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Baby Reindeer è una serie spaventosa(mente bella)

La nuova serie Netflix Baby Reindeer, di e con Richard Gadd, si lancia in un argomento certamente complicato, riuscendo in gran stile. Ma quali sono i punti di merito del prodotto?
Baby Reindeer è una serie spaventosa(mente bella) - Recensione

Ha fatto il suo esordio sulla piattaforma di streaming Netflix a partire dall’11 aprile 2024, in tutti i paesi in cui è attualmente attivo il servizio. Da quel momento, Baby Reindeer è diventato un vero e proprio caso mediatico, oltre che una serie dal grande successo che ha attirato numerosi spettatori grazie a formato, numero complessivo di episodi, durata e qualità del racconto. Ma con quale risultato? Di seguito, vogliamo dire di più a proposito della trama e della recensione di Baby Reindeer, la serie creata, scritta e recitata da Richard Gadd.

La trama di Baby Reindeer, la nuova serie TV Netflix

Prima di proseguire con la recensione della serie, come di consueto, vale la pena citare la trama di Baby Reindeer. Donny è un uomo sulla trentina che ha il sogno di diventare comico e che lavora in un pub per tentare di accumulare denaro: quando, un giorno, provando compassione per una donna, Martha, decide di rivolgerle la parola e di farla sentire meglio, inizia per lui un vero e proprio trauma che viene determinato dallo stalking di questa, che a sua volta risveglia dei momenti complessi vissuti nella propria vita.

La recensione di Baby Reindeer: quando il confine tra storia e racconto diventa labilmente sublime

Prima di diventare una serie Netflix, dove Richard Gadd agisce nelle vesti di creatore, scrittore del soggetto e attore protagonista, Baby Reindeer è stato uno spettacolo comico realizzato da quest’ultimo e in grado di ottenere un grande successo in tutto il mondo; nell’offrire una recensione della serie, in effetti, non si può prescindere dalla valutazione di un gesto che potremmo definire sì come commerciale – di fatto, rendere la propria vita e il proprio trauma un prodotto di consumo -, ma che allo stesso tempo risulta essere così tanto riuscito da creare un qualcosa di diverso. La sensazione è che Richard Gadd, la cui interpretazione – così come quella dell’attrice Jessica Gunning – è assolutamente perfetta, quell’uomo che ha subito tutto ciò che la serie mostra (forse addirittura di più) abbia saputo assottigliare così tanto il confine labile tra vita e racconto da renderlo sublime.

Baby Reindeer, in effetti, è una serie che avrebbe tutte le carte in regola per cedere al baratro delle storie vere che tendono – per fiacchezza – ad accontentarsi del loro racconto, non aggiungendo nulla rispetto ad un background di cui ci si sarebbe potuti informare anche al di fuori della logica contenutistica. Con la serie di e con Richard Gadd la volontà è duplice: da un lato, riuscire a delineare la storia vera del comico molestato e stalkerizzato attraverso un’evidente estetica che riesce in ognuno dei suoi aspetti; dall’altro, aggiungere complessità ad una storia che funzionerebbe anche di per sé, in cui esiste un predatore ed una vittima, delle dinamiche di scontro e conflitto, una condanna e una ricerca delle prove. Questa complessità è, naturalmente, psicologica, in una serie che sa affrontare perfettamente i temi dell’abbandono, della depressione e della vergogna, calati in un contesto esistenziale che interessa il protagonista Donny ma che (indipendentemente dalle molestie, dagli stupri e dallo stalking) potrebbero appartenere a qualsiasi spettatori: ciò che Baby Reindeer sembra voler insegnarci è che non sono tanto l’azione di Martha o lo stupro vissuto anni prima da Donny ad aver inevitabilmente traumatizzato la vita di questa persona, quanto più un accumularsi di situazioni (an)affettive, che hanno sempre più calato il protagonista della serie in una dimensione fatta di costante e reiterato odio auto-riferito, la cui conseguenza è il disprezzo di se stessi, la percezione di essere impostori, il senso costante di morte e di putrido che aleggia intorno al proprio corpo, la confusione rispetto a quelle che dovrebbero (e potrebbero) essere le coordinate della propria vita.

Questa confusione riesce ad essere perfettamente resa grazie ad un montaggio pressoché perfetto, che scandisce gli episodi e restituendo un buonissimo ritmo, oltre che l’alternarsi di situazioni che vengono tra loro connesse per mezzo di transizioni, ridondanze e messaggi scritti sullo schermo nero: il ticchettio dei messaggi scritti da Martha, una vera e propria costante sonora della serie, definisce anche l’attenzione stessa dello spettatore, riuscendo a creare un prodotto ideale non soltanto dal punto di vista narrativo (lo si ripete: sarebbe stato comodo e semplice), ma anche estetico e tecnico. Un plauso particolare va alla bellezza del quarto episodio, allora, che aggiunge le tonalità di rosso e le distorsioni degli acidi al racconto dell’incontro tra Donny e lo sceneggiatore che abuserà di lui, raggiungendo l’assoluto apice di una serie di altissimo livello.

4,5
Rated 4,5 out of 5
4,5 su 5 stelle (basato su 2 recensioni)
Baby Reindeer
Baby Reindeer

Baby Reindeer è una nuova serie Netflix ideata da Richard Gadd, che ne è anche protagonista in un racconto di stalking, molestie e oscuro passato che tormenta il protagonista.

Voto del redattore:

9 / 10

Data di rilascio:

11/04/2024

Regia:

Weronika Tofilska, Jon Brittain, Josephine Bornebusch

Cast:

Richard Gadd, Jessica Gunning, Nava Mau, Nina Sosanya

Genere:

Commedia, drammatico

PRO

L’interpretazione di Richard Gadd
Il registro comico utilizzato nella serie TV
La compattezza degli episodi e l’uso del montaggio
Il quarto episodio
Nessuno