I migliori film di fantascienza degli anni 90

Articolo pubblicato il 7 Aprile 2023 da Giovanni Urgnani

Gli anni 90 ci hanno regalato tante perle d’intrattenimento e il cinema di fantascienza è stato prolifico e di ottimo livello.  Ecco la classifica dei migliori titoli di fantascienza degli anni 90, in ordine cronologico d’uscita.

Terminator 2 – Il Giorno del Giudizio (James Cameron, 1991)

Il primo tra i migliori film di fantascienza degli anni 90, in ordine cronologico, è Terminator 2. Los Angeles, 2029. Nel tentativo disperato di ribaltare le sorti di una guerra ormai persa, Skynet, l’intelligenza artificiale che ha sterminato la razza umana, invia indietro nel tempo un prototipo avanzato di Terminator per uccidere un giovanissimo John Connor, futuro leader della resistenza contro le macchine.  Come successe a sua madre Sarah dieci anni prima, Connor manda un guerriero solitario per proteggere il se stesso più giovane nel 1994.

 

 

James Cameron realizza un sequel solido, convincente e assolutamente in linea col predecessore uscito nel 1984. Forte di una componente action di assoluto livello e con una CGI rivoluzionaria per l’epoca, Terminator 2 non è solamente un more of the same ma espande la mitologia del T-800, interpretato ancora una volta dal roccioso Arnold Schwarzenegger, raccontando prima di tutto il lato umano di una macchina che di umano (a parte l’aspetto) non dovrebbe avere niente.

Jurassic Park (Steven Spielberg, 1993)

L’eccentrico industriale miliardario John Hammond fa costruire un parco di divertimenti al largo dei Caraibi e invita il paleontologo Alan Grant e la paleobotanica Ellie Sattler a visitare il sito per una consulenza.  Quello che Grant e Sattler non si aspettano è che il parco è abitato da veri dinosauri, clonati geneticamente in laboratorio dal team di Hammond.  A pochi giorni dall’inaugurazione, tuttavia, il Jurassic Park subisce una grave avaria, liberando così un istinto vecchio di 65 milioni di anni.

 

Tratto dall’omonimo bestseller di Michael Crichton, Jurassic Park è una delle tante punte di diamante del grande Steven Spielberg, uno dei film più iconici non solo della fantascienza degli anni 90 o della variegata filmografia del regista americano, ma di tutta la  cinematografia mondiale in assoluto. Girato con un uso massiccio di computer grafica, a cui fa il paio un elegante uso di animatronics, Jurassic Park è un viaggio teso e nervoso  in un’epoca sconosciuta, Spielberg narra con la sua consueta maestria un’avventura ricca di azione e senza esclusioni di colpi, un film che è subito entrato nel cuore degli appassionati e che è arricchito, inoltre, dalla splendida colonna sonora dell’onnipresente John Williams.

Demolition Man (Marco Brambilla, 1993)

Nel 1996, il sergente John Spartan, soprannominato “Demolition Man” per i suoi modi rozzi e poco ortodossi, riesce finalmente a catturare il pluriomicida Simon Phoenix dopo anni di tentativi. Phoenix, nonostante l’arresto, riesce a far saltare in aria un palazzo provocando svariate vittime incolpando Spartan dell’accaduto.  Il sergente e il criminale, quindi, vengono arrestati e criogenizzati in uno speciale carcere correttivo, dopo trentasei anni Phoenix riesce ad evadere ed inizia a seminare il panico nella Los Angeles del 2032. 


Incapace di affrontarlo come si deve, la polizia dell’epoca dovrà fare affidamento ancora una volta su Demolition Man. Sylvester Stallone contro Wesley Snipes in un fanta-action dal ritmo serratissimo e dal senso dell’umorismo fuori dal comune.  La società blanda e pettinata in cui si ritrova lo scongelato Sly fa da contraltare ai metodi rudi del suo personaggio, in un turbinio di equivoci e malintesi che vengono ricordati ancora oggi. La componente action, inoltre, è infarcita dall’agilità di un Wesley Snipes completamente fuori le righe ed assolutamente a suo agio nel ruolo dello psicopatico, creando non solo uno dei cattivi più memorabili del genere ma anche una bella chimica con il buon Stallone. Di sicuro, uno dei migliori film di fantascienza degli anni 90.

