Articolo pubblicato il 17 Febbraio 2023 da Matteo Pelli
Il nuovo trailer di The Flash, film sul velocista scarlatto di casa DC, ha mostrato per la prima volta il ritorno di Michael Keaton nei panni di Batman. Per coloro che non hanno avuto modo di osservare i film con il personaggio di Batman interpretato dall’attore o per chi avesse bisogno di un recap, ecco un’analisi dei due storici film sul Cavaliere Oscuro firmati Tim Burton.
Batman, 1989: il prototipo del cinecomic moderno
Oggi i supereroi al cinema spopolano e hanno fatto breccia nel cuore di appassionati e non, tuttavia trentaquattro anni fa la concezione di cinecomic era ben diversa da come la conosciamo oggi. Richard Donner nel lontano 1978 era riuscito a portare su grande schermo le avventure di Superman, supereroe di punta di casa DC Comics, con l’iconico (e mai dimenticato) Christopher Reeve nei panni dell’Uomo d’Acciaio ma, nonostante il successo al botteghino e il plauso della critica, non fu sufficiente per attirare il pubblico generalista, i supereroi erano ancora relegati a becero argomento per fanciulli, ignarorando che a metà degli anni 80 le carte in tavola sarebbero cambiate di parecchio: Watchmen di Alan Moore e Il Ritorno del Cavaliere Oscuro di Frank Miller (entrambi usciti nel 1986) fecero comprendere a chiunque che gli eroi in maschera non erano solo roba per bambini, anzi si potevano scrivere storie adulte e mature pur narrando storie di stampo supereroistico.
Il momento, quindi, fu maturo per i vertici della Warner Bros (detentrice tutt’ora dei diritti cinematografici dei personaggi DC Comics) per lanciare sul mercato il primo film solista di Batman, un eroe che finora era stato rappresentato in maniera macchiettistica e divertente in tv nel famosissimo telefilm con protagonista Adam West. Fu anche grazie anche all’influenza dei fumetti di Moore (che firmerà anche The Killing Joke nel 1988) e Miller che la Warner affidò la regia a Tim Burton, scelto dalla major per dare quel tono cupo di cui il personaggio aveva finalmente bisogno. Il casting dell’Uomo Pipistrello, tuttavia, si rivelò parecchio complicato.
Il difficile casting di Batman e di Joker: la scelta di Michael Keaton e Jack Nicholson e le proteste
La Warner voleva puntare su un attore esperto di film d’azione (proponendo addirittura Mel Gibson per il ruolo) ma Burton fece pressioni e puntò tutto su Michael Keaton, celebre protagonista del precedente lungometraggio del regista: Beetlejuice – Spiritello porcello. L’ingaggio di Keaton fu preso di mira dai fans del fumetto, inondando la sede della Warner Bros per esprimere il loro disappunto con più di 50.000 lettere di protesta. Persino il creatore del Cavaliere Oscuro, Bob Kane, fu scettico sulla scelta del protagonista esprimendo pubblicamente le sue perplessità in merito, dato che Keaton era conosciuto all’epoca più come attore di commedie e a detta di tanti, non aveva il physique du role adatto. La scelta dell’antagonista di Batman, il mefistofelico Joker, fu meno travagliata ma assai più dispendiosa. Jack Nicholson fu la prima scelta in assoluto per il ruolo ma l’attore di Shining chiedeva un compenso troppo alto per le casse del film.
Fu solamente dopo avergli fatto credere di aver dato l’ingaggio a Robin Williams (usato come becera esca, un episodio che l’indimenticato “Mrs.Doubtfire” si legherà al dito) che il buon vecchio Jack tornò sui suoi passi, ricavando comunque uno stipendio da record: 6 milioni di dollari più una percentuale sugli incassi totali del film.
Inutile dire che i fans dissidenti si ricredettero immediatamente sul conto di Michael Keaton. L’attore diede quella sfumatura malinconica di cui il personaggio di Bruce Wayne, tormentato dalla morte dei genitori, aveva bisogno ed inoltre risultava perfetto nell’ingombrante costume dell’Uomo Pipistrello. Da contraltare troviamo la teatralità grottesca dello psicopatico Joker: Nicholson incarna perfettamente il Clown del fumetto con una performance tanto surreale quanto autentica, il buon vecchio Jack difatti improvvisa e si diverte, legando con Keaton in una chimica perfetta. Due facce della stessa medaglia con lo sfondo di una Gotham City completamente deflagrata dal crimine e simbolo edonistico di un’America corrotta dal potere e dal capitalismo.
Burton, dal canto suo, fotografa la città in maniera eccelsa rendendo Gotham protagonista tanto quanto il Pipistrello e il Pagliaccio: alti grattacieli freddi e cupi in una sorta di miscuglio cyberpunk che fa il verso alla Chicago dei gangster anni 30. Uscito nell’estate del 1989, Batman di Tim Burton fu un successo globale con più di 400 milioni di incasso. Nicholson si portò a casa un cachet di ben 60 milioni di dollari (calcolando la percentuale sugli incassi totali), entrando di diritto nel Guinness dei Primati come attore più pagato al mondo. Ad impreziosire il successo del film ci fu anche la colonna sonora curata da Danny Elfman con canzoni originali di Prince, vero e proprio mattatore musicale nell’iconica scena dei “soldi gratis” di Joker.

