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Il significato de Il ragazzo e l’airone: il nuovo film di Hayao Miyazaki

L’ultimo film di Hayao Miyazaki, Il ragazzo e l’airone, ha convinto il pubblico anche grazie al suo significato, che sembra aver conquistato ogni spettatore.
Il significato de Il ragazzo e l'airone, il nuovo film di Hayao Miyazaki

A ben dieci anni dall’annuncio del suo ritiro, il Maestro Hayao Miyazaki è finalmente tornato con il suo nuovo lungometraggio Il ragazzo e l’airone (qui trovate la recensione del film), distribuito nelle sale cinematografiche giapponesi il 14 luglio 2023, presentato in anteprima alla diciottesima edizione del Festival del Cinema di Roma. Per quanto riguarda l’Italia, la data di rilascio ufficiale nelle sale cinematografiche è fissata per il 1° gennaio 2024. Ma quale significato si racchiude in questa pellicola? Di seguito un approfondimento sulle tematiche e sulle simbologie contenute nel nuovo film prodotto dallo Studio Ghibli.

Il ragazzo e l’airone, il significato del film di Hayao Miyazaki

ATTENZIONE!! SPOILER!!!

«Si alza il vento, bisogna tentare di vivere»; Il regista premio Oscar Hayao Miyazaki riprende esattamente dove aveva lasciato dieci anni fa, riprendendo come tematica il rapporto turbolento e conflittuale dell’ essere umano nei confronti della morte. La perdita di una persona cara e la sua elaborazione è stata in lungo e in largo rappresentata nei prodotti audiovisivi, perciò il focus si concentra su un aspetto in particolare: il senso di colpa causato dalla perdita stessa. Nel profondo, nessuno riesce ad accettare l’incapacità di controllare o determinare gli eventi imponderabili della vita, auto lesionandosi di conseguenza, rimuginando e rimpiangendo le (non) azioni passate, chiudendosi in una spirale di dolore e sofferenza. Mahito non si da pace per la morte della madre, colpevolizzandosi per non aver saputo fare di più, un tormento che prosegue nel sonno, con la voce di lei che continua a chiedergli aiuto: un peso così enorme lo allontana sempre di più dal resto della sua famiglia e dal mondo che lo circonda, arrivando persino a procurarsi ferite pur di non uscire dalla sua solitudine, nonostante all’apparenza mantenga un atteggiamento da perfetto soldatino in riga. L’avventura che affronta questo ragazzo non è altro che un intenso viaggio interiore, dal quale poi dovrà prendere una decisiva decisione: rimanere per tutta la vita soffocato dal rimpianto e dal rimorso, oppure liberarsi definitivamente dalla colpa ed accettare il mondo per quello che è, valorizzando tutti i momenti vissuti in precedenza per poi riuscire a godere di quelli in avvenire. 

Il castello e la pietra, simboli della paura e del senso di colpa

L’arrivo dell’airone può sembrare una mera coincidenza se non una forzata casualità: al contrario, questo messaggero è inviato per portare il designato successore al “trono” che gli spetta; sfruttando il suo stato d’animo, il prozio mago è pronto a consegnare nelle mani del nipote la sua eredità, convinto del fatto che anch’egli rimanga vittima dei suoi traumi. Diventato a tutti gli effetti una figura divina, il prozio, per tutta la sua esistenza, non ha fatto altro che nascondersi nel suo castello, un luogo in cui il concetto di tempo e spazio si annullano; l’edifico non è altro che una prigione spirituale in cui quest’uomo si è rifugiato per paura della morte, isolando se stesso dal mondo per non affrontare le avversità. Ma questa situazione di clausura non porta i benefici sperati, anzi, il tentativo perenne di cercare l’immortalità comporta paradossalmente una non-vita, un deterioramento ben manifestato dalla fisicità, elemento imprescindibile della filmografia miyazakiana, con un volto consumato e logorato dalla rinuncia e dalla paura del vivere. Emblema straordinario di questo timore è la presenza di questa pietra che Mahito dovrebbe custodire: essa delinea il peso ingombrante del senso di colpa, un macigno insostenibile capace di schiacciare l’anima dell’individuo, appesantito soprattutto dalla paura di rivivere determinate esperienze e dal continuo guardarsi indietro, dall’assillo di voler rimediare all’irrimediabile. Ma la risposta del protagonista è quella delle nuove generazioni, chiamate a comportarsi meglio di chi sono venuti prima di loro, sapendo dire di no, invertendo la rotta, scegliendo di asciugarsi le lacrime e affrontare il destino a testa alta, consapevoli di quanto di buono possa riservare la realtà, lasciandosi alle spalle la rinuncia, sciogliendo le catene della commiserazione. La distruzione della pietra è un cambiamento radicale, che sancisce anche l’amicizia inaspettata tra Mahito e l’airone: quest’ultimo una sorta di angelo servitore, illuminato dalla determinazione dell’essere umano, tanto da sposare la sua causa, venendo meno al suo ruolo di semplice vassallo, acquisendo una propria coscienza, prendendo posizione una volta per tutte, che lo porterà alla fine del film ad avere anche una concreta libertà, fino al quel momento sconosciuta.

