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Recensione – Donnie Darko: il grande cult di Richard Kelly

Donnie Darko è considerato uno dei film indipendenti più importanti del 21° secolo.
Donnie Darko: la recensione del film di Richard Kelly

Alla sua uscita Donnie Darko sembrava uno di quei tanti film indipendenti che avrebbero potuto far discutere la critica per poi spegnersi nel tempo dopo i primi passaggi nei festival. Invece, contro ogni previsione, l’opera prima di Richard Kelly è divenuta sempre più amata, tanto da diventare uno dei cult più importanti del 21° secolo. A seguire la recensione del film che ha lanciato la carriera di Jake Gyllenhaal in occasione del suo imminente ritorno al cinema.

La trama di Donnie Darko

La versione di Donnie Darko che tornerà in sala sarà la director’s cut. Il film presenta la seguente trama:

In un quartiere americano degli anni 80, Donnie Darko ha difficoltà a relazionarsi con la sua famiglia, i suoi insegnanti e i suoi compagni di classe, ma alla fine trova un’amica in Gretchen. L’altro suo amico, però, non è così affidabile: è Frank, un coniglio gigante che solo lui può vedere. Frank infatti continua ad affermare che presto arriverà la fine del mondo ed esorta Donnie a fare delle azioni molto discutibili. Come se non bastasse, nel quartiere cominciano a succedere cose molto strane che fanno pensare ad una domanda: Frank è solo nella testa di Donnie o è davvero il presagio di un importante evento?

Recensione: Donnie Darko - il grande cult di Richard Kelly

La recensione di Donnie Darko

La regia di Richard Kelly colpisce per i suoi piano sequenza che immergono lo spettatore in una realtà tanto piccola quanto immensa per le sue infinite possibilità: i corridoi di una scuola, inquadrati dal punto di vista di un ragazzo adolescente, sembrano un mondo vasto in cui ogni figura ha qualcosa da dire. La telecamera infatti si muove catturando gli alunni e gli insegnanti che compaiono davanti all’inquadratura anche in pochi attimi che però sono sufficienti per mostrare un determinato comportamento o una determinata emozione (come il preside che nota due ragazzi che fumano e va via senza battere ciglio). Richard Kelly rappresenta una società piena di tanti volti umani che hanno cose da esprimere e che per questo rendono l’edificio un contenitore di tantissime sensazioni. La quotidianità diventa quindi un universo in cui l’adolescente si sente trascinato, smarrito ed emozionato al tempo stesso. Kelly enfatizza ogni impulsività che viene mostrata sullo schermo, usando la colonna sonora di Michael Andrewscome come accompagnatrice per fare avvertire ciò che sente Donnie Darko e creando una perfetta simbiosi con le immagini: le scene d’amore sono celebrate come una scoperta straordinaria, dando una sensazione paradisiaca che ogni persona sentirebbe nel momento del suo primo bacio, mentre i punti in cui si avverte la violenza, attraverso la quale i volti mostruosi degli assalitori sono ripresi in tutta la loro ferocia, trasmettono un senso di puro terrore.

Tra gli elementi più celebri e ricordati del film ci sono sicuramente le allucinazioni del coniglio Frank, il cui splendido costume riesce a creare fascino ed inquietudine allo stesso tempo. Quando Frank è nelle vicinanze, l’opera manifesta visioni oniriche che richiamano al cinema di David Lynch, nelle quali i timori e le paure dell’adolescenza diventano un’esperienza sensoriale. Le immagini, che formano sequenze cupe volte a mostrare le insicurezze di Donnie Darko, danno voce a quella paura della giovinezza in cui si è costantemente indecisi su come reagire alla società. Donnie è un ragazzo schizofrenico e di conseguenza diverso dagli altri, ma non per questo meno intelligente e sensibile. Lui riesce a vedere nel cuore delle persone ed è capace di avvertire cose che gli altri non sentono. La paura della fine del mondo, che Frank continua a citare in continuazione, spinge Donnie o a stare più vicino ai suoi amici, oppure a agire in modo reazionario, ribellandosi violentemente alle persone che ritiene dannose per la comunità. Non è un caso che Kelly citi esplicitamente L’Ultima Tentazione Di Cristo di Martin Scorsese, il cui titolo viene inquadrato in primo piano dopo che Donnie si lascia spingere da Frank: gli adolescenti che si sentono soli sono dei martiri costantemente tentati dai loro demoni interni perché spesso si sentono abbandonati e non sanno se lasciarsi andare all’anarchia completa o provare a credere in una società migliore spinta dalle emozioni e dalla saggezza.

Donnie Darko: la recensione del film con Jake Gyllenhaal

La verità di Donnie Darko

Donnie Darko è impulsivo e tormentato, ma, come è già stato detto, è anche intelligente e riflessivo, come nel momento in cui i suoi amici bullizzano una ragazza cinese perché non sa esprimersi bene in inglese e Donnie la protegge, notando la sua solitudine ed il suo disagio. La poetica di Kelly si rifà molto al cinema di Tim Burton, dando spazio ai giovani emarginati contro una società chiusa e bigotta. L’opera infatti attacca la società reaganiana, puntando il dito soprattutto su persone come Jim Cunningham: quest’ultimo infatti è un uomo divenuto famoso in America diffondendo la sua immagine di guru. Molti cittadini infatti pensano che Cunningham sia un grande uomo saggio, poiché lui dispensa consigli su come vivere sereni. Cunningham, come se ne accorge molto presto Donnie Darko, è in realtà una persona vuota che pensa di avere la verità in tasca e che non è interessata realmente ad ascoltare le persone, perché i suoi discorsi sono frasi fatte superficiali che pensa valgano per qualunque persona, non dando spazio all’individualismo. Inoltre, più si va a fondo nella figura di Cunningham, più si nota quanto il suo unico interesse sia completamente diverso da quello che mostra davanti alle telecamere, poiché il suo obiettivo è solo vendere i libri ed ottenere il favore dei politici. La follia isterica con cui i cittadini inseguono le parole di Cunningham, comportandosi automaticamente come lui e pendendo dalle sue labbra per qualsiasi dichiarazione che rilascia nei media, sembra aver anticipato la figura negativa degli influencer più controversi dei tempi in cui viviamo oggi.

