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SCREAM (2022) : GHOSTFACE E’ TORNATO!

A pochi giorni dal mio articolo sulla quadrilogia di “Scream”, di Wes Craven, ecco che nelle sale cinematografiche italiane, è uscito il nuovo capitolo del franchise iniziato nel 1996′, e che ebbe la forza e l’audacia di rivoluzionare il genere horror, giocando con esso e con le sue regole, parodiandolo, ma anche ridando vita allo “slasher”, ormai non più in voga da anni.

Non è descrivibile quanto stessi attendendo questo seguito, a distanza di undici anni dal precedente, e quanto sarei stato curioso di percepire come se la fossero cavata Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett (in arte i “Radio Silence”) dietro la macchina da presa, prendendo in eredità il materiale del compianto Wes.

Finalmente il grande momento è arrivato.

Sedersi in sala, sapendo che, da lì a poco, sarebbe partito un nuovo film della propria saga preferita, non ha eguali.

Con estrema sincerità posso dire che ciò che ho visto era proprio ciò che chiedevo, che desideravo, e che bramassi da tempo. Il rischio di reiterare cose già viste e trattate, così come di non risultare più credibile c’era, ma i nostri due registi, assieme alle mani di James Vanderbilt e Guy Busick alla sceneggiatura, han saputo dirigere un film che fosse una lettera d’amore a Craven, dimostrando che, da bravi allievi, avessero imparato dal maestro, e che, diciamocelo, “Scream” fosse ancora pronto a dir qualcosa.

Lo sappiamo : ormai viviamo in un’epoca in cui, pure ad Hollywood, le idee scarseggino, e dove si cerchi di portare avanti saghe storiche del passato, presentando nuove dinamiche e personaggi, ma con continui collegamenti alle originali ; non fosse mai che reinventare qualcosa potesse deludere i fan. Ci sono i casi in cui l’operazione può risultare riuscita, altre no, ma resta il fatto che faccia pensare che siano conteggiabili sulle dita di una mano le nuove produzioni che cerchino di farsi strada e di dar vita a qualcosa di letteralmente nuovo e non riconducibile a niente. In gergo tecnico, questo tipo di film viene definito “requel”.

La potenza di questo “Scream” si accosta alla lucidità di utilizzare il genere horror di riferimento, come han sempre fatto i precedenti, per raccontare e veicolare tutt’altro : in questo caso si analizza puntualmente, metacinematograficamente, e metaforicamente l’industria “hollywoodiana” dell’ultimo decennio, sempre pronta a sfruttare il brand che più possa richiamare pubblico in sala, dando grande ascolto ai fan (o fanatici?), ormai, molto spesso, più influenti degli autori stessi. Piaccia o no, viviamo in un periodo in cui possono uscire film attraverso “Hashtag”, dove universi supereroistici si intrecciano, unendo insieme vari personaggi del passato, grazie al gran vociare del pubblico di riferimento.

Giusto? Sbagliato?

Per me né l’uno né l’altro, perché servirebbe un equilibrio in ogni cosa. Penso che potrebbero coesistere bene operazioni di questo tipo, e nuove produzioni.

Adesso però non devo parlarvi di un mio parere soggettivo e opinabile, ma di quanto “Scream” riesca, in maniera graffiante, satirica, e convincente, a identificare nuove regole, sempre più dannatamente vere, e a saperle mettere in pratica, come sempre ha saputo fare, con intelligenza, e soprattutto senza tradirle, o risultare incoerente. La cosa geniale, e allo stesso tempo interessante, si associa al fatto che il film in questione non possa rinunciare a quelle stesse regole imposte da “Hollywood”, che nella sua prima parte teorizza, per poi praticarle nella seconda. Siamo in “Scream” : la saga in cui si insegna a non dire “Torno Subito”, mentre qualcuno si allontana esclamando tale frase, oppure di non dividersi, quando tutti lo fanno. Tutto ciò fa parte dell’horror, e della storia del genere in questione. Non potrebbe esistere un film dell’orrore che si rispetti della saga di cui stiamo parlando, se esso non giocasse sul mettere in pratica ciò che dice che sia sbagliato fare. Ed in questa situazione l’occasione per giocare ancora una volta con il sistema cinematografico, parodizzandolo, e sfruttandolo, non poteva mancare. Il pregio sta nel fatto di non rendere il tutto fine a sé stesso, ma che si sappia comunque mantenere una propria originalità nella banalità (espressa anche dalla stessa Sidney nel terzo atto) di rifare “Scream”, in un contesto metacinematografico in cui ci si ritrovi, a distanza di venticinque anni, a gestire un finale, con la medesima protagonista, nella medesima casa, con dinamiche similari, e con un altro (o altri?) “Ghostface” da scoprire. Sì, perché il regista sa di star facendo “Scream”, di aver intitolato il quinto capitolo con il nome del capostipite, e che quindi fosse ingiusto e insulso tradirlo per discostarsi dall’originale. Ci troviamo di fronte ad una copia carbone allora?

