Recensione – Stick 1×01, 1×02, 1×03: Pilota, La legge di Grosswiener, Complesso paterno

Stick è la nuova serie TV di Apple TV+, giunta sulla piattaforma dal 4 giugno 2025: protagonista è Owen Wilson nel ruolo di Pryce Cahill, ex professionista di golf. Ma qual è il risultato dei primi tre episodi?
Recensione - Stick 1x01, 1x02, 1x03: Pilota, La legge di Grosswiener, Complesso paterno

Articolo pubblicato il 5 Giugno 2025 da Bruno Santini

Con la pubblicazione dei primi tre episodi della nuova serie televisiva su Apple TV+, Owen Wilson torna in un nuovo prodotto che mescola comicità e golf, in maniera sicuramente molto interessante, per dar vita ad un delicato racconto familiare. Stiamo parlando di Stick, serie televisiva in 10 episodi, 3 dei quali sono stati publicati contemporaneamente sulla piattaforma di Apple TV+, prima della distribuzione settimanale. In attesa di osservare gli sviluppi futuri di questo lavoro, però, tentiamo di dare uno sguardo complessivo a questi primi tre episodi, tentando di comprendere di più a proposito di questi ultimi: di seguito, indichiamo la trama e la recensione di Stick 1×01, 1×02 e 1×03, episodi che prendono il titolo di Pilota, La legge di Grosswiener e Complesso paterno.

La trama di Stick 1×01, 1×02 e 1×03: Pilota, La legge di Grosswiener e Complesso paterno

Prima di proseguire con la recensione dei primi tre episodi della miniserie Apple TV+ con Owen Wilson protagonista, indichiamo innanzitutto quale sia la trama di Stick 1×01, 1×02 e 1×03, che prendono il titolo di Pilota, La legge di Grosswiener e Complesso paterno. Il racconto è quello di Pryce, un ex giocatore di golf professionista che, ormai, si trova in una grande situazione di difficoltà economica: il suo matrimonio è finito, la sua vita è in declino e lavora come venditore in un negozio che vende attrezzatura sportiva, nonostante la sua passione per il gioco non sia mai tramontata. L’occasione per il riscatto nella sua vita gli viene offerta da Santi, un ragazzo che ha un grandissimo talento per il golf ma che, dopo la sua morte di suo padre, non soltanto si allontana da questo sport, ma cerca anche lavoro per aiutare sua madre nella quotidianità.

Quando Pryce comprende che può investire sul ragazzo per migliorare la sua vita, convince la sua ex moglie a firmargli un assegno da 100.000 dollari da dare alla madre di Santi, per far sì che si iscriva a tornei di golf e faccia valere tutto il suo grande talento; arrestato per una serie di multe in divieto di soste non pagate, Pryce viene liberato grazie all’intervento della sua ex moglie che, però, intanto ha cambiato vita ed è in una relazione: Pryce riesce a ricevere l’aiuto di Mitts, un vecchio amico e collega con cui deciderà di partire in viaggio con Santi e sua madre, per dedicarsi al golf. Il primo torneo preparatorio del ragazzo, però, inizialmente non è dei migliori: il protagonista interpretato da Owen Wilson inizia a rimproverarlo, proprio come faceva suo padre, e questo rischia di minare il percorso dalle basi, ma Santi riesce a riprendersi dopo aver conosciuto Zero, una ragazza ribelle che si licenzia da un locale dopo essere stata vessata da alcuni uomini, e che convince Santi a giocare bene per se stesso. Il ragazzo riesce a rimontare nelle nove buche che gli rimangono e Pryce vince la scommessa che aveva realizzato, volendolo vincente, ma tra i due non corre più buon sangue.

Un'immagine di Zero in Complesso paterno, episodio 1x03 di Stick
Un’immagine di Zero in Complesso paterno, episodio 1×03 di Stick

La recensione dei primi tre episodi di Stick

Quello del golf è uno sport molto particolare, per cui – molto più che per tanti altri – non c’è mai stato davvero un distacco culturale rispetto al gioco delle origini, prettamente maschile e pensato per un pubblico elitario. Ad oggi, il golf si è radicato attraverso formule, tornei e regolamenti, aprendosi ad un mondo sempre più vasto, ma allo stesso tempo conservando parte di quell’accezione di “gentlemen game” da cui muove i suoi passi; non è banale, allora, che Stick parli proprio di golf, l’occasione per mettere in contatto realtà molto differenti e composite tra di loro, in un mondo in cui, di solito, si predilige un certo tipo di rigore classista. La costruzione della commedia con Owen Wilson è affascinante, benché molto semplice, e l’attore presta il volto ad una rappresentazione che lo vede – come da sempre possiamo osservare nel corso della sua carriera – a metà tra la facile ironia e quel pizzico di dramma. La costruzione complessiva è genuina: il Pryce di Owen Wilson è un buon personaggio, anche se forse troppo facilmente stereotipante, e il senso della passione per il golf si percepisce nell’ausilio di tecnicismi, attrezzature o semplicemente di termini sportivi che fanno pensare ad un mondo che si vuol rendere didascalico per lo spettatore.

Allo stesso tempo è buona, o per dirla meglio bonaria, la caratterizzazione della componente povera, per la quale si ricerca il tanto agognato riscatto: Santi e sua madre, persone sole e abbandonate da un uomo che (prima ancora di morire) era già assente e lontano dall’equilibrio familiare, che affrontano la paura e tentano di vincerla perseguendo il talento per il golf del ragazzo. La commedia sportiva è, nel suo essere tale, un genere che propone storie di riscatto, di affermazione, di vittoria nella propria bolla: Stick non si allontana da questa caratterizzazione, anzi sembra crogiolarvisi, con elementi che rievocano quasi il fascino nostalgico per gli emblemi del passato; tra massime citate e vecchie cassette patinate, c’è un certo tocco di eleganza e di delicatezza, nella mano di Jason Keller (creatore e sceneggiatore di 4 episodi), che fa pensare ai bei racconti sognanti, che tanto piacciono ad una determinata tipologia di spettatore. Nulla di estremamente perfetto, sia chiaro, ma in medio stat virtus, parafrasando uno dei più celebri detti latini: con il quarto e i successivi episodi sapremo dire che questa mediocritas può trasformarsi in meglio o meglio ma, a dirla tutta, anche se rimanesse tale non ci sarebbe niente di male.

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