Jim Cunningham è solamente il mezzo di una società profondamente superficiale che Richard Kelly distrugge senza pensarci due volte: l’America che viene ritratta nell’opera è infatti conservatrice e dà la precedenza soprattutto allo spettacolo e all’apparenza. Non è un caso che il gruppo di danza dell’insegnante Farmer, una delle donne maggiormente portavoci di Cunningham, sia formato da bambine esteticamente perfette e che sono quasi identiche nell’aspetto. L’obiettivo dell’America reaganiana è quello di creare una società omologata, in cui l’individuo non deve mai uscire da valori non consoni alla religione o alla cultura tradizionalista. La professoressa Farmer infatti si batte profondamente per far bandire diversi libri di testo dalla scuola, anche quando si tratta di classici della letteratura come The Destructors di Graham Greene: se nei testi i personaggi fanno riflettere ai ragazzi sulle problematiche del mondo o hanno pensieri diversi dalla società conservatrice, allora deve scattare la censura, perché gli adolescenti non possono riflettere, non possono superare la superficialità della società americana. L’autore attacca anche fortemente le istituzioni scolastiche, le quali sono profondamente influenzate dalla gestione politica del paese, per questo anche gli insegnanti che sono disposti ad ascoltare gli alunni o sono spaventati dall’esprimersi oppure vengono bloccati. Il bigottismo dell’America non solo impedisce la diffusione della cultura, ma anche l’evoluzione e la crescita dei giovani.

In tutto questo orrore, ritratto da Kelly con straordinaria maestria, vengono evidenziati la creatività e la perseveranza dei giovani. Gretchen Ross è una ragazza che è dovuta fuggire dal suo quartiere natale perché suo padre è violento e pericoloso, ma la sua sofferenza interiore la spinge a trovare rifugio nell’amore che prova per Donnie: lei non è spaventata da lui in quanto diverso, perché ha conosciuto già il vero male e sa che tutte le persone che hanno visioni e atteggiamenti che vanno in contrasto con le tradizioni non sono portatrici di cattiveria, soprattutto quando si possono ascoltare, proprio come Donnie ascolta Gretchen e vede in lei la sua luce. Gretchen si sente sola e Donnie si sente solo, così si compensano a vicenda, colmando i loro vuoti con la ricerca di amore, un amore che permette di fare grandi cose e di combattere contro la cattiveria ed il bigottismo presente in America. Tra le scene più importanti del cinema contemporaneo, è impossibile non citare quella in cui Donnie riflette sulla sessualità pensando ai Puffi e alla loro possibilità di accoppiarsi e di riprodursi: Richard Kelly sta dicendo che la bellezza dei giovani è proprio quella di poter tirare fuori discorsi sull’esistenza anche da un cartone o da un fumetto apparentemente per bambini. La vittoria sulla superficialità della società odierna è infatti quella di essere aperti a tutto, perché ogni elemento, che sia legato alla realtà o proveniente dall’immaginario pop, può essere fonte di riflessione e di cultura. Quando Frank chiede a Donnie il perché quest’ultimo abbia interesse nel vivere come essere umano, la risposta del regista è seminata nel corso del film, attraverso questa voglia di apprendere e questa gentilezza che oggi sono sempre più rare.

Donnie Darko: la recensione del cult di Richard Kelly

L’importanza di Donnie Darko sta nell’aver trasformato la crescita ed i dubbi dell’adolescenza in una pura esperienza visiva, dando un volto inedito allo sfogo emotivo dei giovani spettatori adolescenti che si immedesimano nella solitudine del protagonista. L’opera mischia il cinema di David Lynch con quello di Tim Burton, ponendo le speranze sull’amore dei ragazzi emarginati che si sentono sempre più perduti in un’America che rinnega l’indivualismo ed aumenta la censura, anticipando numerosi discorsi contemporanei che rendono l’opera di Richard Kelly uno degli esordi più straordinari che il cinema abbia mai partorito.

3,0
Rated 3,0 out of 5
3,0 su 5 stelle (basato su 1 recensione)
Donnie Darko: perché è un capolavoro
Donnie Darko
Donnie Darko

Donnie Darko è un ragazzo apparentemente disturbato tormentato dalle visioni di un coniglio umanoide, mentre cerca di colmare la sua solitudine incontrando altri ragazzi in un quartiere bigotto.

Voto del redattore:

10 / 10

Data di rilascio:

26/10/2001

Regia:

Richard Kelly

Cast:

Jake Gyllenhaal, Jena Malone, Mary McDonnell, Drew Barrymore, Patrick Swayze, James Duval, Katharine Ross

Genere:

Drammatico, commedia, thriller, fantasy, grottesco

PRO

La regia sperimentale di Richard Kelly
La straordinaria interpretazione di Jake Gyllenhaal
L’attacco all’America reaganiana
Il coniglio Frank
Nessuno