Come rispondeva Sid a Cotton nel secondo del 97′, quando lui le proponeva l’intervista con Diane Sawyer : “LA RISPOSTA E’ NO”!

Eccoci alla forza incontenibile del franchise : io so che siamo tornati alle origini, ma comunque ti stupisco, senza tradire ciò che volevi, sembra dirci il film. Io al vecchio, unisco il nuovo, ti presento nuovi personaggi, ti appassiono e ti strazio il cuore, però senza scordarmi quali siano le regole a cui devo sottopormi per fare un “requel” che si ricordi e che si rispetti. Sono le regole del momento, ma io non le rendo banali, e quindi : comincia lo spettacolo!

Il tema dell’eredità del male risulta vincente e convincente, con tanto di “fan service” che riporta alla mente molti film degli ultimi periodi, ma stavolta fatto meglio rispetto ad alcuni di essi. Non manca anche un’analisi morale e politica sulle nuove generazioni, e il parallelismo con le vecchie, con i protagonisti principali storici, alle prese con i nuovi volti della pellicola : ragazzi e ragazze che ormai guardano un altro tipo di horror (non scordiamoci che il sofisticato ha preso piede), con un “Ghostface” in difficoltà nel portare avanti i suoi quiz mortali cinematografici, basati molto sul cinema commerciale. Ragazze preparate, più furbe, più violente, e capaci di salvarsi intelligentemente. Moderne Sidney Prescott come Tara e Samantha Carpenter (ah… l’omaggio), sono perfette incarnazioni della stessa nell’attualità, e tutto ciò è stato ben programmato e voluto, con caratterizzazioni ottimali, con chiari/scuri della loro esistenza da sviscerare, e un gruppo di amici, capaci di entrare subito in sintonia con lo spettatore (anche quelli che subito ci lasceranno), tra cui forse qualcuno non è quello che dice di essere (qua la citazione la faccio io).

Questo nuovo capitolo, oltre a tutto l’aspetto meta, sa amalgamare bene anche una bella dose di violenza, risultando il film più crudo e spietato del franchise. L’assassino agisce alla luce del Sole, senza porsi troppi problemi, ma soprattutto ha un movente davvero, ma davvero, follemente sensato e autocritico. Grazie ad esso, senza anticipare troppo, si riflette ancora su quell’importanza che abbiano i fan nella modernità dello “star system” americano cinematografico, di cui parlavo all’inizio.

Il mio giudizio, non può che essere altamente positivo, nonostante un eventuale seguito che potrebbe prender vita, e che spero abbia le carte in tavola per sorprendere ancora : del resto, ci siamo scordati le regole?

Un film davvero riuscito e bellissimo, che per noi fan della saga è un toccasana per l’animo e il cuore. Potrebbe invece deludere chi, giustamente, non conoscendo magari le dinamiche cinematografiche del nuovo decennio, cercasse in questo quinto tassello della saga, una storia che abbracciasse anche componenti umane e realistiche (come i precedenti quattro), e non solamente meta cinematografiche. Era un rischio da correre però.

Vi saluto, e vi ricordo : SIETE TUTTI SOSPETTATI!

Paolo Innocenti

8.5/10

Andrea Boggione
Christian D’Avanzo6,5
Carlo Iarossi
Andrea Barone8
Alessio Minorenti7
Paola Perri
Giovanni Urgnani

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