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Jurassic World- Il Dominio: La conclusione di una non-storia

“Jurassic World- Il Dominio” ha debuttato il 2 giugno sugli schermi cinematografici di pochi Paesi tra cui l’Italia, in attesa di debuttare settimana prossima nel resto del mondo tra cui gli USA, e segna la conclusione della trilogia inaugurata nel 2015 da “Jurassic World”, sempre diretto da Colin Trevorrow. Senza girarci troppo attorno o proseguire con una introduzione che questa opera non merita si può affermare fin da subito che questo film è il punto più basso di una trilogia dalla scarsa qualità media. Se infatti “Jurassic Park” può essere considerato tra i capostipiti dei blockbuster contemporanei e codifica moltissimi elementi che saranno riutilizzati a più riprese da moltissime pellicole a lui successive, quest’ultimo film ambientato nello stesso universo narrativo è l’esemplificazione dei mali che affliggono il cinema d’intrattenimento contemporaneo.

Il film presenta tutta una serie di caratteristiche che lo qualificano come un’opera di scarsissimo valore e grossolano intrattenimento, che trova la sua ragion d’essere sostanzialmente solo nello sfoggio dei suoi effetti speciali finanziati dal mastodontico budget. Bisogna innanzitutto prendere atto che questa trilogia (fin dall’inizio pianificata al contrario di quella di Jurassic Park) è riuscita a fallire anche nel suo più basilare intento, cioè quello di raccontare una storia. I tre film, particolarmente questo, sono un turbinio di personaggi senza nerbo e privi di carisma che si avvicendano sullo schermo senza lasciare alcuna traccia nella mente dello spettatore. Ne sono dimostrazione due fattori: il primo è che la storia dei primi due film viene velocemente riassunta nei 5 minuti iniziali per permettere a qualsiasi tipo di spettatore di godersi (ammesso ci sia qualcosa per cui godere) questo pellicola e che i protagonisti dei primi due capitoli vengono immediatamente soppiantati dal ritorno dei personaggi della saga originale, senza che si tenti mai una vera integrazione tra i due gruppi e soprattutto senza che nessuno tra il pubblico ne senta la mancanza. Il pretesto narrativo che fa scaturire la vicenda è poi assolutamente grottesco, financo comico, se si pensa che lo scorso capitolo si concludeva con uno stuolo di dinosauri liberi di scorrazzare per l’intero globo. E’ infatti del tutto inutile soffermarsi su una trama che è talmente labile e pretestuosa da non prestarsi ad alcun tipo di approfondimento e che pone ormai sullo stesso piano lo stupore che dovrebbero suscitare gli effetti speciali e il senso di nostalgia che dovrebbe scaturire dal ritorno dei personaggi storici.

Il ritorno in scene di Ian Malcolm (Jeff Goldblum), Alan Grant (Sam Neill) e Ellie Sattler (Laura Dern) oltre ad essere sciatto nella messa in scena, cosa non sorprendente vista la mediocrità del regista dietro la macchina da presa, è un compendio di faccette, ammiccamenti e situazioni abbozzate che a nulla servono eccetto che a strappare un sorriso a mezza bocca ai fan del primo film di Spielberg.

Paradossalmente per godersi al meglio questo orripilante film la scelta migliore sarebbe quella di riguardare il film del 94 e di tralasciare i primi due capitoli della saga di Jurassic World. Il film è infatti pieno di citazioni e riferimenti molto più di quanto lo sia di uno sviluppo narrativo coerente, tanto è vero che i tre interpreti storici non devono nemmeno impegnarsi a fornire prove drammaturgicamente efficaci poiché tutto ciò che gli è richiesto è di esibire il repertorio che li ha resi celebri e sembra dunque alla fine di assistere a tre vecchi comici che ripetono stancamente, di fronte a un pubblico distratto, i loro cavalli di battaglia.

La grande differenza che poi permane anche in questo capitolo, rispetto in particolare ai due film diretti da Spielberg, è che, oltre ovviamente a essere assente in toto il sense of wonder, non si percepisce mai la paura che dovrebbe attanagliare i protagonisti che sono continuamente braccati da queste enormi creature. Jurassic Park infatti pur essendo un film rivolto a tutti era in grado di creare una sensazione di precarietà e di pericolo che accompagnava i personaggi dall’inizio alla fine della storia.

Anche questo capitolo nonostante tutto finirà per essere un successo globale (anche se senza il contributo della Cina probabilmente di scala minore rispetto ai due predecessori) e darà il via tra qualche anno a un nuovo reboot di una saga che da tempo non ha più nulla da dire.

Voto:
1.5/5
Christian D'Avanzo
1.5/5
Andrea Barone
2/5
Paolo Innocenti
1/5
Paola Perri
0/5
Andrea Boggione
1.5/5
Carlo Iarossi
1/5
Giovanni Urgnani
0/5
0,0
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