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Recensione – Un topolino sotto sfratto: il folgorante debutto di Gore Verbinski

Il film che inaugura la carriera cinematografica del regista di The Ring e della trilogia Pirati dei Caraibi è una divertente favola slapstick tinta di nero, con i riflettori puntati su un piccolo grande protagonista a 4 zampe.
Recensione primo film di Gore Verbinski Un topolino sotto sfratto

Uscito nelle nostre sale nell’aprile del 1998, Un topolino sotto sfratto non rappresenta solo il debutto cinematografico del regista Gore Verbinski, ma anche il primo film per famiglie prodotto dalla DreamWorks, nello stesso anno di The Peacemaker ed Amistad.

La recensione di Un topolino sotto sfratto: la trama del primo film di Gore Verbinski

Su sceneggiatura di Adam Rifkin, Un topolino sotto sfratto narra la storia di due fratelli: Ernie e Lars Smuntz. I due sono ormai ai ferri corti, due strade nella vita separate anche e soprattutto a causa dei loro caratteri praticamente opposti. Purtroppo i due fratelli si ritrovano riuniti in occasione della morte del loro anziano padre, il magnate dello spago Rudolf Smuntz, con Ernie e Lars chiamati ad accettare e dividersi l’eredità del loro vecchio. Questa riguarda alcuni oggetti personali e l’importante fabbrica del padre, alquanto dismessa per i vecchi macchinari da lavoro.

Ernie ha infatti abbandonato quella vita, diventato il proprietario di un ristorante e vorrebbe vendere la fabbrica per rimettere in piedi la sua carriera; Lars, al contrario, è sempre rimasto legato al padre e al suo lavoro, con il desiderio di lavorare con il fratello nell’attività di famiglia. Tra i beni lasciati in eredità vi è anche una tetra magione di fine ‘800 che i due quasi di comune accordo (perché comunque tra fabbrica e debiti personali qualche soldo in più è solo ben accetto), vorrebbero vendere considerando il grande valore della stessa. Purtroppo la casa sembrerebbe essere già “abitata” da chi pare non ne voglia sapere di abbandonarla.

La recensione di Un topolino sotto sfratto: Tom, Jerry e il gotico

Inaugurando la recensione del primo film diretto da Gore Verbinski occorre innanzitutto sottolineare come, Un topolino sotto sfratto, rappresenti già un ottimo biglietto da visita per il cinema del regista statunitense. Questo grazie ad una speciale alchimia tra la commedia e le atmosfere più vicine al cinema dell’orrore, per un autore che per tutta la sua filmografia giocherà spesso con la commistione fra i vari generi cinematografici. Non sarebbe infatti fuori luogo se, nella magione dei fratelli Smuntz, iniziassero ad apparire fantasmi e spettri, tale la rappresentazione della vecchia e scricchiolante dimora.

Con l’ironia che si avvicina spesso ad un umorismo nero già dalla sua fantastica sequenza iniziale, Un topolino sotto sfratto si veste così da commedia nera che, oltre alle modalità ed alla tagliente ilarità, si avvicinerebbe al cinema caro ai fratelli Coen. A tal proposito, infatti il destino e, in particolare, la grande (s)fortuna dei protagonisti la fanno da padrone, con il primo film di Verbinski che viene narrato nello stile di una favola nera, magica e critica di una classe sociale dedita ad ereditare fortune e campare di rendita, quando forze, energie ed inventive vengono sacrificate per mantenere intatte le stesse invece di coltivare la creatività, provare a trovare un proprio spazio e realizzare un proprio sogno nel mondo. <<Un mondo senza spago è il caos>> recita il mantra di famiglia Smuntz, con quello stesso metaforico e semplice oggetto che lega e tiene assieme affetti veri, fraterni, d’amicizia, senza il bisogno di mastodontiche fortune.

Come accennato, tuttavia, in Un topolino sotto sfratto a vincere e convincere è proprio la sua comicità, che lo rende a pieno diritto un titolo perfetto per tutta la famiglia grazie alla sua irriverente comicità estremamente vicina allo slapstick, con evidente riferimento alle icone di Stanlio e Ollio, ma anche Tom e Jerry. Inizia così anche un particolare legame che Verbinski manterrà con il mondo animale, con cavalli bianchi, tartarughe marine, anguille e camaleonti che diverranno fondamentali nella sua filmografia. Come infatti desumibile dal titolo (in originale Mouse Hunt, interrogando su chi sia il cacciatore e chi la preda della storia), protagonista di Un topolino sotto sfratto è un irriducibile roditore che si rende eroico in veramente molte esplosive sequenze, con il pubblico che arriverebbe anche a provare una particolare empatia e facendo il tifo per un animale di per sé generalmente respingente.

