Articolo pubblicato il 27 Agosto 2023 da Christian D'Avanzo
Yorgos Lanthimos è un regista greco che, grazie al suo stile marcato, è riuscito ad emergere in un contesto in cui l’industria è pressoché inesistente. L’autore inevitabilmente è influenzato da quelle che sono state, e sono ancora, le vicende politiche nella sua terra natia. La bravura del regista è stata quella di riuscire ad espandere la sua poetica, composta da provocazioni, dal mito classico e dalla solitudine umana, fino all’Inghilterra settecentesca, passando per gli Stati Uniti d’America contemporanea.
Con un approccio pressoché avanguardista, Lanthimos in realtà effettua un ritorno alle origini per narrare di personaggi soli, vittime di una giustizia distorta mossa dai giochi di potere, direzionati dall’omologazione della società e scissi tra vita reale e vita di scena. Ripercorrendo lo stile simmetrico e lucido di un Maestro assoluto quale è Stanley Kubrick, riprendendo concettualmente il disincanto di un cineasta essenziale come Michael Haneke, Yorgos Lanthimos con i suoi film è riuscito a trasmettere il senso dell’alienazione, del disturbo e dell’angoscia. Il regista ha all’attivo 6 film, senza contare la primissima co-regia in Grecia, e per mettere ordine: ecco la classifica dei film di Yorgos Lanthimos.

I migliori film di Yorgos Lanthimos
La carriera di Yorgos Lanthimos è costellata da numerosi riconoscimenti in ambito internazionale, anche se ancora non ha coronato il tutto con un Oscar, pur essendoci andato vicino con La Favorita nel 2019. Al momento può vantare comunque un BAFTA per il miglior film britannico proprio per La Favorita, ma anche diversi riconoscimenti a Cannes. Proprio al prestigioso Festival francese si è aggiudicato: un premio Un Certain Regard per Dogtooth a Cannes nel 2009; il Premio della Giuria e la Queer Palm per The Lobster nel 2015; infine la Miglior sceneggiatura per Il sacrificio del cervo sacro nel 2017. A Venezia non ha mancato di portarsi a casa la Miglior sceneggiatura per Alps nel 2011, e il Gran premio della giuria per La Favorita nel 2018. Di seguito, allo scopo di individuare i migliori film di Yorgos Lanthimos, la classifica dei suoi lungometraggi ordinati dal peggiore al migliore.
6) Kinetta (2005)
L’esordio di Yorgos Lanthimos lascia presagire quanto potenziale ha il regista greco, ed effettivamente più avanti dimostrerà una maturità espressiva ben più incisiva rispetto a quanto osservabile in Kinetta. Il primo film del regista è sfilacciato, autocompiaciuto e fin troppo lungo per ciò che ha da raccontare. Infatti, si tratta a tutti gli effetti di un non-racconto dove però il discorso sulla violenza è annacquato dagli interminabili piani sequenza e dal pressante utilizzo della camera a mano, la quale non si stacca mai dai personaggi presenti. Il rapporto uomo-donna non prende mai realmente forma, e il film termina lasciando un senso di incompiutezza.
5) Il sacrificio del cervo sacro (2017)
Il cinema di Lanthimos è conosciuto per le sue provocazioni, a volte riuscite, altre volte fin troppo gratuite. In quest’ultima macrocategoria cade Il sacrificio del cervo sacro, un thriller dal respiro horror lineare e poco incisivo, il quale fa riferimento alla mitologia greca senza però elaborare un funzionale processo di mitopoiesi, scadendo nell’inutile e superfluo grottesco. Al netto di un’estetica ben congegnata, con un apparato registico sicuramente funzionale al generarsi di un’atmosfera rarefatta e disturbante (tempi dilatati; movimenti di macchina mirati; inquadrature esasperate dall’alto e dal basso), della sostanza non vi è traccia. La morale alla borghesia, classe sociale che non vuole prendersi le sue colpe e le sue responsabilità, è eccessivamente acerba e generalizzata, e il finale è la chiusura di un cerchio davvero approssimativo.
