The Dark Nightmare: disturbi del sonno che fanno serenamente addormentare

The Dark Nightmare è il primo film della regista norvegese Kjersti Helen Rasmussen, per un horror immerso nel mondo onirico del folklore nord-europeo che vede come protagonista Eili Harboe.
La recensione del film horror norvegese The Dark Nightmare con Eili Harboe

Articolo pubblicato il 13 Giugno 2025 da Vittorio Pigini

Con 3 anni di distanza dalla sua realizzazione, l’horror The Dark Nightmare arriva anche nelle sale italiane dal 12 giugno 2025. Il titolo norvegese è il debutto sul grande schermo della regista Kjersti Helen Rasmussen, con protagonista la coppia formata da Eili Harboe ed Herman Tømmeraas. Il film riprenderebbe il mito nord-europeo del demone Mara, presenza maligna assimilabile all’Incubo che infesta i sogni dei malcapitati. Dalla tradizione del cinema di Roman Polanski, passando per titoli più celebri immersi nel mondo onirico, The Dark Nightmare mette carne sul fuoco per quanto concerne soprattutto il tema della coppia e degli incubi legati alla maternità.

La trama di The Dark Nightmare, il film horror norvegese con Eili Harboe

Con il titolo originale Marerittet (L’incubo), il film horror del 2022 The Dark Nightmare si basa sulla sceneggiatura della stessa regista Kjersti Helen Rasmussen. Il film narra della giovane coppia formata da Mona e Robbie, i quali decidono di andare a convivere dopo 5 anni di relazione. Stando a corto di soldi, la scelta del nuovo nido famigliare cade su un appartamento finito in stato di abbandono in seguito ad una macabra vicenda del passato. La coppia, tuttavia, è innamorata e volenterosa di trasformare quelle 4 mura nella loro casa dei sogni, magari prossimamente abitata da qualche “nuovo arrivato”. L’esperienza nella struttura, al contrario, si trasformerà ben presto in un incubo, con Mona perseguitata da una presenza maligna che infesta i suoi sogni.

La trama di The Dark Nightmare, il film horror norvegese con Eili Harboe

La recensione di The Dark Nightmare: quando la maternità si trasforma in un Incubo

La materia onirica ha sempre pedinato la storia del cinema fin dalla sua nascita, abbracciando totalmente la realtà dell’horror e del thriller (psicologico). I sogni e gli incubi hanno continuamente condizionato la vita di molti protagonisti delle storie più amate, arrivando anche a “toccare con mano” la stessa irrealtà per esempi come la saga di Nightmare, Inception e davvero troppi altri titoli. In tutti questi casi, tuttavia, il sogno viene quasi sempre sfruttato più come mezzo che vero protagonista del racconto, con gli esempi in tal senso che registrano numeri sicuramente inferiori. Molti sono infatti i buchi nell’acqua e pochi sono i film che hanno davvero centrato il bersaglio, come per lo splendido Come True del 2020.

The Dark Nightmare di Kjersti Helen Rasmussen sembrava potesse aggiungersi a quest’ultima categoria, con le aspettative del film che avrebbero posto al centro della narrazione la fantomatica “paralisi del sonno”. Tali aspettative non sono quelle di un generico spettatore incuriosito da titolo e locandina, ma vengono presentate dal film stesso. Questo si apre infatti con la dicitura di come 1 persona su 3 soffra di disturbi del sonno, e che molte di queste avessero provato la sensazione della paralisi ipnagogica. Trattasi di una condizione di coscienza, in genere durante il risveglio o il passaggio al sonno, in cui la persona non riesce a muoversi, viene appunto paralizzata fisicamente. Oltre a ribadire il concetto dal punto di vista (pseudo)scientifico, The Dark Nightmare rincara la dose con il mito del Mara, il demone nord-europeo assimilabile all’Incubo latino che infesta i sogni delle sue vittime.

La figura folkloristica, infatti, si presta dannatamente bene ad un film horror, con la creatura che nel corso dei secoli ha assunto vari nomi e forme, come per la Pantafa del centro-Italia. Tuttavia, è proprio alla base che The Dark Nightmare si fa autogol, con il film che non presenta quasi minimamente le dinamiche della paralisi del sonno, privilegiando invece “semplici” incubi e soprattutto il sonnambulismo (andando praticamente all’opposto). La sceneggiatura del film arriva a tradire il suo stesso soggetto, con la criticità che tende ad allargarsi verso più aspetti. Oltre al problema sul già citato folklore norvegese (citato rapidamente per non fare più ritorno praticamente), la regista semina diversi indizi durante la visione che non riescono mai a raccogliere i frutti non soltanto sperati, ma proprio necessari.

