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I migliori comfort movie da vedere

Film da vedere per trascorrere bene una serata o per sentirsi cullati: è la definizione di comfort movie, che abbiamo deciso di indicare con una scelta di redazione.
La La Land e tanti altri tra i migliori comfort movie da vedere

Non sempre si ha voglia di vedere un film impegnato, che stimoli la propria attenzione in maniera maniacale e per il quale c’è bisogno di una grande costruzione in termini narrativi, tecnici e concettuali. Talvolta, si ha semplicemente voglia di recuperare un titolo o di rivedere, per l’ennesima volta, un film perché allegro, spensierato, di puro intrattenimento o comunque adatto al proprio modo di considerare il cinema.

Quali sono i migliori comfort movie da vedere?

È ovvio, quindi, che la definizione di comfort movie sia assolutamente aleatoria e che tutto dipenda dalla soggettività di chi guarda e mastica cinema. In quanto redazione, abbiamo effettuato una selezione assolutamente personale di quelli che sono – secondo il nostro giudizio e il nostro livello di piacere – alcuni dei migliori comfort movie da vedere per passare una serata in modo semplice e con un buon intrattenimento.

Gli Eredi Di King Kong di Ishiro Honda

Il film che anticipò The Avengers molti anni prima, unendo i più iconici kaiju della Toho in un’unica pellicola. Se si ricerca il grande spettacolo, Gli Eredi Di King Kong ha tutto: battaglie tra mostri, scontri contro alieni, spedizioni avventurose sci-fi e persino gag che sono perfettamente amalgamate con i momenti di pathos. Se poi si considerano gli straordinari effetti speciali di Eiji Tsubaraya e la meravigliosa regia di Honda, il crossover, perfettamente comprensibile anche senza aver visto gli altri capitoli, è una gioia per gli occhi e per le emozioni.

Top Gun: Maverick di Joseph Kosinski

Sfrecciare nei cieli con il massimo della beltà visiva cinematografica è sempre uno splendido modo per riapprocciarsi ad un film. Ma al di là della grande regia di Kosinski e delle meravigliose musiche di Hans Zimmer (il quale ricalca gli iconici temi di Giorgio Moroder), l’opera è anche uno splendido racconto umano che riflette sul rapporto tra il passato ed il presente, creando anche una grande metacinematografia tra il cinema tradizionale di Hollywood e quello futuro. Tanto divertimento ma anche tanta profondità rendono l’iconico sequel un’esperienza irripetibile e sempre tanto gradevole.

La La Land

Ogni volta che si riguarda La La Land si osservano nuove sfumature circa la parabola sei personaggi. Il film di Chazelle è in grado di travolgere come se fosse la prima volta, e riesce a stupire per la scelta dei colori, i quali sono il manifesto esteriore del “sentire” della coppia protagonista, per la colonna sonora composta da Justin Hurwitz e per la grande emotività. Le coreografia, come in ciascun musical che si rispetti, ricoprono un ruolo delicato, e invogliano lo spettatore a muoversi insieme a chi danza, anche durante l’ennesimo rewatch. Infatti, il miracolo compiuto dal cineasta consiste in una messa in scena virtuosa ed empatica, e con intuizioni visive – piano sequenza e montaggio tra l’invisibile e il sincopato – dinamiche realizza una formidabile combinazione di elementi provenienti dal cinema della Hollywood classica, citando anche musical malinconici come quelli di Jacques Demy e New York, New York di Martin Scorsese.

In virtù di ciò, è entusiasmante recuperare i film che hanno influenzato Chazelle per poi riguardare nuovamente, e con piglio ancora diverso, La La Land. E in fin dei conti, questo musical generazionale riesce in ogni occasione a riaccendere il fuoco dell’ambizione, permettendo a chi guarda di immedesimarsi nell’emotività dei protagonisti, nel loro amore, nei loro rispettivi sogni e nella fatica – compresi i fallimenti – della relativa realizzazione. La La Land è un film che non stanca mai, anzi, fa sentire vivi in qualunque istante lo si sta ammirando.