Stargate (Roland Emmerich, 1994)

Piana di Giza, 1908. Durante degli scavi riaffiora un enorme anello di pietra con incisi numerosi e strani geroglifici attorno ad esso, l’anello quindi viene portato negli Stati Uniti per ulteriori analisi.  Decenni dopo, il linguista Daniel Jackson viene ingaggiato dal Governo per interpretare i geroglifici scoprendo che le antiche iscrizioni altro non sono che coordinate verso un’altra galassia e che l’anello è in realtà un portale, rinominato per l’occasione come “Stargate”.


Il Governo, quindi, organizza una spedizione militare per attraversare lo Stargate (insieme al riluttante Jackson) per scoprire cosa si trova dall’altra parte. Al regista tedesco piacciono le teorie del complotto, come ampiamente dimostrato nei disaster movies da lui girati come 2012 e The Day After TomorrowLa leggenda vuole che le piramidi dell’antico Egitto siano state edificate da un popolo alieno, partendo da questo presupposto Emmerich costruisce tutto il canovaccio narrativo di Stargate mischiando mitologia a tecnologia in un fanta-action originale e ben costruito.  Grazie ad un cast di ottimo livello che vede in Kurt Russell e James Spader due protagonisti assoluti, Stargate è un film solido e dal buon ritmo; il successo della pellicola, tra le altre cose, darà vita ad una serie tv icona degli anni 90.

Mars Attacks! (Tim Burton, 1996)

Migliaia di dischi volanti approdano sulla Terra mettendo in allarme tutte le autorità del pianeta. Allo scopo di poter comunicare con loro, il presidente degli Stati Uniti fa ereggere un grosso traduttore che, nonostante le buone intenzioni, si rivelerà un completo fallimento: gli alieni iniziano ad attaccare deflagrando tutto quello che incontrano.  Spetterà ad un giovane ed inconsapevole fornaio salvare la situazione.

 

Ispirato ad una serie di figurine molto in voga negli anni 60, Mars Attacks! è un grande e grosso omaggio alla fantascienza di serie B degli anni 50.  Tim Burton, nella sua lucida follia, riunisce un cast a dir poco stellare in un film divertentissimo e completamente anarchico. Una delle pellicole più iconiche del regista di Batman, elevata a cult assoluto dagli appassionati del genere nel corso degli anni.

Punto di non ritorno (Paul W.S. Anderson, 1997)

Anno 2047, l’astronave Event Horizon riappare misteriosamente nell’orbita di Nettuno dopo sette anni dalla sua scomparsa.  Viene mandata una nuova spedizione ad indagare sull’accaduto: insieme all’equipaggio c’è anche il dottor Weir, quest’ultimo spiega agli astronauti di aver dotato la Event Horizon di un trasferitore gravitazionale che gli permette di coprire lunghe distanze piegando lo spazio-tempo tramite la generazione di un buco nero artificiale.  Arrivati nell’orbita di Nettuno, la squadra di salvataggio scoprirà orrori che andranno oltre ogni umana comprensione.


Forte di tematiche di natura scientifica e metafisica, Punto di non ritorno è un incubo di natura infernale ambientato nello spazio profondo, che prende grande  ispirazione dai grandi classici di genere (Alien e Solaris in primis). Un film forse non particolarmente innovativo ma certamente evocativo nella sua atmosfera delirante da fanta-girone dantesco, inoltre il lato scientifico del film fa da precursore ad opere di ben altra caratura, Interstellar su tutti.  Probabilmente il miglior film in assoluto del mestierante Paul W.S. Anderson, un fanta-horror girato in maniera onesta ed infarcito da un cast di buon livello in cui troviamo, tra gli altri, il ritrovato Sam Neil.

Men in Black (Barry Sonnenfeld, 1997)

Del 1997 è uno dei migliori film di fantascienza degli anni 90: Men in Black. L’agente di polizia James Edwards sta inseguendo un sospettato quando scopre, non senza un certo stupore, che quest’ultimo non è altro che un alieno sotto mentite spoglie.  Avvicinato dall’Agente K, un uomo misterioso completamente vestito di nero, Edwards verrà reclutato nei Men in Black, un’agenzia governativa ultra-riservata che gestisce il traffico alieno sul nostro pianeta da decenni.


L’astro nascente di Will Smith nel firmamento di Hollywood è definitivamente salito alla ribalta grazie a Men in Black, film diretto da Barry Sonnenfeld (La Famiglia Addams) e con Tommy Lee Jones a fare l’esperta spalla del protagonista.  Fanta-action-comedy e chi più ne ha, più ne metta:  infarcito da un largo uso di CGI (per l’epoca innovativa), il film di Sonnenfeld porta a casa la pagnotta grazie ad un ritmo sopra le righe che non sfocia mai nel demenziale, trovando in Smith e Jones una coppia assolutamente affiata e ben assortita.

