In pochi anni, Diabolik è divenuto uno dei personaggi italiani ad aver avuto il maggior numero di trasposizioni al cinema, adattando diversi albi che lo hanno reso una delle figure fumettistiche più importanti della storia europea e non solo. Ma quali sono i migliori lungometraggi sul personaggio che hanno saputo rappresentarlo al meglio? In occasione dell’uscita di “Diabolik: Chi Sei?” si è deciso di realizzare la classifica dei film dal peggiore al migliore.
4) “Diabolik: Ginko All’Attacco” dei Manetti Bros
Il secondo capitolo della trilogia dei Manetti cambia la prospettiva, costruendo il racconto quasi esclusivamente attraverso il punto di vista di Ginko e permettendo allo spettatore di provare maggiore empatia per l’ispettore. Proprio questa ricerca di empatia, rispecchiata nell’amore che la duchessa Altea di Vallenberg prova per il poliziotto, entra volutamente in contrasto con la freddezza di Ginko: il personaggio è così desideroso di assaporare la pace ma allo stesso tempo così ossessionato dalla sua lotta contro Diabolik da evitare di riempire prima il vuoto del suo cuore, destinato a soffocarlo per sempre. Una menzione speciale va fatta agli splendidi titoli di testa che richiamano alle opere classiche di James Bond.
3) “Diabolik: Chi Sei?” dei Manetti Bros
Il capitolo conclusivo della trilogia dei Manetti va in una direzione atipica rispetto alle altre saghe cinematografiche: invece di finire il franchise con una lotta finale, l’opera vuole esplorare psicologicamente i due rivali, rinunciando a grandi inseguimenti ed imponenti scene d’azione per puntare ad una possibile alleanza tra i due, seppur creata da circostanze fortuite per loro. Estremamente coraggiosa la scelta di fare agire principalmente Eva Kant e la duchessa Altea al posto dei due protagonisti, realizzando un inno alla forza femminile ed all’importanza dell’amore. Lo sviluppo del passato di Diabolik è accattivante, così come la bellissima atmosfera thriller costruita nella lenta cattura della gang nemica.
2) “Diabolik” (2021) dei Manetti Bros
Il primo capitolo della trilogia dei Manetti rapisce per la sua estetica che si rifà al cinema di genere italiano degli anni 60/70, con scene d’inseguimento e zoom che sembrano essere usciti direttamente da un poliziottesco. Incantevoli sono le sequenze che catturano cinematograficamente l’estetica dei fumetti originali, con sperimentazioni visive che ricordano “Hulk“ di Ang Lee e che caratterizzeranno anche i capitoli successivi. Al di là di ciò, è notevole l’evoluzione del rapporto tra Diabolik ed Eva Kant: la seconda dimostra il riscatto della donna in un contesto dove viene continuamente oppressa, mentre il primo scopre l’importanza dell’affrontare la solitudine anche nelle vite più oscure grazie alla persona che si ama. Miriam Leone, Valerio Mastandrea e Luca Marinelli sono assolutamente perfetti nei ruoli (senza togliere nulla a Giacomo Gianniotti che sostituirà Marinelli nei sequel).
1) “Diabolik” di Mario Bava
E dopo più di 50 anni, la prima trasposizione creata da Mario Bava rimane ancora imbattuta. Le trovate visive dell’autore, tra identikit creati con i fumetti e scenografie che esaltano l’erotismo e l’ego dei protagonisti, formano un’esplosione in chiave pop art che ha anticipato di molti anni esperimenti di autori come Tim Burton in “Batman” e Warren Beatty in “Dick Tracy”, senza contare la straordinaria colonna sonora di Ennio Morricone che sembra quasi accarezzare i corpi dei due ladri. Oltre agli incredibili guizzi registici, Bava inserisce anche delle sottili frecciate satiriche, come un governo che in fase di disperazione è capace addirittura di reinserire la pena di morte, oppure dei cittadini che urlano di gioia al pensiero delle difficoltà economiche statali pur di non pagare più le tasse. Ad oggi il film di Bava risulta ancora uno dei cinecomic più originali di sempre.
