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Recensione – Wonka, il film di Paul King con Timothée Chalamet

Il nuovo film di Paul King è un musical che sicuramente presenta dei tratti convincenti ma che, allo stesso tempo e complice anche un Timothée Chalamet non in palla non riesce ad essere nulla più che un buon contenitore.
Recensione - Wonka, il film di Paul King con Timothée Chalamet

SCHEDA DEL FILM

Titolo del film: Wonka
Genere: Fantastico, Musical
Anno: 2023
Durata: 116 minuti
Regia: Paul King
Sceneggiatura: Paul King, Simon Farnaby
Cast: Timothée Chalamet, Olivia Colman, Carah Lane, Keegan-Michael Cane, Tom Davis, Hugh Grant, Rowan Atkinson
Fotografia: Chung Chung-hoon
Montaggio: Mark Everson
Colonna Sonora: Neil Halbon, Jody Talbot
Paese di produzione: Stati Uniti d’America

Distribuito nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 14 dicembre 2023, Wonka è il nuovo film di Paul King, nonché terzo lungometraggio che presenti un adattamento al cinema del personaggio di Willy Wonka, questa volta interpretato da Timothée Chalamet. Ma quale sarà stato il risultato? Di seguito, la trama e la recensione del film. 

La trama di Wonka, diretto da Paul King

Prima di procedere con la recensione di Wonka di Paul King, si indica innanzitutto la trama del film con Timothée Chalamet nei panni del protagonista. Si tratta della seguente: Willy Wonka è un aspirante mago e un inventore, in grado soprattutto di realizzare del cioccolato buono e capace di fare altro. Il sogno del giovane Willy, infatti, è quello di aprire una cioccolateria alle Galeries Gourmet, dove si recherà per farsi conoscere vendendo i suoi cioccolatini, che permettono di volare. I tre principali cioccolatieri della galleria, Slugworth, Prodnose e Fickelgruber (Paterson Joseph, Matt Lucas e Mathew Baynton), notando come Wonka attiri i clienti, fanno sì che la polizia confischi i guadagni ottenuti nel corso della giornata dal ragazzo. Impossibilitato a pagare l’affitto della sua stanza a causa anche delle alte clausole che l’ingenuo giovane non aveva notato durate la firma del contratto, Willy inizia a lavorare nella lavanderia di proprietà della padrona di casa, la signora Scrubbit (Olivia Colman).”

La recensione di Wonka: il fu Timothée Chalamet

Il terzo lavoro cinematografico su Willy Wonka vive, inevitabilmente, non soltanto del confronto con l’opera di Roald Dahl, ma anche con il risultato delle altre opere che hanno consegnato i volti iconici di Gene Wilder e Johnny Depp. Un confronto che appare certamente ingeneroso e che, per certi versi, non sarebbe neanche da realizzare, tentando di concentrarsi soltanto sul senso dell’opera cinematografica di Paul King e sui risultati di una trattazione del tutto differente, ma che diviene necessario nel ritrovarsi di fronte ad un attore protagonista che appare del tutto incapace di reggere il confronto con l’opera che dovrebbe renderlo centrale e che, per effetto di una sceneggiatura scialba da un lato e di un’incapacità di avere polso dall’altro, si traduce in qualcos’altro. Procedendo per gradi con la recensione di Wonka, si può iniziare proprio con quel paragone caratteristico di cui si faceva precedente menzione: dal Wonka cinico e ironico di Gene Wilder a quello stralunato e quasi misantropo di Johnny Depp si passa ad un personaggio del tutto differente, a metà tra un Willy Wonka e un Peter Pan, che vive della distanza emotiva e fisica di sua madre e che, soprattutto, conserva quel sogno di creare un grande successo con le sue invenzioni.

Il Willy Wonka di Timothée Chalamet è il perfetto personaggio-tipo di quel capitalismo anche artistico del nostro tempo: un factotum tech che conserva strumenti in una valigetta-laboratorio, che crea cioccolata con lacrime, latte di giraffa o sentimenti ma che, nei fatti, tenta di conservare il suo carattere sognante e stralunato attraverso danza e canto posti in essere in modo goffo. Un procedere certamente antitetico per quel Timothée Chalamet che non sembra mai a suo agio nei nuovi panni: tenta in qualsiasi modo di costruire un personaggio epico, si lancia in avventure che sembrano essere fuoriuscite dagli eredi di una penna spielbergiana e difetta, in ogni modo, di quel carattere e di quelle capacità che diventeranno (presumibilmente) sviluppate in età adulte: certo è che si potrebbe pensare che il rapporto tra i Willy Wonka al cinema non sia possibile o che, con un concreto sforzo, l’uno sia il risultato delle disillusioni dell’altro; in ogni caso, il personaggio di Timothée Chalamet è certamente acerbo, come assente è quell’attore dal polso fermo che potrebbe essere in grado di rendere pregevole una sceneggiatura debole (è il caso di Johnny Depp nel film di Tim Burton, ad esempio), così come manca quella capacità anche mimica, oltre che recitativa, che porta a creare qualcosa di più.

Wonka è, allora, un musical sostanzialmente senz’anima, che regala allo spettatore anche qualche canzone di troppo, specie nella sua prima parte, per poi riprendersi con un ritmo meglio cadenzato nell’ultimo atto. In un’opera di questo genere, si assiste anche allo spreco di due attori come Hugh Grant e soprattutto Rowan Atkinson, relegati ai margini di un progetto che sembra non concepirli davvero fino in fondo. Un film dalla sceneggiatura, si diceva, difettosa, che con i personaggi di Olivia Colman, Keeghan-Michael Key e Tom Davis riesce anche a ottenere una scrittura intelligente – fatta di gag, doppi sensi e critica a quel capitalismo sfrenato che ingrossa e ingrassa -, ma che non riesce in egual modo con tutti gli altri e che, in fin dei conti, tenta di lanciare un messaggio, servendosi del cioccolato in quanto valuta e motore di quella corruzione della città, a dimostrazione del fatto che le idee di fondo ci siano anche; e ancora ricche scenografie, soprattutto nell’ambito cittadino, che talvolta sembrano essere ben utilizzate con movimenti di camera intelligenti, che seguono il protagonista in piano sequenza o che accompagnano il movimento in soggettiva, ma che per il resto lasciano spazio all’abbondante utilizzo di VFX per connotare l’intero contesto urbano, restituendo – inevitabilmente – l’idea di posticcio (si direbbe anche: è pur sempre Willy Wonka, ma si è ben lontani da quella resa retorica che segue gli stessi binari). In definitiva, allora, Wonka è un film ricco di what if?, che dimostra certamente un senso di intelligenza di base e che non può dirsi né sbagliato, né intriso di errori tanto strutturali quanto tecnici. Purtroppo, però, non basta presentare una confezione visivamente valida per ottenere un risultato, se l’intero film si risolve in una serie di espedienti particolarmente banali: Wonka è e rimane, allora, un film per bambini che parla il linguaggio dei bambini, ma che vuole comportarsi da blockbuster, non riuscendo – inevitabilmente – né da un lato né dall’altro. 

Voto:
2.5/5
Andrea Barone
4/5
Andrea Boggione
0/5
Arianna Casaburi
0/5
Christian D'Avanzo
0/5
Emanuela Di Pinto
0/5
Matteo Farina
2.5/5
Gabriele Maccauro
0/5
Alessio Minorenti
0/5
Matteo Pelli
0/5
Vittorio Pigini
0/5
Giovanni Urgnani
0/5
2,0
Rated 2,0 out of 5
2,0 su 5 stelle (basato su 1 recensione)
Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
Cast:
Genere:

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