Recensione – Una bugia per due, la commedia con Clemence Poesy

Famosa per aver vestito i panni di Fleur Delacour nella saga di Harry Potter, Clemence Poesy è tra le protagoniste della commedia di Rudy Milstein. Un esordio alla regia degno di essere ricordato?
La recensione di Una bugia per due, diretto da Rudy Milstein

Articolo pubblicato il 19 Gennaio 2024 da Giovanni Urgnani

Presentato ufficialmente in concorso al Festival Jean- Carmet, distribuito nelle sale cinematografiche francesi il 15 novembre 2023 col titolo originale Je ne suis pas un herò mentre in quelle italiane il 1° febbraio 2024. Esordio alla regia per l’attore Rudy Milstein, invece i protagonisti sono Vincent Dedienne e Clemence Poesy. Ma quale sarà il risultato di Una bugia per due? Di seguito la trama ufficiale e la recensione del film.

La trama di Una bugia per due, diretto da Rudy Milstein

Di seguito la trama ufficiale di Una bugia per due, diretto da Rudy Milstein:

Louis è un uomo tranquillo e gentile, che passa sempre inosservato; nessuno lo tiene mai in considerazione, non ha molti amici e perfino colleghi e familiari non si accorgono di lui. Quando pensa di avere una grave malattia ed essere vicino alla morte, improvvisamente tutte le persone intorno a lui sembrano iniziare a notare la sua presenza e a tenerlo in considerazione. Sin da subito la sua vita si riempie di opportunità non solo personali, ma anche professionali, tant’è che lo studio legale per cui lavora gli offre addirittura di difendere una grande multinazionale da uno scandalo, un’opportunità che lo farebbe notare molto nel suo campo lavorativo. È così che Louis scopre di esistere per gli altri, ma a un caro prezzo: mentendo.”

La recensione di "Una bugia per due", diretto da Rudy Milstein

La recensione di Una bugia per due, con Clemence Poesy e Geraldine Nakache

La bugia è il motore che per eccellenza manda avanti la macchina della commedia, poiché capace di creare una serie di equivoci, da cui dovrebbero partire le risate, finché poi tutto non scoppia in un gigantesco polverone. L’esordio alla regia di Rudy Milstein pone esattamente questo tipo di basi per costruire e sviluppare la sua idea cinematografica, che purtroppo si dimostra inconcludente e farraginosa; in un lungometraggio ambientato nella vita reale, la soglia della sospensione dell’incredulità si abbassa vertiginosamente e anche impegnandosi risulta complicato credere che la verità possa rimanere nascosta dal protagonista per così tanto tempo. Nonostante si possa trovare qualche parentesi carina in grado di strappare un sorriso, nel complesso la pellicola manca di mordente, non trasmette mai la sensazione né di avere qualcosa di concreto da dire, né di saper mettere in scena circostanze veramente divertenti.

Uno dei problemi principali è sicuramente la verbosità: troppe parole per un contenuto francamente esile, da questo punto di vista il finale ha il (de)merito di toccare picchi molto bassi, quasi abissali, per la banalità e la retorica stucchevole, sfociando nel solito stile ricattatorio, con cui si infonde il messaggio tematico in questione, svoltasi nella sequenza del tribunale. Pesano sulla durata anche le non indifferenti ridondanze sparse un po’ dappertutto, annacquando colpevolmente il brodo, manifestando come il materiale di fatto non sia adeguato allo standard dei novanta minuti: un esempio concreto è la sottotrama del personaggio interpretato dallo stesso regista; la sua caratteristica di non provare emozioni è ripetuta fino allo sfinimento, perdendo di efficacia scena dopo scena, senza contare la prevedibilità della sua conclusione. Carente è inoltre il triangolo amoroso venutosi a creare all’interno dell’intreccio narrativo: non c’è la giusta sostanza nel sentimento e non è nemmeno rappresentato in maniera interessante; tutto succede in maniera palesemente pilotata, senza naturalezza nel portare avanti la morale dell’inganno dell’apparenza in favore dell’autenticità.

L’aspetto più positivo è sicuramente tutto ciò che riguarda la guest star di turno: Clemence Poesy; la sua recitazione si dimostra all’altezza del personaggio a cui è chiamata ad interpretare, perfettamente credibile nel ruolo della moderna femme fatale, una maschera attraente, dal fascino pericoloso, che a poco a poco rivela quello il suo vero essere. Una sorta di personificazione della “carriera” nel suo lato più cinico e spietato, un affarismo indifferente, pronto a volgere lo sguardo dall’altra parte per non vedere le conseguenze delle sue azioni.

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La recensione di Una bugia per due, diretto da Rudy Milstein
Una bugia per due (Je ne suis pas un herò)
Una bugia per due (Je ne suis pas un herò)

Louis è un ragazzo timido, isolato nel suo posto di lavoro, senza una vita privata e con una famiglia ormai a pezzi. Tutto cambia quando annuncia di avere un cancro, anche se ciò non corrisponde alla verità.

Voto del redattore:

4 / 10

Data di rilascio:

01/02/2024

Regia:

Rudy Milstein

Cast:

Vincent Dedienne, Clemence Poesy, Geraldine Nakache, Isabelle Tanty, Rudy Milstein, Sam Karmann, Johann Dionnet

Genere:

Commedia

PRO

La performance attoriale di Clemence Poesy
Eccessiva verbosità
Ridondanza di molte situazioni
Il finale