Il signore degli anelli – La compagnia dell’anello

Tra le tante sensazioni che un film può trasmettere vi è sicuramente quella di risultare famigliare, di farci sentire cullati nei momenti più turbolenti della nostra vita. Nel caso di chi scrive dunque la scelta del “comfort film” ricade su un titolo che, più che per le sue caratteristiche intrinseche, è legato indissolubilmente al momento più magico dell’esistenza umana ossia quello dell’infanzia. Nello specifico infatti Il signore degli Anelli – La compagnia dell’anello è un film fondativo per tutti gli appassionati di fantasy (si potrebbe osare dire di cinema) che si rispettino.

Quello che fa ricadere la scelta su questo titolo è la sua tutt’ora immutata capacità di proiettare lo spettatore in un mondo immaginifico che, a livello di world building visivo, ha pochi pari. A questo si somma l’eccitazione che precede tutti i grandi viaggi e la curiosità di scoprire cosa accadrà una volta giunti a destinazione. Il film di Peter Jackson infatti, prima ancora di essere un’epica battaglia tra il bene e il male, è un’avventura itinerante, pronta a stupire lo spettatore con sempre più fantasmagorici paesaggi e imprese. Proprio per questo , ogni qualvolta il peso dell’esistenza si fa quasi insostenibile, è bello sapere di poter rifugiarsi in un mondo di gnomi, maghi, elfi e re in cui nulla appare impossibile.

Ritorno al futuro

Non occorre essere pellicole da Festival per diventare un capolavoro della storia del cinema. La pellicola di Zemeckis è l’arte dell’ intrattenimento con la I maiuscola, tutto quello che c’è di bello e di buono nel definirsi commerciale; ogni cosa è perfettamente al suo posto, tutto funziona: la regia, la colonna sonora di Alan Silvestri, il casting. Un’ avventura sempre coinvolgente, grazie all’iconicità dei due personaggi protagonisti come Doc e Marty, capaci di regalare momenti indimenticabili. Anche se si sanno ormai a mena dito tutte le loro battute, ogni visone è come se fosse nuova, poiché quantità e qualità si amalgamano alla perfezione; poco importa se accademicamente non sia da 10 e lode, sta di fatto che il lungometraggio in questione ha tracciato un solco indelebile, che ha indicato la strada nei decenni successivi.

Midnight in Paris

Bagnato dalla pioggia e dalle luci soffuse dei lampioni parigini, la commedia romantica Midnight in Paris del 2011, scritta e diretta dall’inimitabile Woody Allen, si presenta come una passeggiata in un dipinto ad acquerello della ville lumière su pellicola. Nel film, Gil (Owen Wilson) e Inez (Rachel McAdams) sono una coppia prossima al matrimonio che si ritrovano per caso a Parigi per un viaggio di lavoro dei genitori di lei. Il contrasto che nasce dai loro caratteri inconciliabili, lei razionale e organizzatrice, lui sognante e con la testa fra le nuvole, porterà inevitabilmente alla separazione dei loro destini

Il sogno di Gil, infatti, è quello di scrivere un romanzo con protagonista il proprietario di un negozio nostalgia, che vede finalmente realizzarsi quando si ritrova casualmente catapultato nel passato ai tempi dei suoi mentori letterari artistici della Belle Époque e del Novecento. A bordo di un’automobile d’epoca che passa nello stesso luogo allo scoccare della mezzanotte, da cui il titolo del film, questi continui viaggi temporali scandiscono il tempo della visione senza mai stancare lo spettatore, al contrario lo avvolgono e coinvolgono in un’esperienza sinestetica. Midnight in Paris è dunque un film che non delude mai: non resta nient’altro da fare se non prepararsi al viaggio e sperare di essere così fortunati da incontrare Toulouse Lautrec, Scott Fitzgerald, Ernest Hemingway, Salvador Dalì, Pablo Picasso, o chissà l’amore verogirovagando tra le stradine caratteristiche e i locali notturni parigini dell’epoca.