4) Dogtooth (2009)
Nella presentazione di un mondo simil-kantiano, Yorgos Lanthimos ribalta le convenzionali regole della realtà considerata, affidandosi ad una distopia tanto narrata, quanto visiva, in cui l’abitudine alla vita e al suo lessico sono differenti, per una famiglia ossessionata dal controllo dei propri figli. Dogtooth è ancora un film acerbo per molti dei suoi eccessi senza controllo, in cui Lanthimos aderisce completamente al cardine di una cultura greca che appare fortemente schierata, anche dal punto di vista ideologico; eppure, la qualità della pellicola non si discute, così come i suoi ricorsi estetici che permettono di definire, in maniera già piuttosto convinta, lo stile del regista che troverà con Alps prima e The Lobster poi definitiva consacrazione.
3) Alps (2011)
Il terzo film di Yorgos Lanthimos è già in grado di tracciare un solco nella carriera del regista greco, a seguito della candidatura ottenuta nella categoria di miglior film straniero con Dogtooh. Il tema della disgregazione dell’Io, condotto ancora una volta per mezzo di scelte estetiche fredde e dissacranti (nessuno dei personaggi ha un nome, le riprese si alternano tra primi e secondi piani), è protagonista di un film in cui Lanthimos riesce a compiere un importante passo in avanti rispetto alla prima parte della sua carriera; accanto alla presentazione di un angolo di finzione, il regista greco decide di decostruire la realtà, impegnandosi in un’opera di riqualificazione della verità. In Alps, la matrice psicanalitica si affianca al trattamento del dolore, in una proposta aliena dell’elaborazione del lutto.
2) The Lobster (2015)
Nel dialogo relativo a quale sia il miglior film di Yorgos Lanthimos, non si può fare a meno di citare The Lobster, indipendentemente dal proprio gusto personale. Lo stile del regista greco qui si confronta con una struttura produttiva rispetto ai film precedenti, e se ne osservano i risultati: il budget, maggiormente corposo, permette a Lanthimos di servirsi di un cast di prim’ordine, mentre l’attenzione per la scenografia diventa qui più marcata per tentare di restituire quel costante senso di alienazione che da sempre costituisce la carriera del regista greco.
In un film in cui l’hotel prima, la comunità poi diventano i mezzi e i meccanismi per la coercizione dell’individuo, Lanthimos riesce a esprimere in immagine quel tema della governamentalità di matrice foucaultiana: un atteggiamento, una tendenza, un modus essendi più che un meccanismo di operazione. Ogni sovrastruttura, distopicamente rappresentata da Lanthimos, vive nella contrapposizione tra premio/concessione e divieto/punizione, in una realtà sì lontana, ma non troppo differente dall’immaginario occidentale. La soluzione, allora, è delle più estreme: smettere di vedere.
1) La Favorita (2018)
La Favorita è una rappresentazione frizzante e originale della corte inglese nel Settecento, durante la guerra con la Francia. Si tratta dell’opera più ironica, compatta e funzionale di Yorgos Lanthimos, il quale con i suoi grandangoli e il sapiente utilizzo della luce naturale, trasmette profondi significati tramite le immagini. Il triangolo amoroso è una distorsione del sentimento, poiché entrambe le cugine tentano di manipolare la regina splendidamente interpretata da Olivia Colman (vincitrice dell’Oscar nel 2019).
Dunque, come rappresentare questo gioco di potere se non con inquadrature che intendono riempire tutto lo spazio presente? Ecco come il film più maturo di Lanthimos diventa una parabola propriamente umana di vizi e sfregi continui, dove la corte circense si lascia andare ad avventure improprie ed esagerate. L’ironia serve a mascherare il dolore, ma quest’ultimo è protagonista tanto quanto l’esasperato gioco di potere.