati con cura all’interno della scena per restituire a chi guarda il film l’idea dell’ambiente in cui si svolgono le scene. La profondità di campo e la tridimensionalità delle scenografie, vengono spesso scandite da movimenti di macchina, che seguono le animazioni e da dettagli come i detriti, che si disperdono nelle scene più movimentate. Ci sono poi trovate visive meravigliose quali la sfocatura dei personaggi che si trovano davanti a un vetro e altre piccole chicche da cogliere per l’occhio dell’appassionato. È da apprezzare poi lo utilizzo di intercalazioni attraverso cui gli animatori inseriscono più elementi supplementari per creare un’animazione più complessa e articolata. Basti pensare ai multipiani utilizzati per animare gli Ohm – gli insetti giganti proveniente dal Mar Marcio -, che sono formati tutti quanti da vari disegni animati singolarmente che vengono piazzati su piani d’altezza diversi, per poi arrivare a sovrapporsi gli uni sugli altri per formare delle creature molto più realistiche e particolari. Questo utilizzo di vari mezzi dona molta più profondità (intesa come tangibilità) all’animazione, facendo sparire quella piattezza che si poteva riscontrare in alcuni film d’animazione anni ‘60/‘70

A stupire molto è lo studio della fisica fatto per la realizzazione dell’animazione. C’è stata una profonda ricerca del realismo, che però non stonasse con l’atmosfera fanciullescamente ingenua dell’opera. Si è ricercata quindi la genuinità nella realizzazione delle ombre e delle acque, la cui bellezza è dovuta anche al realismo dei disegni e delle animazioni. La cosa migliore è di sicuro la fisica del vento e ancora una volta tutti i dettagli creati per ricreare la sensazione del volo e della brezza dell’aria. I movimenti dei vestiti toccati dal vento, le scie di condensa bianche, il vapore che esce dall’idrovolante, dimostrano il grande amore di chi ha lavorato all’opera, dietro all’enorme quantità di minuzie tecniche riscontrabili nella pellicola.

 

Risulta meravigliosa la vitalità che emanano i personaggi all’interno del film, che non è presente nei movimenti (che come nella maggior parte degli anime giapponesi alle volte sono abbastanza statici) tanto quando nei loro occhi, che sembrano contenere una vera anima, e dal modo in cui attraverso brevi gesti riescono ad esprimere un’intera gamma di emozioni variegata. 

Il film è proprio una gioia per la vista a causa di tutte le sue invenzioni e perfetto utilizzo di mezzi a disposizione. Il filtro diffusore utilizzato nelle scene ambientate durante gli incendi, le vibrazioni delle armi durante i combattimenti, le panoramiche tipiche del cinema di Miyazaki. Tutto viene ricreato in un modo quasi perfetto. 

Per non parlare poi dell’uso dei colori, che molti spesso sottovalutano.

I disegni e le animazioni mostrano un’eleganza e una naturalezza impressionanti considerata l’età della pellicola, e le scenografie, fra le quali spicca la surreale foresta fungina, nella quale Miyazaki ribalta la funzione del colore; pastelli caldi = aridità e morte, pastelli freddi = purezza e fertilità. In Nausicaa l’attenzione al dettaglio non fa altro che aumentare la bellezza stessa dell’opera, che anche se vista muta e accompagnata solo dalle musiche di Hisaishi, rimane comunque assolutamente perfetta. Il film è completamente disegnato a mano. Nonostante alcuni studi avessero già cominciato ad alternare il computer all’animazione tradizionale, Miyazaki aveva espressamente richiesto che ogni animazione fosse iniziata e conclusa a mano.  

Il cineasta, alla sua seconda regia in un lungometraggio, porta nelle sale un film ambizioso dalla trama claudicante, indecisa su che direzione narrativa intraprendere, specie con i personaggi della regina Kushana e del suo tirapiedi ambizioso Kurotowa, riuscendo comunque a mantenere un ampio respiro epico ed una decisa focalizzazione sui temi dell’ambientalismo ed il pacifismo anti-militarista, tanto cari al suo autore.
Il film rivela la grande sicurezza nei mezzi e la fortissima personalità di Miyazaki, denotando quello stile unico, che lo renderà riconoscibile negli anni a venire grazie anche allo staff di maestri che lo affianca nella lavorazione e che diventerà di lì a poco lo Studio Ghibli. Il regista già ad inizio film, dimostra la padronanza tecnica del mezzo, riuscendo a descrivere la situazione disastrata in cui è ambientata l’opera, con l’ausilio di una semplice carrellata laterale verso sinistra, abbinata ad una vasta profondità di campo, rappresentando in modo semplice, ma incisivo, il degrado apocalittico di questo mondo.
Memorabile è la sequenza introduttiva sui titoli di testa: un emozionante e suggestivo minuto in cui le immagini portano lo spettatore a librarsi dolcemente fra le nuvole sulle ali del “mehve” di Nausicaa; con un montaggio delicatissimo che alterna inquadrature fisse e movimenti di camera, stacchi e dissolvenze, il regista rivela un sapiente uso del colore e del paesaggio trasmettendo tutta la pace e la serenità interiore della sua eroina nell’approcciarsi alla giungla tossica. 


Sotto il profilo musicale Joe Hisaishi, al suo esordio cinematografico, usa un arrangiamento orchestrale maestoso e suggestivo, e al contempo si produce in coraggiose e spavalde fughe di stampo “rock progressive” a base di sole tastiere elettroniche, che donano alle scene un effetto straniante e futuribile.

È una pellicola più visiva che narrativa, poiché la sceneggiatura in alcuni frangenti farebbe rabbrividire ogni studiosi dell’arte della scrittura, per la progressione farraginosa in molti frangenti, fu uno dei più grandi successi di Miyazaki, sia per popolarità sia per incassi, tanto da consentire con i profitti, la nascita dello Studio Ghibli.

Il film ottenne anche un grande successo in giro per il mondo, ricevendo pure l’approvazione dal WWF, in quanto considerata un’opera dai contenuti importanti, ecologisti ed educativi. Tutti quanti da Nausicaa non possiamo fare altro che imparare, non limitandosi ad ammirarlo passivamente godendosi l’esperienza visiva e comprendendo passivamente le tematiche, ma bisogna rendersi conto che quello raccontato dal film è in realtà il nostro mondo e che serve solo una semplice presa di posizione per cambiare realmente le cose. 

Cambiare il proprio stile di vita è difficile e pensare al benessere dell’ambiente che ci circonda non è una cosa che tutti quanti sono disposti a fare. Per molti questa potrebbe sembrare una lotta senza futuro e dal futile risultato, ma provare a cambiare realmente le cose e fallire è sempre meglio di non provarci e fallire lo stesso

Anche per questo l’opera è una pietra miliare, che ha segnato in maniera indelebile la storia dell’animazione, di indispensabile visione per ogni appassionato del genere.

Voto:
4/5
Andrea Barone
5/5
Andrea Boggione
0/5
Christian D'Avanzo
5/5
Carlo Iarossi
4/5
Paolo Innocenti
0/5
Alessio Minorenti
0/5
Paola Perri
0/5
Giovanni Urgnani
5/5
0,0
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