Innanzitutto, il lavoro/professione di Robbie diviene un taboo alquanto scomodo, di natura sconosciuta nonostante il ragazzo dica quanto stia andando bene. L’aspetto non rimarrebbe infatti marginale in quanto, durante l’intera visione, si ripeta più volte di come la coppia non abbia il denaro a sufficienza, oltre ad essere costretti a vivere nell’unico appartamento (maledetto) trovato a basso costo. Il personaggio di Herman Tømmeraas, infatti, non riesce ad avere la profondità necessaria a rendere più credibile la relazione con Mona, con Eili Harboe che invece riesce a farsi notare e a provare a reggere la coppia. La ragazza coltiva una (inutile ai fini della trama) passione verso la sartoria ed il design, ma è il suo approccio alla maternità l’elemento sicuramente più interessante del film.

Diventare madre si trasforma in un incubo, partorire l’anticristo una maledizione e l’allegoria diviene il punto nevralgico dell’intera visione, arricchito dai temi dell’aborto. Mona è una ragazza che semplicemente non si sente ancora pronta per diventare madre, ma che viene comunque costretta più o meno direttamente dalla società (il ginecologo, il suo ragazzo) a partorire. Una costrizione che diventa fatale su più fronti, confluendo in nascite non volute e non amate, lasciando nel film aperta la strada verso gesti estremi. Forte il collegamento ovvio con il caposaldo di Roman Polanski, per non citare altri classici del genere come Omen, ma l’interesse per The Dark Nightmare si blocca qui.

Dimenticarsi del film come degli incubi al risveglio

La sceneggiatura del film, come già citato, si mostra confusionaria ed incapace di sfruttare pienamente i suoi interessantissimi temi. The Dark Nightmare inoltre presenterebbe una location completamente sprecata, con la casa (ed il condominio) che non riesce mai ad acquistare una valenza gotica e misteriosa, con il suo passato che resta sostanzialmente nell’ombra. A ciò si aggiunge una visione che si immerge nell’onirico, specie negli incubi, con la linea che separa il mondo reale da quello dei sogni particolarmente definita, riuscendo sempre ad individuare dove ci si trovi al momento ed appianando di fatto il lato thriller-psicologico. Più che un film sui disturbi del sonno, la visione del debutto sul grande schermo di Kjersti Helen Rasmussen rappresenta un buon modo per addormentarsi serenamente, mancando più di qualche “strappo” orrorifico degno di nota.

A tal proposito, per quanto l’idea di far assumere al Demone le fattezze di Robbie sia calzante (per quanto non originale), il modello scolpito come Incubo non risulta mai credibile. Una volta citata la doppiamente prova mancata di Herman Tømmeraas, c’è da ribadire quella riuscita di Eili Harboe. Protagonista del Thelma di Joachim Trier, l’attrice norvegese riesce a convincere con la sua Mona, cercando di salvare l’interazione emotiva nella coppia (e quindi il film). Nonostante il sempre incoraggiante apprezzamento per opere prime e produzioni indipendenti di questo tipo, The Dark Nightmare si aggiunge alla lista dei colpi decisamente mancati in tema di disturbi del sonno, pur senza particolare infamia.

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The Dark Nightmare poster ufficiale film horror
The Dark Nightmare
The Dark Nightmare

The Dark Nightmare è il primo film horror della regista norvegese Kjersti Helen Rasmussen, la quale non riesce a sfruttare al meglio la materia onirica.

Voto del redattore:

4 / 10

Data di rilascio:

12/06/2025

Regia:

Kjersti Helen Rasmussen

Cast:

Eili Harboe, Herman Tømmeraas, Dennis Storhøi, Gine Therese Grønner

Genere:

Horror, drammatico

PRO

Gli incubi legati alla maternità vengono ben definiti.
Eili Harboe prova a salvare il film.
Sceneggiatura confusionaria e che non riesce a valorizzare il suo contenuto.
Assenza quasi totale di momenti di orrore e/o tensione.
Folclore e scienza mai veramente incisivi.