Batman – Il Ritorno, 1992: un sequel atipico
Lo straordinario successo del film di Tim Burton fece esplodere una vera e propria Bat-Mania: giocattoli, videogiochi, magliette, gadget di qualsiasi tipo, il simbolo del pipistrello svettava ovunque. La Warner non ci mise molto a mettere in cantiere un sequel affidando di nuovo il giocattolo nelle mani del suo visionario regista con il fidato Michael Keaton a fare da protagonista assoluto. Burton ricevette carta bianca e, a differenza del primo film, totale libertà creativa sulla pellicola, questo significò una sostanziale rivisitazione delle ambientazioni di Gotham con un’ambientazione natalizia a farla da padrona.
Batman Returns, di fatto, è un film molto più Burtoniano del predecessore: gotico, cupo, grottesco ma al contempo sognatore e sopra la righe in determinate scelte stilistiche. Una di queste è sicuramente Pinguino, l’arco narrativo del villain interpretato da Danny DeVito, è tragicamente horror, una storia di drammatica follia impreziosita da un incipit tetro e malvagio: figlio non voluto a causa di una deformità, il piccolo Oswald Cobblepot viene abbandonato nelle fogne dai suoi facoltosi genitori. Trent’anni dopo, Oswald si palesa al mondo come Pinguino insieme alla sua Gang del Circo, in cerca di vendetta. Batman e Pinguino condividono lo stesso stato di follia reciproca anche con l’ammaliante Catwoman di Michelle Pfeiffer.
La sua bellissima Selina Kyle è figlia di una società marcia e consumistica, distrutta nell’animo e nel corpo da un potente industriale (lo stupendo Max Shreck di Christopher Walken) che, suo malgrado, creerà l’ennesimo mostro di un circo di freaks animaleschi in lotta tra loro. Il Pipistrello, il Pinguino e la Gatta: una piramide costruita a regola d’arte da uno scultore (Burton) che sa scolpire i mostri meglio di chiunque altro nel mondo del cinema. Batman Returns sarà un successo planetario esattamente come il primo film, tuttavia i toni ancora più dark e surreali di questo sequel porteranno la Warner a cambiare ruolino di marcia nel terzo capitolo, abbandonando la via di Tim Burton e facendo allontanare, irrimediabilmente, Michael Keaton dal ruolo del Cavaliere Oscuro.

Il terzo film mai realizzato e “Batman 89”
Tim Burton aveva in mente delle idee ben precise per un ipotetico terzo film con Keaton. L’introduzione di Robin e la rivolta della polizia contro lo stesso Batman, incalzata dal procuratore distrettuale Harvey Dent.
La Warner non fu dello stesso avviso, i toni troppo cupi e pessimisti di Burton mal si sposavano con la voglia della major di lucrare sul brand Batman: i giocattoli non si vendono se i bambini non guardano questi film. Fu per questo motivo che nel 1993 ci fu la separazione tra la casa di produzione e il futuro regista di Big Fish che tuttavia rimase come produttore di Batman Forever, uscito nel 1995. Michael Keaton, legato indissolubilmente a Burton, si rifiutò di tornare nel film diretto da Joel Schumacher, non accettando il fatto che questo terzo capitolo fosse più scanzonato nei toni e più colorato nella messa in scena. Val Kilmer, già co-protagonista di Tom Cruise in Top Gun, venne scelto al suo posto.
Lo stesso Marlon Wayans, ingaggiato (e comunque pagato) per il ruolo di Dick Grayson/Robin con un contratto di due film, venne sostituito da Chris O’Donnell. La piega che prese la saga di Batman al cinema è sotto gli occhi di tutti con due sequel firmati da Schumacher dal sapore camp e assolutamente fuori scala rispetto al lavoro di Burton, facendo cadere la Warner nello stesso identico errore che fece con Superman: i primi due film ottimi, il terzo e il quarto scadenti.
Per anni il terzo film di Burton è stato oggetto di curiosità per i fans di tutto il mondo, come sarebbe stato se il vecchio Tim avesse portato a termine la sua trilogia? Ci pensa lo sceneggiatore Sam Hamm (già autore dello script del primo film) a rispondere a questo quesito. “Batman 89” è, di fatto, l’adattamento a fumetti del terzo film di Burton: ambientato un anno dopo gli eventi del secondo film, nella storia intitolata “Ombre” il Cavaliere Oscuro è alle prese con una gang di imitatori di Joker che sta mettendo a ferro e fuoco la città, con la polizia a dare la caccia a Batman incalzata dal procuratore distrettuale Harvey Dent. Hamm riprende lo stesso canovaccio narrativo dei film, portando la storia ad un livello più urbano e meno Burtoniano ma mantenendo comunque lo spirito dell’opera originale senza scadere in una becera operazione nostalgia.
Ad impreziosire il tutto ci pensa anche il disegnatore Joe Quinones, i tratti dei suoi disegni ricalcano alla perfezione i volti di Michael Keaton, Billy Dee Williams (Harvey Dent anche nel primo film di Burton) e Michelle Pfeiffer nei panni (o meglio, nelle chine) di una ritrovata Catwoman. “Batman 89” è quindi un’ottima occasione per vedere Michael Keaton col costume nero del Crociato Incappucciato prima di poterlo ammirare dal vivo in The Flash di Andy Muschietti, in uscita al cinema a giugno di quest’anno.