Non a caso con il 1997 ci si riferisce al periodo storico degli inizi della DreamWorks, che entra in piena competizione con la Disney non solo sul fronte del cinema d’animazione, ma presentando anche il proprio di eroe a 4 zampe che, soprattutto per il finale del film, non può tornare in mente alla visione di Ratatouille di 10 anni dopo. L’adorabile topo del film di Verbinski si rende così protagonista di scene a dir poco esilaranti, una su tutte quella dello scontro con il derattizzatore di Christopher Walken, ma anche il duello con il terribile Catzilla è sorprendente per la sua costruzione e risoluzione.

Un topolino sotto sfratto recensione film Gore Verbinski

La recensione di Un topolino sotto sfratto: la folgorante presentazione di Gore Verbinski

Se infatti la sceneggiatura di Adam Rifkin è quindi particolarmente efficace, non solo nella costruzione dello sviluppo narrativo e nella profondità conferita ai personaggi protagonisti, a fare la differenza è anche e soprattutto il lavoro tecnico apportato al film, su tutti la regia dello stesso Verbinski. Lo stile narrativo e visivo di Un topolino sotto sfratto tende infatti a mutare diverse volte, spaziando dalla costruzione immaginifica figlia del cinema degli anni ’40 a quella degli anni ’70, ma mostrandosi comunque sempre moderna.

La macchina da presa di Verbinski risulta così particolarmente dinamica e vorticosa per seguire la frizzante comicità e per infilarsi nei cunicoli di una dimora resa goticamente tetra e spettacolare dai sinuosi movimenti. La fotografia di Phedon Papamichael (Quel treno per Yuma, Nebraska) gioca così un ruolo determinante nel restituire una visione particolarmente cupa ed imbrunita, quasi ad esaltare anche il disprezzo e il rancore dei due protagonisti umani nella caccia al topo, la quale si trasforma in una vera e propria missione di redenzione. Già, gli umani, con i due fratelli interpretati da Nathan Lane (Piume di struzzo, Beau ha paura) e Lee Evans (Tutti pazzi per Mary, Il quinto elemento) nel loro ruolo della carriera, con l’interpretazione sfrenata, spiritosa ed emozionante dei due personaggi ai quali è difficile rimanere indifferenti.

Poi c’è il vero scaltro ed irresistibile protagonista, quello a 4 zampe, sebbene il topo non sia unico ma l’esperto Boone Narr ha dovuto lavorare con almeno 60 roditori addestrati, presenti a turno nel film anche con le rarissime apparizioni di controfigure meccanica ed altre immagini computerizzate. Quando presente quindi anche la computer grafica è veramente brillante in Un topolino sotto sfratto, con un’altra arma vincente del film affidata alle note di Alan Silvestri. Dopo quelle realizzate per Chi ha incastrato Roger Rabbit, Ritorno al futuro e Forrest Gump, il compositore realizza una nuova magica colonna sonora, con il tema principale dell’assalto del topo a dir poco fantastico.

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La locandina del film di Gore Verbinski Un topolino sotto sfratto
Un topolino sotto sfratto
Un topolino sotto sfratto

Il primo film diretto da Gore Verbinski è anche biglietto da visita della sua futura filmografia, scissa tra commedia, avventura ed orrore. Un film esilarante ed intelligente che unisce lo slapstick al gotico.

Voto del redattore:

9 / 10

Data di rilascio:

19/12/1997

Regia:

Gore Verbinski

Cast:

Nathan Lane, Lee Evans, Vicki Lewis, Maury Chaykin, Christopher Walken

Genere:

Commedia

PRO

Dalla sceneggiatura trasudano ottimi caratteri dei personaggi, una favola intelligente ed una commedia nera esilarante.
La prima regia di Verbinski risalta il lato gotico e tetro senza soffocare l’ironia dello slapstick.
Ottima la colonna sonora di Alana Silvestri ma di tutto il reparto tecnico.
Nessuno.