Recensione – The Last Of Us 2×05: Accogli il suo amore

Giunto ormai al suo quinto episodio, The Last Of Us arriva alla puntata Accogli il suo amore con una serie di elementi che ancora una volta fanno storcere il naso: ma qual è il risultato?
Recensione - The Last Of Us 2x05: Accogli il suo amore

Articolo pubblicato il 12 Maggio 2025 da Bruno Santini

Con la programmazione completa che prevede una fine della seconda stagione della serie il 26 maggio 2025, dati i soli sette episodi di The Last Of Us 2 e con la suddivisione del videogioco in almeno due parti, Accogli il suo amore rappresenta il turning point definitivo, il punto di svolta che conduce alla fine della seconda stagione. L’esordio dell’episodio 2×05 di The Last Of Us c’è il 12 maggio 2025, con la rappresentazione dell’ideale Giorno 2 di Seattle. Negli episodi precedenti – soprattutto il 2×03 e 2×04 – avevamo sottolineato le grandi difficoltà della serie nel divincolarsi dalla morte di Joel e nel seguire il passo con il videogioco, mentre qual è lo stato attuale del quinto episodio che prende il titolo di Accogli il suo amore? Per comprenderlo, di seguito proseguiamo con la recensione dell’episodio 2×05 di The Last Of Us.

La trama di The Last Of Us 2×05: Accogli il suo amore

Prima di procedere con la recensione di The Last Of Us 2×05, è importante procedere innanzitutto con la trama dell’episodio di Accogli il suo amore, che ancora una volta presenta una grandissima quantità di dettagli all’interno della sua narrazione e che prende il titolo dal murales che Ellie e Dina incontrano nell’ambito del proprio percorso verso Nora e Abby. Dopo aver raggiunto il teatro, è Dina (servendosi delle comunicazioni via radio dei Lupi) a triangolare la posizione verso l’ospedale, scoprendo un luogo non pattugliato: qui si dirigono le due che incontrano una grandissima quantità di Stalker, ma vengono salvate da Jesse quando tutto sembra andare per il peggio.

Nel tentare di sfuggire ai Lupi, i tre incontrano un nuovo gruppo di fondamentalisti religiosi di cui Dina aveva già sentito parlare nelle comunicazioni via radio, e che paragona agli Hamish per i loro atteggiamenti: i Serafiti, che si presentano – così come nel videogioco – attraverso violenza, comunicazioni che avvengono attraverso fischi e forme di rappresentanza religiosa quasi metafisica. Al termine della loro fuga, Ellie giunge verso l’ospedale dove incontra Nora e dove, nei piani inferiori, il Cordyceps si è sviluppato addirittura nell’aria attraverso le spore. La brutalità della protagonista raggiunge dei livelli estremi, con la morte di Nora e con un flashback che rimanda al passato in cui si incontra nuovamente il volto di Joel.

Un’immagine di Nora nell’episodio 2×05 di The Last Of Us

La recensione del quinto episodio di The Last Of Us 2, tra incoerenze e incapacità di scegliere una direzione

Qual è il confine tra adattamento di un’opera già esistente e reinvenzione oltre i limiti delle possibilità di riporto su uno schermo? Probabilmente, la risposta a questa domanda contiene anche la sintesi di tutte le reali problematiche che The Last Of Us sta affrontando con la realizzazione della serie di HBO, a seguito del grande successo della prima stagione che portava sullo schermo il celebre primo videogioco di Neil Druckmann. La Parte II di The Last Of Us è oggettivamente più complessa e ricca di caratterizzazioni morali, questo è ormai noto, ma aveva anche portato a estremo compimento un discorso sull’identificazione che il regista intendeva teorizzare già a partire dal primo gioco. Naturalmente, c’è una prerogativa fondamentale che nessuna serie – per quanto perfettamente riuscita – può riuscire a ottenere: l’immedesimazione sensoriale, che porta il videogiocatore (pur con la terza persona) a condividere quel percorso morale dei personaggi di cui veste i panni sullo schermo, con un’escalation di violenza che permette di vivere alcuni momenti del videogioco – tra cui l’uccisione di Nora – con estrema rabbia che collega, in un ideale fil rouge di compartecipazione emotiva, il videogiocatore e il personaggio giocante.

Comprendendo quali fossero i limiti della messa a schermo, la serie ha scelto un approccio che cambiasse degli aspetti, e ciò è stato dichiaratamente spiegato anche da Neil Druckmann che ha parlato della necessità di cambiare la storia di The Last Of Us nella serie televisiva, non avendo più bisogno di elementi come una Ellie visibilmente più adulta o una Abby muscolosa come nel videogioco. Perché tutto questo preambolo? Perché il quinto episodio di The Last Of UsAccogli il suo amore – rappresenta l’esplicita deriva di un percorso che non sa trovare, o forse non vuole farlo del tutto, la sua direzione definitiva; ondivagando tra narrazione che ricerca la sua libertà artistica e prodotto che tenta di omaggiare la componente videoludica, la serie risulta essere estranea a entrambe le forme di processo, cedendo molto spesso all’incoerenza narrativa e rappresentativa e peccando di atteggiamenti de-costruttivi estremamente difettosi.

Basti citare alcuni elementi di questo episodio per rendersene conto: al netto di una cura delle scenografie ottimale, che trova soprattutto nella rappresentazione del Cordyceps che prolifera nei sotterranei dell’ospedale il suo elemento visivamente più efficace, la Ellie che viene portata sullo schermo è – ancora una volta – un personaggio che non trova mai la sua direzione morale e narrativa. Nell’ambito della stessa puntata e a distanza di pochi minuti, allora, ci ritroviamo di fronte a due caratterizzazioni dello stesso personaggio assurdamente distanti e antitetiche l’una dall’altra: dapprima una persona premurosa, placida e tendente allo scherzo, che addirittura vorrebbe rinunciare al suo viaggio poiché si ritiene stupida ad aver coinvolta una Dina incinta; di poi una Ellie improvvisamente rabbiosa, che uccide Nora rinunciando alla pistola ma affidandosi soltanto ad un’asta di ferro: qual è il personaggio che si propone, allora, allo spettatore? Quale delle due versioni è narrativamente esatta e pensata per la fruizione di chi guarda? Gli atteggiamenti da teen drama (lo stesso scambio di battute basato sull’amore reciproco tra Ellie e Dina ne è un esempio) possono essere verosimili nel contesto post-apocalittico e di estrema rabbia vendicativa del mondo raccontato? E se sì, come si giustifica un così tanto rapido passaggio dalla ragazza scherzosa che ammette di odiare la matematica alla macchina da guerra che ammazza senza ritegno?

The Last Of Us 2×05 cede ancor più ad un enorme imbarazzo nella volontà di mettere in scena sentimenti umani (poiché anche la vendetta lo è, nella sua espressione brutale) probabilmente intangibili e complessi da assimilare dallo spettatore, optando piuttosto per una rappresentazione a tratti estremamente banale, per la quale il problema non è la distanza dal videogioco, ma l’enorme incoerenza narrativa che si pone nel momento in cui si è impacciati nello scegliere una strada reale. Quando del videogioco non si parla direttamente (la scena iniziale, la rappresentazione dei Serafiti o il processo di infezione osservato in diretta), in effetti, The Last Of Us assume un’anima che sembra quasi essere l’oggetto reale della sua destinazione. Perché, allora, piegarsi a del bieco fan service e non rivoluzionare davvero tutto, se l’oggetto di partenza vuole essere così tanto stravolto?

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