 

 

Il significato de Il ragazzo e l'airone, il nuovo film di Hayao Miyazaki

 

 

La maternità diventa un fardello insostenibile

Mahito non è l’unico in questa storia a dover fare i conti con gli strascichi della tragedia avvenuta, infatti; anche sua zia Natsuko è in preda ad una lotta interna contro sé stessa, un personaggio meraviglioso ben caratterizzato, colmo di sofisticate sfumature. Il suo “peccato originale” è quello di amare il marito di sua sorella, nulla impedisce di pensare che sia stata consumata una relazione extraconiugale, data la rapidità con cui la nuova coppia si ufficializza in pubblico, un amore proibito da cui è scaturita la disgrazia: questo è ciò che il suo subconscio elabora, man mano che passano i giorni, accentuato dalla presenza fisica di suo nipote. La gravidanza conseguente a tale unione, invece di essere un sogno in procinto di avverarsi, diventa un incubo da scongiurare, tant’è che l’intenzione d’interromperla si fa sempre più concreta, poiché il frutto di questo albero è considerato impuro, in procinto di nascere da un errore imperdonabile. Solo l’intervento salvifico di Mahito può scongiurare la discesa incontrollata di così tanto dolore, cosicché il suo percorso, oltre a liberarsi egli stesso, si rivela fondamentale per aiutare l’altra persona, gettando le basi per costruire una nuova famiglia, edificata sul ricordo positivo, ingrediente indispensabile per tornare a guardare al futuro, facendo tesoro di del periodo passato, senza aver paura di quello che accadrà, ma soprattutto senza sentirsi in torto per essere ancora vivi.

Gli elementi naturali in equilibrio con la vita e la morte

L’acqua è l’elemento naturale messo al centro del lungometraggio in questione; il suo significato molteplice è ben posto al servizio del discorso tematico. L’acqua è sinonimo di vita, senza di essa nessun essere vivente può pensare di sopravvivere; in questo caso serve a rafforzare il legame con la figura materna, con Mahito immerso oniricamente in una sorta di liquido amniotico, un legame reciso troppo bruscamente e troppo violentemente da non farlo sembrare naturale. L’ acqua non è solamente una fonte di sostentamento, funge anche da collegamento tra un posto e un altro, tra una realtà e un’altra, tra la vita e la morte; riprendendo l’immagine mitologica di Caronte in barca sul fiume Acheronte, le anime vengono traghettate in questo mare, capace di separare, ma allo stesso tempo di unire, il mondo dei morti col mondo dei non ancora nati. L’antitesi per eccellenza, il fuoco, è principale causa di distruzione, ma è importante la distinzione tra tipologie di fuoco, stabilita in base a chi/cosa lo generi; il fuoco causato dalla guerra e dalle bombe non fa altro se non nuocere, data l’intenzione di adoperarlo per fare del male, l’uso devastatore lo trasforma in assassino, alterando la sua utilità per scopi violenti e prevaricatori.