The Blues Brothers

Tra i migliori titoli per passare una serata confortevole guardando un film c’è sicuramente The Blues Brothers – I Fratelli Blues, commedia e musical si mescolano alla perfezione in un cult movie degli anni ’80 co-scritto e diretto da John Landis (“Animal House”, 1978 e “Una Poltrona per Due”, 1983) con protagonisti John Belushi e Dan Aykroyd nei panni dei due fratelli Jake ed Elwood Blues. La loro missione è salvare l’orfanotrofio dove sono cresciuti, seguendo i rigidi insegnamenti della sorella Mary Stigmata, “la Pinguina” (Kathleen Freeman) ed ascoltando la musica di Curtis (Cab Calloway). Per recuperare la somma di denaro necessaria per raggiungere il loro obiettivo sono costretti, però, a dover rimettere in piedi la vecchia banda. Prende vita, quindi, un road movie all’insegna del divertimento, con un ritmo sfrenato e delle gag memorabili che riescono per fino ad emozionare. Un comfort movie in piena regola, un film davvero imperdibile realizzato a tempo di musica e ricco di camei di vere e proprie leggende del panorama musicale dell’epoca e non solo.

Il signore degli anelli – Il ritorno del Re

Ad oltre 20 anni di distanza, il terzo capitolo della leggendaria trilogia firmata Peter Jackson continua a rimanere uno dei tasselli fondamentali per la storia del cinema, non solo per il genere fantastico d’avventura, ma anche un fenomeno fortemente iconico. Considerando Il Signore degli Anelli un film unico diviso in tre parti, Il ritorno del Re resta sicuramente l’atto cinematografico più riconosciuto, a fronte soprattutto del suo storico record dei 11 premi Oscar vinti, ma anche per l’infinita serie di sequenze divenute immortali e citazioni più o meno riprese dalle opere di Tolkien ormai imparate a memoria. Nonostante le oltre 4 ore di durata, la trilogia viene spesso ripresentata periodicamente in TV (a sua volta divisa a volte in più parti) ed è sempre quasi impossibile non rispondere alla chiamata di Gondor ed evitare di rivedere l’epica conclusione di un’opera monumentale. Tra la moltitudine di scene, che spingono a rendere un vero e proprio evergreen il film, non si può non citare la titanica cavalcata dei Rohirrim a Minas Tirith.

Hercules

Chi ha deciso di trasformare le muse dell’Antica Grecia in delle coriste gospel deve essere sicuramente un genio. Questa scelta piú che fortunata la si deve a Ron Clements e John Musker, registi di Hercules, classico del rinascimento Disney che ha fatto innamorare il mondo intero della mitologia greca e, probabilmente, creando una intera generazione di classicisti. Ironie a parte, Hercules è una delle pellicole di animazione piú riuscite degli anni ’90 che, seguendo le avventure di un giovane eroe pronto a fare di tutto per tornare nell’Olimpo, si colora di personaggi che sono entrati nell’immaginario collettivo. L’ironia caustica di Ade (che ha fatto scuola per la scrittura di tanti villain Disney venuti dopo di lui) e l’etica da aiutante riluttante di Phil, hanno reso Hercules uno di quei film che può essere rivisto decine di volte e risultare, in maniera inspiegabile, sempre un piccolo capolavoro. Le incredibili musiche di Alan Menken non hanno fatto altro che rendere la leggenda ancor piú immortale.

Skyfall

Nonostante si parli di una pellicola che, nella sua azione, è profondamente drammatica nel modo in cui racconta i traumi e la destrutturazione fisica e mentale di un mito come quello di James Bond, Skyfall è uno dei film della saga di 007 piú rewatchabili e che nel corso del tempo aumenta il suo fascino. Dopo esser stato dato per morto per mesi a causa di una missione andata storta ad Istanbul, Bond torna a Londra dopo che una fuga di notizie ha messo a rischio l’identitá della maggior parte degli agenti 00, trovandosi in un contesto in cui viene costantemente definito vecchio, fuor moda ed antiquato rispetto al correre continuo della tecnologia che sembra essere pronta a superarlo. L’impostazione profondamente drammatica del film, non rende la pellicola meno godibile e, soprattutto, uno dei rewatch piú scontati che un amante dei film di 007 può fare. Oltre alla bellezza generale della pellicola grazie ad una curatissima regia, il film propone quello “sguardo sul nuovo” che raramente fa parte del personaggio di Bond che difficilmente potrá invecchiare nel corso del tempo.