Starship Troopers – Fanteria dello spazio (Paul Verhoeven, 1997)

Il giovane Johnny Rico si arruola nella Fanteria dello spazio per contrastare gli enormi aracnidi di Klendatuu, una razza aliena ragnesca in lotta con gli esseri umani per il dominio del loro pianeta natale.
Sotto le armi Rico scoprirà le gioie e i dolori della vita militaresca, tra amori perduti e amici caduti in battaglia, il ragazzo scoprirà cosa significa essere adulti in un’epoca devastata dal conflitto.


Liberamente tratto dall’iconico romanzo di Robert Heinlein, Starship Troopers vede il ritorno alla fantascienza del buon Paul Verhoeven (RoboCop, Atto di Forza) in un fanta-action  dal ritmo concitato.
Verhoeven imbottisce il film della sua consueta satira politica, facendo forza sull’evoluzione alienante dei mass media e sul potere decisionale di cariche amministrative inadeguate, dipingendo nella pellicola una società militarizzata e guerrafondaia, esattamente come faceva nel 1987 con RoboCop, il tutto infarinato da una violenza brutale e sanguinolenta, marchio di fabbrica tipico del regista olandese.

L’uomo bicentenario (Chris Columbus, 1999)

NDR-114 (ribattezzato poi “Andrew”) è un robot positronico di servizio, acquistato nel 2005 dalla famiglia Martin come domestico di casa.  Dopo un’iniziale diffidenza, Andrew entra lentamente nel cuore dei membri del nucleo familiare sviluppando un’empatia fuori dal comune e delle capacità che un robot non dovrebbe avere.  Passano gli anni e la curiosità di Andrew si fa sempre più forte: con la benedizione dei suoi padroni, Andrew  parte ad esplorare il mondo alla ricerca di un modello positronico che abbia le sue stesse abilità.

 

L’uomo bicentenario è un sentito omaggio alla fantascienza del maestro della robotica letteraria Isaac Asimov (un suo racconto da il titolo al film), modellato incredibilmente bene sulle gargantuesche spalle di Robin Williams: il compianto attore americano, infatti, è completamente a suo agio nei panni del delicato Andrew, in una commovente epopea attraverso la mente e il carattere di un robot premuroso.  
Chris Columbus, come suo solito, è sempre bravo a giostrare vicende di carattere familiare con un piglio ironico ma mai ruffiano, riuscendo a strappare una lacrima anche ai cuori più duri con una pellicola tenera e gentile.

 

Matrix (Lana e Lilly Wachowski, 1999)

Ultimo tra i migliori film di fantascienza negli anni 90 è Matrix. Thomas Anderson conduce una doppia vita: timido programmatore di giorno, hacker informatico (con il nickname di Neo) dopo il tramonto. Una notte, nello schermo del suo PC, appaiono una serie di codici riguardanti uno strano personaggio di nome Morpheus e qualcosa chiamato “Matrix”.  Desideroso di saperne di più, Neo viene avvicinato da Trinity e condotto al cospetto di Morpheus scoprendo l’irreparabile: l’umanità si è estinta per volere delle macchine e Matrix è una simulazione artificiale messa in atto da quest’ultime per nascondere la verità agli umani.
Spetterà a Neo, reclutato nella squadra di Morpheus, mettere fine alla tirannia delle macchine una volta per tutte.

 

Matrix è ovunque, è intorno a noi, anche adesso nella stanza in cui siamo: il capolavoro delle sorelle Wachowski è un concentrato di action adrenalinico, ispirato agli action movie di Hong Kong, agli anime di stampo nipponico (Ghost in The Shell su tutti); esattamente come Neo (Keanu Reeves), lo spettatore viene trascinato in un vortice di avvenimenti senza respiro, in due ore e dieci minuti di kung-fu, sparatorie e musica techno.  Sarebbe ingiusto, però, definire Matrix come un semplice film d’azione: l’opera delle Wachowski è un film narrativamente solido, giostrato in maniera eccellente con citazioni filosofiche, allegorie al transgenderismo e dualismo tra realtà ed illusione. Tematiche forti ed importanti che ritroveremo nel successivi tre sequel, di cui l’ultimo uscito nel 2021.